L’architettura di fama mondiale torna a toccare il settore vitivinicolo. Sarà infatti il grande archistar svizzero Mario Botta a firmare la cantina dell’azienda del Chianti Classico Arillo in Terrabianca, che si trova a San Fedele a Paterno nel comune di Radda in Chianti.
La proprietà, dal 2019, fa capo ai coniugi svizzeri Burkard: Urs che lavora nel mondo della finanza e la moglie Adriana, di origini italiane e appassionata di vino ed accoglienza. E non è la sola prestigiosa firma, infatti nel progetto è prevista la realizzazione di un ristorante, che sarà sistemato nella parte alta della cantina e che vedrà al comando lo chef 3 stelle Michelin Heinz Beck. Due nomi assoluti quindi per la cantina toscana.
Una ristrutturazione plurimilionaria
Un investimento plurimilionario che conta anche la ristrutturazione del casale che si trova sovraesposto, circa un centinaio di metri rispetto alla cantina e che sarà adibito ad agriturismo con piscina. Un vero e proprio wine resort con la parte produttiva, la ricezione turistica e la ristorazione di alta gamma.
L’intervento di Botta interesserà in particolare il fronte esterno della cantina con una serie di forme circolari, tanto care alla sua poetica architettonica, in travertino di Rapolano. Il disegno nasce dalla volontà di rispettare i concetti legati alla filosofia produttiva della famiglia Burkard che si legano alla geometria dei luoghi, alla musica della natura e all’architettura del vino.
La Toscana vista da Botta
Il racconto dalla proprietà individua un teorema toscano che oltre ad Arillo comprende al suo interno anche le altre due proprietà in Maremma (Tesoro, in apertura in primavera) e Colle Brezza in Val d’Orcia.
Un triangolo fatto di tre territori, inscritto in un cerchio geografico, idealmente rappresentato dalla Toscana enologica. I vertici del triangolo sono le tre tenute, posizionate su aree che hanno nel loro DNA bellezza ed unicità paesaggistica oltre alla vocazione vitivinicola.
Cerchio e triangolo quindi come geometria dei luoghi in cui l’ambiente e la persona sono al centro, poi la musica della natura come viticoltura sensibile e intelligente «che osserva, analizza e interpreta il terroir» spiegano «come uno spartito musicale per produrre vini che catturano il luogo e l’annata, in grado di emozionare e raccontare una storia. Infine, l’architettura del vino come innovazione etica, estetica, tecnologica e funzionale al servizio del prodotto finale». Un grande ritorno quindi quello di Botta in Toscana dove nei primi anni Duemila aveva firmato la cantina Petra a Suvereto che fa capo al gruppo Terra Moretti.