Nascosta è nascosta. Lo chef Adriano Nocera sapeva che non sarebbe stato facile, ma ha voluto comunque provarci, dopo aver lasciato il suo lavoro in una multinazionale di informatica. Aprire la sua trattoria moderna dopo decenni passati a lavorare in un ufficio ad aria condizionata. E i risultati di Locanda Nocera a Roma (quartiere Ardeatino), a quattro anni dall'apertura, ci sono e sono racchiusi in un primo piatto gustoso: il tagliolino all'uovo fatto in casa con ragù di salsiccia e asparagi. Un po' di buon "unto" sul fondo, una punta di acidità che non guasta. L'apoteosi della semplicità, ma che gusto! Questa bella trattoria di quartiere, svecchiata dalla polvere che affligge tante omologhe, è quasi introvabile. La strada per arrivarci è piena di buche, come tradizione romana vuole, e si passa dietro a un grande vivaio. Ma muniti di navigatore ci si arriva con tranquillità.
La nasconde - incredibilmente - il Parco dell'Appia Antica, non lontano dall'antica strada romana dai grandi ciottoli, e dentro un circolo sportivo dove gli aficionados vanno a giocare a tennis o padel. Ce l'ha consigliata un amico, uno di quelli che di ristoranti ci capisce, un talento nello scovare trattorie sconosciute e veraci, eravamo un po' scettici perché la zona, ahinoi, non regala grandi gioie culinarie. Ma ci sbagliavamo.
Locanda Nocera, la trattoria moderna vicino l'Appia Antica
Ci sediamo in veranda, la visita risale a maggio, si sta bene, con le tovaglie bianche e spesse che cadono sulle ginocchia. A pranzo, in particolare in primavera e in autunno, il clima è clemente e l'aria fresca spazza via il calore del sole. D'estate diventa un rifugio serale molto piacevole: essendo immersi nel parco, già dal tramonto ci sono diversi gradi in meno rispetto ai quartieri centrali di Roma, il che non guasta vista l'afa estiva. Adriano all'inizio del servizio si aggira per i tavoli a salutare i clienti, diversi quelli abituali. Qualche ciabatta o infradito portate con disinvoltura dopo il bagno in piscina rendono l'atmosfera ancora più rilassata. Locanda Nocera è un posto ecumenico, per tutti, anche per famiglie con bambini che sono sempre accolte con il sorriso.
Il locale è semplice, spazioso, con grandi vetrate mobili che con la bella stagione rendono il fuori tutt'uno con l'esterno. Un piccolo pianoforte a muro, un ritratto pixellato dello chef più in alto, un camino, lampade lunghe e argentate accompagnano la semplicità dell'arredamento, un bel mattonato rosso che dà calore al tutto. E poi l'iconico cestino rosso con il logo bianco dell'Algida che fa tanto anni Novanta. C'è silenzio, anche quando è affollato, le strade sono lontane così come le solite carrellate di palazzi di cemento. Siamo in un piccolo paradiso romano.
La carta dei vini non colpisce ma qualcosa da scoprire c'è. Optiamo per un Sauvignon "Svol" 2022 di ViniVerso, fresco, con note di pomodoro verde, informale ma dal buon rapporto qualità prezzo. E i piatti? Vorremmo prenderli un po' tutti, ma poi pensiamo che "tanto ci torniamo". Il menu non è chilometrico, scelta che appezziamo, si lavora quindi con ingredienti freschi e di stagione. Le proposte cambiano spesso, almeno una volta alla settimana, soprattutto tra i primi piatti.
Morbidezza dello spillo, parmigiana come a casa
Iniziamo con i calamari spillo impastellati e fritti, davvero niente male, croccanti l'esterno, morbidissimi l'interno. Si sciolgono in bocca e uno dietro l'altro (purtroppo) finiscono subito. Li accompagna una maionese alla paprika, è piacevole ma bisogna intingere senza esagerare altrimenti copre tutto. L'abbinamento è riuscito e dello stesso piatto alla fine ne vorremmo diverse porzioni.
Ma passiamo subito alla parmigiana, pure quella non è male. Te la servono in un piccolo contenitore di coccio bianco, classicissima, qualche strato di melanzane fritte con uovo e farina, pomodoro a coprire e con una bella punta di acidità, mozzarella che fila tra un piano e l'altro, parmigiano e basilico. Una portata che ricordano un po' i piatti che si mangiano a casa, non c'è perfezione ma tanto gusto, col pomodoro non troppo rappreso che gli dà la giusta umidità.
Ragù di salsiccia e asparagi, che goduria!
Pure i primi piatti hanno la mano delle cucine di casa - non per forza quelle delle nonne o delle mamme (perché non tutte le nonne e tutte le mamme cucinano bene e spesso, se lo fanno, preparano sempre la stessa solfa) -, quelle che non stufano mai. Insomma, puoi girare tutti i migliori ristoranti d'Italia (ma che dico, del mondo!) ma alla fine a casa ci torni e quei gusti decisi, a volte sbagliati, pieni di coccole e poca tecnica, sono i più soddisfacenti. Lo chef Nocera ha iniziato come autodidatta, cucinava a casa per gli amici mentre covava il sogno di poter aprire il suo locale. Parlandoci scopriamo che nel 2016 ha lasciato il lavoro d'ufficio (52 anni) e si è messo a cucinare più seriamente, prima ha fatto un corso all'Accademy del Gambero Rosso, poi altri corsi di formazione fino ad arrivare come stagista al Giuda Ballerino quando lo chef era Andrea Fusco. Sicuramente la sua cucina si è evoluta rispetto a quella che serviva agli amici, ma quel tocco rimane ed è l'ingrediente vincente di questa bella trattoria moderna.
Torniamo ai primi. Con grande sorpresa, in carta non si legge carbonara-amatriciana-cacio e pepe-gricia. È una scelta di Nocera che vuole dare spazio alle ricette stagionali, tipiche ma diverse allo stesso tempo, ma ovviamente un piatto romano a Roma, e soprattutto se ti chiami "trattoria", non si nega a nessuno e quindi a richiesta vengono preparati. «Ci ho cresciuto un figlio a Carbonara», dice Nocera. In ogni caso, non sono quelli a cui puntiamo, perché i tagliolini con salsiccia e asparagi battono tutti uno a zero. Sono succosi e succulenti, il gusto è morbido ma con una bella nota acida data probabilmente dalla sfumatura della salsiccia. Poco parmigiano a chiudere. Dura troppo poco per ricordarsi com'erano impiattati, fortuna la foto di rito. In ogni caso, il ricordo è nitido: una semplicità incredibile e piaciona. Interessanti i tagliolini al nero di seppia, ricciola e pomodorini. Peccato, però, un eccesso di olio che ha reso il piatto stanco e meno piacevole.
Si chiude con due chicche: la cicoria ripassata, qui l'olio ce n'è in abbondanza come l'aglio ma va benissimo, fa parte del gioco. L'unto è piacevole e non ingrassa la bocca, l'arricchisce. E, infine, una crema catalana (fatta in casa!) dolce il giusto e avvolgente, niente a che vedere con le solite (e stitiche) creme che si trovano in trattoria. Insomma, ci torniamo.
Locanda Nocera, via Viggiano 155, Roma - Tel. 3517590202 - pagina Facebook
