Se mangiare da soli al ristorante è fare dell’onanismo gastrononomico, come la mettiamo con la sigaretta? Si fuma o non si fuma?
Sono un mangiatore solitario, spesso sono al ristorante senza compagnia e non si tratta di pause pranzo di venticinque minuti, ma di solito di ristoranti fine dining in cui l’esperienza dura anche più di due ore - a volte perfino tre - che l’impossibilità di scambiare chiacchiere e pareri dilata a dismisura. L’altro giorno, a Monte Carlo, in un giapponese stellato, un cameriere prima del menù mi ha portato con un sorriso complice un QR Code da cui avrei potuto scaricare una lista di quotidiani e riviste. Agli altri, ci ho fatto caso, non ha usato la stessa cortesia: erano tutti in coppia o in gruppo. Che se ne sarebbero fatti del Guardian di qualche ora prima?
Mangiare da soli al ristorante
La verità è che quando mangi da solo, nella gran parte dei casi, ti senti un calzino spaiato, che non si sa dove mettere. Il mangiatore solingo attira l’attenzione più di una compagnia di veneti a fine pasto. È un silenzio assordante che rovina simmetrie e solleva sospetti: una spia? Un investigatore privato? Un sociopatico? O peggio, un critico di una guida? Oltretutto occupa lo stesso spazio di una coppia fatturando la metà. Una doppio uso singola senza sovrapprezzo. Insomma, una iattura per il ristoratore.
Sospetto che alla fine i social table, o gli chef’s table, che spesso sono dei tavoli da disperati che ce l’hanno fatta, siano nati anche con questo scopo, quello di isolare e depotenziare la scandalosa solitudine dei numeri primi. All’estero, tipo in Giappone, dove i disturbi della socialità sono un hobby molto diffuso, avevano anche progettato un locale composto solo di cubicoli con tavoli a un coperto. La risposta imprenditoriale a un’esigenza sempre più diffusa anche a causa della frammentazione della famiglia tradizionale, della destrutturazione dei pasti, del cosiddetto politeismo alimentare. Eppure mangiare da soli ha anche i suoi vantaggi. Quali? Ohibò, eccoli.
I vantaggi del mangiar soli
Quando mangi da solo sei meno distratto. Ti concentri sugli ingredienti, sulla tecnica, ascolti meglio le descrizioni dei piatti e tendi a ricordarle più a lungo. Quando mangi da solo noti di più le dinamiche della sala, ti accorgi meglio del funzionamento del servizio non solo del tuo tavolo ma anche di quello degli altri. Osservi il personale confabulare a proposito di quel tavolo là, scambiarsi pareri e indicazioni, cerchi di indovinare quello che si dicono. Quando mangi da solo interagisci di più con i camerieri, con i sommelier, chiedi i loro nomi e scambi alcune chiacchiere che loro concedono volentieri come una sorta di ammortizzatore sociale alla condizione di isolamento. In qualche occasione arrivi perfino a divertirti creando una sorta di muta complicità.
Quando mangi da solo, soprattutto se sei issato su un bancone con vista cucina, osservi la sua operosità come fosse un film, come Ratatouille in carne e ossa, cerchi di indovinare i rispettivi ruoli all’interno della brigata e ti godi gli screzi resi impercettibili dalla necessità di non dare scandalo, altro che le cucine-spogliatoio di un tempo.
Quando mangi da solo spii gli altri tavoli, fai il guardone stellato. Analizzi i comportamenti di coppia, cerchi di capire da quanto si conoscono quei due, se sono coniugi o amanti, chi ha scelto il locale. Guardi le famiglie e cerchi di capire chi è figlio di chi, sbirci i gruppi e scommetti su chi è fidanzato di chi, chi è il leader e chi il gregario.
Quando mangi da solo fai statistiche su temi che ti stanno a cuore e di altissima valenza sociale. In quanti usano la forchetta per mangiare il risotto e in quanti il cucchiaio (ci sono ci sono), in quanti sanno usare davvero le bacchette se sei in un orientale, chi beve correttamente il vino dal bicchiere, impugnandolo dallo stelo, fai il censimento di chi è palesemente a disagio e di chi invece in uno stellato sta come un pesce nell’acquario. Guardi le facce che fanno i commensali quando arriva un conto che tanto lieve non deve essere, cercando di intuire dal comportamento delle sopracciglia eventuali momenti di panico trattenuto.
Insomma, mangiare da soli è una delle cose più sottovalutate che c’è. E pensate che nessun commensale è stato maltrattato in questo pezzo, anche se tutti noi sappiamo quanto, che di fronte a certe compagnie, a certe ciarle vane e a certi commenti stupidi, la solitudine appaia talvolta come una fortuna.