Ristorante con vista
Dal sessantesimo piano del grattacielo al 28 di Liberty street la vista spazia su Downtown Manhattan e verso il Manhattan Bridge in direzione di Brooklyn. È qui che ha preso forma da qualche giorno l'ultima impresa nella ristorazione newyorkese di Danny Meyer, che aggiunge al portfolio dell'Union Square Hospitality Group un ristorante decisamente fuori dal comune. Manhatta, col nome più dritto e intuitivo che si potesse associare al progetto, sorprende in prima battuta per il panorama che cattura l'occhio all'ingresso della sala, proiettati - direttamente dall'ascensore dedicato che scala veloce decine di piani - in un mondo sospeso fatto di superfici in granito, mise en place essenziale, “pareti” di vetro tutt'intorno. Indubbiamente un valido motivo per salire a dare un'occhiata, consapevoli però, che sin dall'inizio si è lavorato per conferire un valore aggiunto al classico concetto del ristorante “with a view”. E infatti in cucina la guida è quella di Jason Pfeifer, già alla Gramercy Tavern, da Maialino, Per se e al Noma di Copenaghen, che quindi ha esplorato in passato approcci molto diversi al cibo (dalla “trattoria romana” secondo Danny Meyer alla valorizzazione della materia prima di Renè Redzepi) e con Manhatta si propone di aprire un nuovo capitolo che metta insieme tutto quanto ha lasciato il segno, per presentare alla città qualcosa di nuovo, e personale. Tanta tecnica, dunque, suggestioni dal mondo (specialmente dai classici della cucina francese), ma anche comfort food.
La cucina di Manhatta
Il prezzo, però, tiene conto della vista, con 78 dollari per il menu degustazione obbligato da tre portate (a scelta) servito a cena. Una carta breve, con sei opzioni per portata, che cambierà secondo stagionalità, ma annovera evergreen come la mousse di foie gras - qui servita con fragole e peperoncino calabrese – il pollo arrosto e la Blanquette di vitello, inno alla Francia servita con patate, funghi e pan d'epices. Tra i dolci souffle alla vaniglia o mousse al cioccolato con meringa. Mentre al bar, ugualmente scenografico, col lungo bancone che fronteggia la città, la proposta è più informale, a base di snack per cominciare – pollo fritto con miele caldo, salsicce di maiale con aglio e salsa al burro – e una selezione di pietanze da moderno american bar, tra burger d'autore, croque madame e gnocchi di ricotta fritti. Presto il ristorante aprirà anche a pranzo, e può disporre anche di un'altrettanto scenografica sala per eventi privati (la Bay Room). Mentre in cucina la brigata si muovo sotto gli occhi dei commensali.
Mr. C. La nuova catena di hotel (con cucina) della famiglia Cipriani
Intanto approda proprio in questi giorni al Seaport District, all'interno dell'omonimo hotel del gruppo Mr. C, anche la cucina italiana della famiglia Cipriani (che della nuova catena di hotel, da poco presente anche a Miami, è proprietaria), che con Ignazio e Maggio (quarta generazione della famiglia) inaugura una nuova avventura oltreoceano, per raccontare le tradizioni regionali italiane. Così il menu di Bellini spazia dai bucatini cacio e pepe alla selezione di crudi di pesce, dalla mozzarella in carrozza ai tagliolini con scampi. Il set è quello classico da ristorazione senza tempo, tovaglie bianche, divanetti e boiserie. E seduti al bancone del bar la tentazione di ordinare “the original” Bellini è forte. Tutti gli elementi sono al posto giusto per avere successo col pubblico americano.
www.manhattarestaurant.com/about/
a cura di Livia Montagnoli