Era il 22 ottobre quando la trasmissione “La vita in diretta” mandava un servizio sulla carne di coccodrillo e Licia Colò, nota presentatrice televisiva e blogger, commentava con un reel sul suo profilo Instagram: «Accendendo casualmente la televisione ho visto un servizio dove parlano di un ristorante a Livorno che offre ai clienti carne di coccodrillo, carne di canguro e altre specie particolari. Io mi domando, nel nostro tempo è mai possibile che qualcuno s’inventi una cosa del genere? Si promuove sempre di più il rispetto per gli animali e qualcuno per farsi pubblicità propone di mangiare specie così strane? Rimango senza parole». E poi, continuava: «Ma penso anche che i media non dovrebbero dare spazio a queste iniziative perché comunque la persona che vuole vantarsi di mangiare qualsiasi cosa magari ci andrà — pubblicità gratuita — e soprattutto passa il messaggio per cui tutto è possibile». Da quel momento in poi, era inevitabile, si sono scatenati i social, i media e tutto il web. Sotto il post di Licia Colò ci sono oltre 8mila commenti, la maggior parte a favore della causa della presentatrice. Il ristorante in questione è il RoManzo di Matteo De Robertis che alle parole di Colò, dopo due settimane dall’episodio, ha commentato anche lui con un reel spiegando che non si tratta di pubblicità gratuita, ma la sua volontà (e quella del suo ristorante) è solo quella di far provare un’esperienza culinaria diversa al cliente.
La controrisposta di Licia Colò
Quando si parla di carne, veganesimo, ambientalismo, i temi sono molto caldi ed è inevitabile non questionare. La polemica va avanti da tre settimane, tant’è che nelle scorse ore, con un’intervista a Cook del Corriere della Sera ha voluto chiarire la sua posizione: «In realtà io volevo far riflettere, più in generale, su come certi tipi di allevamento da cui proviene la carne che mangiamo creano ingenti danni all’ambiente perché producono emissioni di ammoniaca, contribuiscono alla formazione di polveri sottili nell’aria, per dirla in una parola: inquinano». Licia Colò dichiara di non mangiare assolutamente carne da un anno e mezzo, ma la sua è sempre un’alimentazione a ridotto consumo di carne, già dall’età di vent’anni. La sua proposta, infatti, è quella di: «Promuovere un'alimentazione dove si mangia meno carne. Se la gente fosse a conoscenza del modo in cui viene allevata la gran parte degli animali, capirebbe di che cosa stiamo parlando. Invece, non soltanto non si promuove una corretta alimentazione, ma addirittura si mostra che tutto è mangiabile: coccodrilli, canguri, zebre». Nell’intervista Colò accenna anche alla scelta del brand Kioene, dell’azienda Tomazzo di cui avevamo già parlato qui, come esempio da seguire: «Io ammiro chi fa scelte di un determinato tipo, cioè “vira”, e penso che un ottimo ristoratore, o imprenditore, potrebbe farsi pubblicità realizzando pietanze appetitose a base vegetale».
La carne di coccodrillo in Italia
La carne di coccodrillo è commerciabile in Italia già dal 2021. In questi anni ci sono stati tentativi di consumo mainstream sul mercato, ma uno dei limiti della sua diffusione popolare delle carni esotiche può derivare dal loro elevato costo: come scrivevamo qui un barattolo di filetti di carne di coccodrillo da 250 grammi, prodotto in Italia dalla ditta Savannah Delights, costa 280 euro. Tant’è che questa carne, anche a Tuttofood del 2023, per consuetudine e senza che qualcuno ci abbia messo un’etichetta esplicita, è stata definita un luxuary food.