Four Seasons, Manhattan. A tavola con la storia newyorkese
I tavoli dall'eleganza composta si dispongono intorno alla vasca che dà il nome alla celebre Pool Room di East 52nd Street, Manhattan, dove dal 1959 gli ospiti del Four Seasons di New York si intrattengono per un pranzo d'affari (i cosiddetti “power lunch”, con un termine coniato nel 1979 proprio per questa tavola) o una raffinata cena gourmet, mentre camerieri esperti si muovono silenziosi tra la cucina e la sala – grandi vassoi al seguito - con il portamento di un equilibrista. Il ristorante ospitato all'interno del Seagram Building ha fatto la storia del fine dining newyorkese, imponendosi sulla scena metropolitana e internazionale come modello indiscusso di eleganza e potere per oltre cinquant'anni (da qui sono passati Truman Capote, Bill Clinton, la principessa Diana). Ecco perché la notizia – confermata dai diretti interessati, Aby J. Rosen (proprietario dell'edificio) in primis – di un grande rinnovamento previsto per la metà del 2016 è di quelle che merita di fare il giro del mondo.
Largo ai giovani. Arrivano Mario Carbone e Rich Torrisi
Soprattutto se i nomi coinvolti sono quelli di due astri nascenti, e per dir la verità già ben più che noti e lanciati nel panorama newyorkese, come Mario Carbone e Rich Torrisi, che insieme al partner Jeff Zalaznick rappresentano la nuova generazione di chef imprenditori americani (italo-americani!) proiettati verso la costruzione di un impero della ristorazione. Un po' come è stato per Mario Batali, per intenderci.
E così dall'incontro di esigenze complementari ecco delinearsi il Four Seasons che verrà: da un lato la volontà della proprietà di rinnovare un contesto già eccellente ed esclusivo grazie alla spinta creativa di talenti freschi dall'identità forte e vincente, dall'altro il desiderio dei tre novelli re Mida della ristorazione della Grande Mela (si veda il libro della prenotazioni di Carbone, Santina e Dirty French) di cimentarsi su una piazza più ambiziosa. Nel frattempo si vagliano le idee per il nuovo nome che caratterizzerà il rilancio del ristorante, mentre il team Julian Niccolini e Alex Von Bidder – alla guida del Four Seasons fino a luglio 2016, quando scadrà il contratto – è già in cerca di una nuova sistemazione in città.
Il nuovo corso. Le novità che valorizzano il passato
Come sarà il futuro dell'esclusiva tavola di Manhattan? All'avanguardia sì, ma scommettendo sulla valorizzazione di un passato importante che le vetrate della Pool Room hanno visto sfilare nel corso dei decenni, nel rispetto di uno spazio da celebrare tanto sul versante architettonico (manifesto del Funzionalismo frutto dell'accoppiata eccezionale Mies Van der Rohe e Philip Johnson) che su quello storico. Ma pur sempre da attualizzare. La nuova proposta gastronomica seguirà l'articolazione delle sale, presentando tre differenti menu ed esperienze per ogni ambiente (Pool Room, Grill Room, Brasserie). L'obiettivo è quello di attirare un nuovo target – la giovane leva cittadina – mantenendo l'affetto dei clienti assidui; d'altronde Mr. Rosen sembra chiedere proprio quello stile “democratico” e così fresco sul fronte gastronomico che l'ha intrigato alla sua prima visita da Carbone. Un colpo di fulmine che, come ha rivelato al New York Times, passa anche attraverso un piatto di polpette al sugo tramandato dalla tradizione italo-americana e oggi principe tra le rivisitazioni di Mario Carbone e Rich Torrisi.
Un impero in crescita. L'avanzata della cucina italo-americana
E pensare che per i due giovani chef tutto era cominciato solo qualche anno fa nel sandwich shop di Mulberry Street, un primo avamposto per far apprezzare a New York le Torrisi Italian Specialties, ravioli, lasagna, antipasti all'italiana. Poi il Parm (nel 2011) e una cucina più ambiziosa al Greenwich Village – Carbone - l'espansione, la cucina francese-magrebhina del Dirty French e ancora in Italia con Santina (cucina siciliana nel nuovo quadrilatero di High Line, a due passi dal Whitnet Museum di Renzo Piano), gli spin off a Hong Kong e quello di prossima apertura a Las Vegas. Perché i ragazzi – il più grande ha 35 anni – non hanno paura di crescere. E i risultati continuano a premiarli.
a cura di Livia Montagnoli