“Il killer si è fatto pagare la cena da Giulia e poi l’ha massacrata”. Questo è il catenaccio in prima pagina di Repubblica in edicola mercoledì 22 novembre. E dentro, in cronaca: “Si è fatto pagare la cena da Giulia poi l’ha massacrata per 25 minuti”. Una prima emozione, di fronte a questi titoli è: cavolo, pure la cena si è fatto pagare! Dopo un secondo, però, la mente torna sui suoi passi: macchissenefrega chi ha pagato la cena!
Però poi si insinua un altro pensiero e la testa torna al quotidiano (sempre Repubblica) di ieri quando Francesco Piccolo scriveva in una sorta di coming out: siamo tutti figli della cultura patriarcale, anche io lo sono.
Il retaggio patriarcale
Ma ancora sullo stesso giornale di oggi, 22 novembre, a poca distanza da quel titolo c’era anche una riflessione di Chiara Valerio sullo scambio di accuse tra Lilli Gruber e Giorgia Meloni: “Lilli Gruber, giornalista, ha detto che Giorgia Meloni è ‘espressione della cultura patriarcale’, ed è vero. Io sono espressione della cultura patriarcale, Lilli Gruber è espressione della cultura patriarcale. Lo siamo. Assumere di esserlo significa tentare di correggere una cultura che, come va dicendo da giorni Elena Cecchettin, deve essere cambiata”.
Ma qual è l’elemento che mette in comunicazione una riflessione come questa e il titolo di Repubblica sulla cena? È un legame debole, tenue e quasi invisibile, ma che se centrato può diventare enorme. Pensiamoci bene. Chi crediamo che paghi la cena quando “si porta” a cena fuori una donna? L’uomo, chiaro! Pensate che in diversi ristoranti “di tono” si usa servire ancora le carte dei menu differenziate: senza i prezzi per le signore. Ecco, il riflesso condizionato che ci coglie (ma che deve aver colto anche il titolista) quando leggiamo quel titolo è che sarebbe stato forse normale che la cena l’avesse pagata il ragazzo? Anzi, che essendosi fatto pagare la cena ha una colpa in più!
Ristoranti, galanterie e maschilismo
Sarebbe stato diverso se il titolo fosse stato: “La invita a cena e poi la massacra”. Ma è quel “pagare la cena” che scatena strane emozioni. O no? Pensiamoci bene tutti: quel farsi pagare la cena dalla ex fidanzata aggiunge colpa a colpa! E il pensiero – stando proprio a Chiara Valerio – riguarderebbe anche la eventuale titolista donna, se lo fosse. Ma non è interessante chi abbia fatto quel titolo. La cosa che emerge – certo, a mio semplice avviso – è proprio il fatto che viviamo tutti intrisi, immersi in una cultura del patriarcato e che dobbiamo farci i conti continuamente, anche “noi” – o chi per noi – che ci si sente “progressisti”. E quel titolo appare così simbolico al riguardo proprio perché attiene a una delle più istintive e basilari funzioni biologiche, il mangiare: dove ci sono sì i condizionamenti, ma anche dove l’istinto alla fine è abbastanza libero. Se il titolo fosse stato invertito, ovvero se avesse pagato lui la cena e quindi: “Le ha pagato la cena e poi l’ha massacrata”, credo che sarebbe uscita fuori la crudeltà, la mancanza di pietà, l’opportunismo e l’infingardaggine dell’ex fidanzato che con premeditazione prima avvicina la donna e poi la uccide. È proprio il fatto di “essersi fatto pagare la cena da lei” su cui quella prima pagina del quotidiano romano punta. Una cosa abbastanza irrilevante per un conto da 17 euro al McDonald’s. Magari tra una discussione e l’altra, chi ha fatto prima a tirar fuori il bancomat ha pagato. Ma appunto: chissenefrega chi ha pagato!
Sarà perché qui al Gambero ci si occupa costantemente di vita sociale intorno alla tavola e di conti pagati (o non pagati); sarà che all'interno del nostro mondo (di cibo, di vino e si ristorazione) si combatta ogni giorno contro gli stereotipi fatti di galanteria – spesso untuosa – ma anche di episodi trash come quello della ragazza-modella “vestita” da tavolo per la colazione in un resort in Sardegna; sarà tutto questo che ci ha fatto scattare subito il pensiero che quel titolo non doveva essere: che era fuori luogo, che evidenziava come il linguaggio che usiamo sia intriso di maschilismo, di cultura patriarcale (e che neppure ce ne accorgiamo). Perché, appunto, macchissenefrega chi ha pagato la cena!