Lo scorso 16 aprile nella puntata della trasmissione Tg2Post si è parlato di donne e vino. Fra gli ospiti c’era anche la scrittrice Antonella Boralevi che ha espresso il suo parere sul tema. Dopo aver fatto una premessa sui passi da gigante che si sono fatti con il vino, addirittura ha accennato all’evoluzione del vino dalla vendita in fiasco alla bottiglia, la scrittrice è incappata in uno scivolone: «Le donne spesso bevono come prima si fumava una sigaretta, bevono per darsi un tono».
Boralevi: "Mai bere da sole"
La scrittrice ha poi aggiunto: «Mai bere da sole in casa. Mai». Sulla questione, abbiamo chiesto un parere al bartender Massimo D’Addezio.
Cosa ne pensa della dichiarazione di Antonella Boralevi nella trasmissione Tg2Post sulle donne e il vino?
«Prima di rispondere alla domanda, è bene premettere che quando sento “donne” intese come categoria, io mi innervosisco: la donna è un essere umano come lo è un uomo. E né l’una né l’altro possono essere categorizzati. È una battaglia che porto avanti da anni nell’ambiente di lavoro. A volte sento dire: “Stasera ho solo donne al servizio chi li sposta i tavoli?”, bisogna far capire che la donna ha quattro arti, due occhi, una testa, e può lavorare tranquillamente come un uomo».
Fatta questa premessa, una donna a casa può bere da sola, oppure no?
«Nessuno deve bere da solo a casa. Né una donna né un uomo, non per una questione di genere ma per due ragioni, una romantica: l’alcol è convivialità; l’altra perché bere da soli può portare a una deriva pericolosa come l’alcolismo. Però, concedersi un bicchiere di vino va bene, ma non può diventare un’abitudine. Quando siamo andati in lockdown mi hanno chiesto di produrre dei video per fare cocktail a casa, ma mi sono rifiutato perché l’ho trovato diseducativo».
Alla fine dell’intervista viene espresso un parere medico, e il professore Giorgio Calabrese dice: «Le donne metabolicamente hanno un enzima minore, le catalasi: se gli uomini ne possono prendere un bicchiere (di vino, ndr.), le donne è bene che ne prendano mezzo». Cosa ne pensa?
«C’è una ragione medica ma è sempre una generalizzazione e sottolinea che c’è una differenza fisiologica, eppure se vai in Friuli o in Veneto puoi trovare donne che bevono più di un uomo siciliano, per fare un esempio. Questo significa, come nel caso di Boralevi, che l’importante è non generalizzare».
Al bancone del bar ha mai visto donne sole bere un drink?
«Certo. Sanno che vengono da me e sono protette. Da me non ci sono battute oppure frasi che sono consigli non richiesti come: “Signora, questo è troppo secco per lei, lei deve bere dolce”. Per altro, anche questa cosa che la donna beve dolce e l’uomo beve secco è una cavolata. Perché è il palato che vuole bere secco, che sia di una donna che sia di un uomo».
D'Addezio: "Quando si esagera, intervengo"
Quando dice che da lei le donne si sentono più protette cosa intende?
«Il mio bancone è un luogo naturale di convivialità: non c’è distinzione tra donna, uomo, giallo, nero, della Lazio, della Roma di destra o sinistra».
Ma una donna sola al bancone quale problema crea?
«Nessuno. È un fatto di percezione di alcune tipologie di uomini che, sbagliando, pensano che una donna sola possa essere avvicinata e disturbata mentre sorseggia il suo drink in tranquillità. Mi metto nei panni di quelle donne che hanno piacere a bere un Martini prima di andare a casa, per dire, e poi si trovano davanti un tizio che le importuna. Non è bello».
Perché gli uomini si comportano così con le donne e non succede il contrario: se si vede un uomo a un bacone da solo non viene importunato?
«Non lo so. Per me, ribadisco, non c’è distinzione tra uomo e donna. Se proprio devo darle una motivazione - che le premetto, non condivido - credo sia un fatto legato alla natura di uomo e donna».
Ha assistito a qualche episodio in cui un uomo ha importunato una donna nel suo locale?
«Certo. Una volta un tizio esagerò con i commenti verso una donna ma non riusciva ad attirare la sua attenzione e siamo dovuti intervenire. Ho portato il conto a questo signore e lui mi ha detto: “Non ho chiesto il conto”, e io ho detto: “No, il conto lo porto io perché la sua serata è finita qua”».
E lui come ha reagito?
«Si è stranito e c’è stata una sfuriata incredibile, poi gli è stato chiesto gentilmente di uscire. Il bancone e il bar sono sempre stati luoghi ecumenici: se si esagera intervengo io. Ho sempre avuto clientele molto particolari, si sa che, se si sta da me c’è un tipo di protezione, maschio o femmina, capo di Stato o muratore».
Per stare tranquille a un bancone del bar da sole, cosa devono fare le donne?
«Devono essere sé stesse. Se avessi una figlia femmina le direi di non sentirsi femmina, ma essere umano».