Marsala, dal 2017 un museo del vino per valorizzare la prima DOC siciliana

30 Nov 2016, 11:00 | a cura di

Una vera e propria icona per la Sicilia, il Marsala. Il vino fortificato nato dall’incontro fra inglesi e trapanesi ha reso famosa la cittadina siciliana e sarà celebrato in un museo che sorgerà nell’antica area del Baglio Woodhouse. Per promuoverne le caratteristiche, raccontarne la storia e soprattutto valorizzare il territorio che lo ha reso così speciale.


Il Museo del vino di Marsala

Un museo dedicato al Marsala, uno spazio multimediale di 400 metri quadri che permetterà al visitatore di immergersi completamente nella storia e nei profumi di questo vino. L’idea è di Francesco Alagna, giovane imprenditore siciliano che, confrontandosi con i musei del vino australiani, ha sentito la necessità di valorizzare un prodotto che ha reso grande la costa occidentale della Sicilia soprattutto fra metà ‘700 e metà ‘900. All’interno del museo sarà possibile degustare il Marsala scegliendo tra circa 60 etichette diverse, comprese alcune riserve storiche, grazie a un sistema di dispenser a temperatura controllata che permetterà ai visitatori di servirsi in maniera autonoma. Il museo ospiterà anche le collezioni di privati cittadini che avranno voglia di condividere con il pubblico i loro “pezzi di storia” riguardanti Il Marsala. “Sono partito dalla mia esperienza personale” ha spiegato Alagna “grazie al mio lavoro, sono in costante contatto con i turisti provenienti da ogni parte del mondo. Quello che ho constatato è una grande curiosità sul vino Marsala. Molte persone scelgono questa meta turistica perché attratti dalla grande tradizione vitivinicola, ma poi trovano poche e frammentate informazioni”.

 

Il Marsala, un vino nato dallo scambio culturale

La nascita del vino Marsala è un esempio classico di come si siano sviluppati e diffusi la maggior parte dei prodotti e delle ricette della gastronomia siciliana, vini compresi: la chiave, su quest’isola, è sempre stata lo scambio culturale. Questo vino fortificato, secondo la versione storica più accreditata, sarebbe nato grazie al commerciante inglese John Woodhouse, che approdò nel porto di Marsala nel 1773. Gli piacque molto il vino locale che, invecchiato in botti di legno di rovere, somigliava parecchio ai vini spagnoli e portoghesi diffusi all’epoca. Il metodo di invecchiamento dei marsalesi era chiamatoperpetuum: le botti di vino consumato durante l’anno venivano rabboccate con del vino nuovo, in modo da conservarne le caratteristiche. Con qualche aggiustamento alla ricetta per assicurarsi la tenuta del vino durante il viaggio, il commerciante lo esportò in Inghilterra dove ebbe un successo inaspettato. Tornò in Sicilia e, con l’aiuto dei vinificatori locali, ne iniziò la produzione utilizzando per l’affinamento il metodo soleras, già diffuso in Portogallo e Spagna per produrre Sherry e Madeira.

 

La tutela del Marsala e il Baglio Woodhouse

La fortuna del Marsala ha però conosciuto alterne vicende: dopo la prima guerra mondiale una grave crisi colpì il settore soprattutto a causa di commercianti privi di scrupoli che vendevano prodotti di qualità scadente. Per questo, nel 1931, i siciliani intrapresero un percorso che proteggesse il Marsala, destinato a diventare il primo vino DOC della storia vinicola siciliana nel 1969. Ed è in un quadro di valorizzazione del prodotto che Il Museo del vino di Marsala si inserisce, per raccontare un’eccellenza molto amata all’estero ma poco considerata in Italia.

Non a caso sarà proprio il Baglio Woodhouse, edificato nel 1813 dal commerciante inglese che fece la fortuna del Marsala, a ospitarne i locali. “Il perché di un Museo del vino Marsala a Marsala è semplice” ha spiegato Francesco Alagna “in primis il progetto sarà in grado di promuovere tutto il territorio, superando il limite della singola azienda interessata alla promozione di se stessa. Inoltre, permetterà di aumentare l’offerta museale e, di conseguenza, l’appetibilità della nostra città a livello turistico, permettendo anche di destagionalizzare il flusso turistico”. Tra gli obiettivi del progetto anche quello di creare un sistema di relazioni con le altre città del vino come Porto, Bordeaux e Barolo, per realizzare un network museale che possa promuovere la cultura del vino nel mondo in modo sinergico e multisensoriale.

 

a cura di Francesca Fiore

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