Sull'olio si scivola... e se l'olio è stato usato per il fritto ci si sporca anche, molto. Ed è difficile togliere le macchie di unto. Così difficile che per lo scandalo del fritto misto il direttore de Il Gusto (indagato insieme ad altri 4 amministratori e manager) rischia di essere licenziato dal Gruppo Gedi dopo aver essere stato iscritto nel registro degli indagati per le ipotesi di corruzione e turbativa d'asta. In sintesi, avrebbe preso soldi con la società di cui è socio (la Rosfert) per comunicare e pubblicizzare il piatto-bandiera del Comune nella città metropolitana di Torino, il fritto misto di Baldissero, in dialetto Fricassé 'd Baudissé, ma gli eventi e i progetti sarebbero stati fatti solo in parte o per niente, e le rendicontazioni sarebbero insufficienti, incomplete e - sembra stando alle accuse - anche mancanti. Mentre la magistratura indaga, a seguito dell'esposto dell'ex vice sindaca Paola Chiesa, Ferrua è stato sospeso in via cautelativa dalla direzione dell'hub: l'incarico sarà temporaneamente coperto da Maurizio Molinari, direttore editoriale Gedi. Anche La Stampa - la cui redazione è stata anche sottoposta a perquisizione - ha sospeso Luca Ferrua dai suoi incarichi, mentre, a quanto si apprende, ai piani alti del Gruppo Gedi si sta valutando l'ipotesi del licenziamento.
Un grave danno di immagine
Al di là delle ipotesi di reato, il danno di immagine per Gedi e per Il Gusto - la testata dedicata al cibo e alla tavola di tutto il Gruppo - è indubbiamente clamoroso: a Bologna, in occasione di C'è più Gusto (la kermesse organizzata dalla testata) il Fricassé 'd Baudissé è stato protagonista di un evento pubblico e sulle pagine di RepTv compare ancora un video di 5 minuti in cui il direttore Luca Ferrua spiega come "ha scoperto" il fritto misto di Baldissero e ne decanta le caratteristiche che lo proiettano come modello per il futuro. "È un piatto incredibile: dolce e salato, carne e vegetale. Una storia di stagionalità, sostenibilità ed eccellenza", si legge nel piccolo testo che presenta il video condiviso anche dal sito istituzionale del Comune stesso. Un bel piatto, certo, ma non particolarmente unico visto che anche ad Ascoli Piceno realizzano un fritto misto di tradizione contadina in cui le qualità e le caratteristiche sono più o meno molto simili, compresi i "cremini". Insomma, viste le accuse e vista la ricostruzione di quella vicenda, parlare di scoperta e di fascinazione da parte di un giornalista indagato non fa fare certo una bellissima figura al suo datore di lavoro. Tanto più che La Stampa è proprio il quotidiano di Torino. E Ferrua sembra avere anche un grosso conflitto di interessi.
Militanza sul fronte del fritto
L'impegno di Ferrua sul fronte del fritto misto - e in particolare su quello torinese - era stato già annunciato sulla copertina e sulle pagine del periodico da lui diretto: Il Gusto di marzo scorso già apriva con un titolo evocativo: Friggiamo il mondo, annunciando che il comune di Baldissero gli avrebbe dedicato una festa. Che al momento non sembrerebbe avere una data. La magistratura indaga sull'attività della società Rosfert, di cui Ferrua risulterebbe essere socio al 50%, incaricata del progetto finanziato con soldi pubblici (per una cifra che sfiora i 70mila euro) per promuovere il piatto tipico. Tra le attività svolte dalla società risultano un video, una conferenza stampa al Circolo della Stampa di Torino, una data a Bologna e un paio di cene a Torino, in cui però i commensali avrebbero pagato di tasca loro la loro (40 euro a persona, come riporta nell'esposto la consigliera di opposizione del comune di Baldissero, Paola Chiesa). L'articolo sul Gusto di marzo è dedicato al fritto torinese e il titolo afferma: Ci vuole fegato e pure cervello. Chissà se l'affermazione era sul fronte della ricetta o se non fosse invece un monito (inconscio, ma certo significativo ex post) al direttore stesso!