“Un fenomeno da combattere come la mafia”, così il Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Maurizio Martinaha definito il caporalato in agricoltura. “Per batterlo”, aggiunge il Ministro, “occorre la massima mobilitazione di tutti: istituzioni, imprese, associazioni e organizzazioni sindacali. Chi conosce situazioni irregolari deve denunciarle senza esitazione”.
La “Rete del lavoro agricolo di qualità”
Ha preso da poco il via, il 1 settembre 2015, la “Rete del lavoro agricolo di qualità”, fortemente voluta dal Mipaaf (Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali) per contrastare il fenomeno illegale del caporalato. Alla Rete possono iscriversi tutte le imprese agricole che presentano i seguenti requisiti: a) non avere riportato condanne penali e non avere procedimenti penali in corso per violazioni della normativa in materia di lavoro e legislazione sociale e in materia di imposte sui redditi e sul valore aggiunto; b) non essere stati destinatari, negli ultimi tre anni, di sanzioni amministrative definitive per le violazioni di cui alla lettera a); c) essere in regola con il versamento dei contributi previdenziali e dei premi assicurativi. Per la richiesta si può consultare la procedura qui
“Le aziende potranno così registrarsi ed essere valutate dalla Cabina di regia della Rete, che è presieduta dall'Inps. Uno strumento operativo importante, che per la prima volta introduce un sistema di certificazione da parte dello Stato”, ha dichiarato Martina.
Emendamento
Ma la Rete da sola non basta. Il ministro Martina insieme al Ministro della Giustizia Andrea Orlando richiedono la confisca dei beni per chi sfrutta i lavoratori in campo agricolo. “Abbiamo previsto di segnare la confisca per sproporzione per chi utilizza manodopera reclutata attraverso il caporalato”, spiega il Ministro Orlando.
“Sono tanti i fronti sui quali bisogna intervenire contro questa piaga antica e inaccettabile”, aggiunge il Ministro Martina,“a partire dall'aggressione patrimoniale di chi usa i caporali, con mezzi simili a quelli che si utilizzano nel contrasto alla mafia come le confische dei beni”.
Il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Giuliano Poletti specifica che non bisogna dare per scontata una corrispondenza diretta fra la malavita organizzata e lo sfruttamento del lavoro, “naturalmente bisogna distinguere tra le diverse situazioni”. Purtroppo però, è cosa nota che spesso il fenomeno dello sfruttamento del lavoro è strettamente correlato a quello della mafia e di altre associazioni malavitose.
I ministri confidano nella confisca come soluzione ultima al problema; “è un segnale forte, che mira anche a punire lo sfruttamento delle persone, le forme di concorrenza sleale e le forme di arricchimento illecito”, commenta Orlando.“La reclusione”, continua il Ministro Orlando, “è un deterrente che ha un effetto relativo: fa invece più paura l'aggressione patrimoniale di chi utilizza la manodopera in modo illegale”.
Le disposizioni dei ministri sono ora all'esame della Commissione Giustizia della Camera come emendamento del provvedimento sulle misure di prevenzione al caporalato.
a cura di Michela Becchi