Mangiamo prima con gli occhi (e con la mente), poi assaporiamo il gusto. Anche gli scettici dovranno ricredersi nel constatare i risultati dell’esperimento condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Oxford guidati dal professore di psicologia sperimentale Charles Spence, pubblicati sulla rivista Flavour. Semplici gli ingredienti: funghi, broccoli, cavolfiori, peperoni, indivia e taccole; combinazione ideale per realizzare una gustosa insalata. E il cuoco franco-colombiano Charles Michel ha lavorato esattamente così, utilizzando questa combinazione per portare in tavola tre versioni della preparazione identiche per quantità, ingredienti e salse di condimento (quattro, di cui una a base di nero di seppia), ma disposte diversamente nel piatto. Fin qui nulla di eccezionale, se non fosse che uno degli impiattamenti è stato pensato per riprodurre con il cibo – compatibile per forme e colori – Pittura 201, il celebre quadro astratto di Kandinsky conservato al MoMA di New York, descrivendo con le salse le pennellate sulla tela e costruendo con gli ingredienti le macchie di colore del pittore russo. Risultato: un piatto dall’indubbio gusto estetico, ma dall’origine non dichiarata ai sessanta commensali che hanno preso parte all’esperimento.
Non tutti hanno avuto l’opportunità di assaggiare l’insalata Kandinsky (peraltro identica nel sapore alle altre insalate), ma i fortunati commensali che hanno ricevuto la creazione d’autore si sono detti disposti a pagare il doppio rispetto agli altri, destinati a mangiare un piatto con gli ingredienti ordinatamente accostati o la terza versione semplicemente mescolata. Pur riconoscendo un punteggio relativo ai sapori percepiti pressoché inalterato, il giudizio complessivo sul gusto dell’insalata è cresciuto del 18% nel caso delle schede di degustazione relative alla riproduzione della Pittura 201. Così il risultato emerso è inconfutabile: l’impatto visivo ha influenzato la percezione del sapore.