Cresciuto con i mitici tortelloni al ragù di nonna Milena amati anche dai Baustelle: storia di Lucio Corsi, l'outsider di Sanremo

4 Feb 2025, 12:45 | a cura di
L’incredibile percorso del cantautore maremmano che dalla cucina del ristorante di famiglia, grazie a un incontro fortunato e qualche buon tortello, arriva sul palco dell’Ariston (duettando con Topo Gigio)

C’è chi arriva a Sanremo passando per talent show, major discografiche e tormentoni estivi. E poi c’è Lucio Corsi, che parte dalla cucina della nonna in Maremma e finisce sul palco dell’Ariston con un compagno di duetto quantomeno inaspettato: Topo Gigio. Un ristorante tipicamente toscano, a conduzione familiare e ormai rinomato per la pasta fatta in casa. È questo il posto dove è nato e cresciuto il giovane cantautore, tra tortelli maremmani – grandi e con generosa farcia – al ragù e un piatto di acquacotta, preparato dalle tenaci mani di nonna Milena.

I tortelloni della nonna di Lucio Corsi

Tutto comincia in provincia di Grosseto, nel paesino di Castiglion della Pescaia, nella quiete della Maremma. Qui, dal 1960, il ristorante Macchiascandona è un punto di riferimento per la cucina toscana autentica. A gestirlo c’è nonna Milena, che ogni giorno tira la sfoglia per i tortelli ripieni di ricotta, spinaci e due ingredienti segreti: un tocco di bietola e noce moscata. A varcare spesso la soglia del ristorante, tra un viaggio e l’altro tra Milano e la Toscana, c’è Francesco Bianconi, leader del gruppo italiano Baustelle, anche lui buongustaio e di origini toscane. Tra una forchettata di pasta e un bicchiere di vino, Bianconi non scopre solo i tortelli di nonna Milena, ma anche la musica di un giovanissimo Lucio Corsi, che già scrive canzoni e ha uno stile tutto suo.

È proprio tra i tavoli di Macchiascandona che nasce un’intesa musicale. Nel 2015, Corsi e Bianconi condividono i primi palchi in Maremma, poi nel 2017 arriva l’occasione: Lucio Corsi apre i concerti dei Baustelle nel tour de L’amore e la violenza. Sono gli anni in cui il cosiddetto indie-pop domina le classifiche, ma Corsi è già un’anomalia nel panorama musicale: estetica fuori dal tempo, suoni che mescolano cantautorato e rock anni Settanta, testi visionari e surreali. La sua originalità lo porta a collaborare con Federico Dragogna, chitarrista dei Ministri, e con Brunori Sas. Poi arriva la televisione: nel 2020 è ospite fisso de L’Assedio di Daria Bignardi e il suo nome inizia a circolare tra appassionati e addetti ai lavori.

L’incontro con Verdone e la profezia sanremese

A notarlo è anche Carlo Verdone, che nel 2023 lo include nel cast della terza stagione di Vita da Carlo. Nella serie, Corsi interpreta sé stesso, un cantautore tormentato da un dilemma: partecipare o meno al Festival di Sanremo. Una scelta che, nella finzione, sembra difficile. Nella realtà, invece, diventa un passo inevitabile. Sanremo 2025 lo accoglie come un artista fuori dagli schemi che divide pubblico e critica. Ma è la serata delle cover a regalare il colpo di scena più surreale: Corsi sceglie Nel blu dipinto di blu da cantare insieme a Topo Gigio. Un’idea che sembra folle, ma in pochi sanno che nel 1959 fu proprio Domenico Modugno a prestare la voce al celebre pupazzo.

Il ristorante di nonna Milena

Ma Macchiascandona non è solo tortelli (che si vocifera pesino più di un etto). L’ambiente del ristorante nel comune di Castiglione della Pescaia è strettamente familiare, con tovaglie e mise en place semplice e rustica, tipica del territorio, come la sua cucina. Il menu segue la stagionalità e propone piatti come l’acquacotta (la minestra contadina di pane raffermo, verdure e uova), le pappardelle al cinghiale, il coniglio in bianco al tegame e l’arista al forno, insieme a degli immancabili crostoni toscani come antipasto. A completare il pasto, un carrello di dolci di gran rispetto (e per chi volesse fermarsi più a lungo, il ristorante offre anche qualche camera per la notte).

Per questo, se c’è una cosa che Lucio Corsi non dimentica mai, è l’importanza delle sue radici. E in cima a tutto c’è nonna Milena, che ancora oggi lo tiene d’occhio: «Non devo mettermi addosso le cose rotte», racconta lui in un’intervista al magazine Rolling Stone. «Mi rincorre per rattoppare tutto, dal cappello al golf. Dice che così faccio brutta figura». Al Sole 24 Ore, Corsi parla della nonna come della sua più grande maestra di vita: «Aprì il ristorante nel 1960 e non si è mai fermata. Mi ha insegnato il valore del tempo e dell’impegno». Sua madre, invece, è pittrice per passione, e per questo ogni suo disco ha in copertina un suo dipinto: «Le sue immagini raccontano la mia musica meglio di qualsiasi altra cosa». E chissà se Lucio Corsi, quando tutto sarà finito, tornerà a Macchiascandona, per festeggiare con un piatto di pasta fatta a mano.

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