Nelle grandi città degli Stati Uniti, popolate da secoli di immigrati provenienti da zone mediterranee, è sempre stato abbastanza facile trovare diverse varietà di olive: nella sezione salumeria del supermercato, sugli scaffali in barattoli di salamoia, sporadicamente su qualche pizza, ma più che altro tuffate in coppe da Martini. Adesso, oltreoceano, le saporite drupe si stanno trasformando in una vera e propria ossessione.
La mania virale delle olive in USA
Complici i social, è all'ordine del giorno sentire tiktokers e food influencers parlare di olive chiamandole in maniera informale per nome, "My favorite are Castelvetranos". Come riportato dall'inserto americano Grub Street del New York Magazine, le olive sono ormai catapultate nell'olimpo del successo, presenti a eventi di moda e bellezza e protagoniste sui social. Allegra Lorenzotti, titolare dell'account instagram Send Olives, nel 2020 ha iniziato a classificare le varie olive che assaggiava. La creator spiega che il suo profilo viene taggato "almeno dieci volte al giorno" da persone che vogliono condividere le foto del proprio olive porn. L'attuale hype per le olive ha radici nella voglia di evasione. La ceramista Kelsey Malone, che vende ciotoline per servire le olive a botte di 350 dollari (tutte sold out), sostiene che "La gente vuole far finta di essere a Parigi o a Milano. Vogliono fare l'aperitivo alle cinque del pomeriggio e fottersene del lavoro col loro bicchiere di vino e le loro olive".
Le olive sul menù
È sempre più comune trovarle nelle carte nei locali più trendy di LA o della Grande Mela. Il ristorante Nura a Greenpoint le fa marinare con peperoncino, foglie di curry, fieno greco e finocchietto selvatico. Il critico di Bon Appétit, Elazar Sontag, ha elogiato il panino con olive e crema di formaggio del locale Sandwich Place, evoluzione del più famoso venduto per decenni da Eisenberg's, il lunch counter che Sandwich Place ha sostituito. Nel frattempo, Roscioli, che ha appena aperto a Soho, serve le proprie olive snocciolate con la burrata e altri antipasti. C'è poi il Café Mars a Brooklyn, dove Paul D'Avino, uno dei due al timone della cucina, vede nelle olive un'opportunità creativa. Con il suo co-chef Jorge Olarte offre l'amuse di olive racchiuse in cubetti di gelatina al gusto di negroni, "Un inizio pasto compresso in un Jell-O-shot".
Le olive come accessorio di moda
Creator digitali recentemente di ritorno da Milano, Atene o Barcellona hanno preso ispirazione dall'ulivo per alzare anche qualche spiccio. Sul sito ecommerce Lisa Says Gah si possono acquistare magliettine con motivo olivicolo a 68 dollari, oppure da Brent Neale comprare un anello d'oro a forma di oliva per 6mila dollari, o un cuscino a forma di oliva ripiena da 60 dollari al one-stop shop di oggettistica Big Night. La stilista Evelina Edens dice che un cappellino con la scritta "olives" è il terzo articolo più venduto nel suo negozio, Wear Your Snacks, subito dopo quello con l'illustrazione del dirty Martini (contiene comunque olive).
In USA il fenomeno oggi è un hashtag, uno status symbol. Se parli o consumi olive sei cool e social, e molto probabilmente negli ultimi 18 mesi hai fatto un viaggio in Italia.
A noi fa sorridere questa ingenua passione degli americani per le olive. Noi, che siamo il Paese al mondo con il maggior numero di cultivar. Noi che ne spremiamo l'olio da millenni e che di olive, oltre le scorpacciate all'aperitivo, sappiamo farcire e friggere come solo nelle Marche fanno. Noi che le ammacchiamo in Cilento (varietà salella presidio Slow Food) e che celebriamo nella nostra cucina regionale in milioni di modi. Da sempre.