Il libro di Michele Leone è un viaggio in moto, una Guzzi V7 Sport del 1973, alla ricerca di peculiari confraternite italiane. La parola confraternita mi richiama subito alla mente un’associazione pubblica di fedeli... sì, ma fedeli a cosa?
Il libro
È il titolo a chiarire tutto: Viaggio tra le Confraternite Enogastronomiche d’Italia (Odoya editore). A ben pensare, chissà quanti si siano già imbattuti, per qualsivoglia ragione, nella Venerabile Confraternita del Baccalà alla vicentina? O nella Dotta Confraternita del Tortellino? Per non parlare de l'Accademia Spiedo d’Alta Marca. Nel suo libro, Leone le racconta in modo romanzato, in quello che diventa quasi un taccuino di viaggio, con mappe, immagini, stemmi, riferimenti a bolle papali e incontri quasi surreali.
Un paese di confraternite
Il nostro paese è un universo di associazioni, gruppi informali e organizzazioni di solida tradizione che, con il loro amore per il buon cibo e il buon bere, contribuiscono a mantenere salde le radici culturali che sono parte integrante della nostra identità nazionale, spesso unendo una piacevole e sana goliardia.
Michele Leone ne ha visitate ed elencate molte nel suo libro-viaggio. Molte si concentrano fra Piemonte e Veneto – come L’Ordine dei Cavalieri del Tartufo e dei vini di Alba, l'Accademia della Castagna Bianca di Mondovì, l’Enoclub Portogruaro o ancora la Confraternita dei Bìgoi al torcio. Ma non mancano la Confraternita del Grappolo a Marina di Città S. Angelo (PE) o l’Accademia del Peperoncino. Quest’ultima, la seconda settimana di settembre, organizza il Festival del peperoncino, dove Sua Maestà Il Peperoncino accoglie i visitatori con una corona – ovviamente - di peperoncini su un trono dorato. Il mangiar peperoncino - ricorda Leone - è per i forti: una volta in Calabria vi erano dei veri e propri riti di iniziazione fra i contadini.
Molte confraternite sono nate da poco, come quella della frittola calabrese, nel 2017, mentre altre vantano decenni di attività, come la Confraternita della Grolla, fondata ad Aosta nel 1960, con lo scopo di studiare e valorizzare i prodotti enogastronomici valdostani. Anche i simboli utilizzati sono molto interessanti ed evocativi, come anche le molte immagini che accompagnano il lettore in questo divertente ed insolito giro d’Italia.
L'autore
Che a Leone sia appassionato di riti segreti, simbolismi e società misteriche è evidente dai sui tanti libri sul tema: Il linguaggio simbolico dell’esoterismo (2013, con M. Centini), Le Magie del Simbolo (2014, con G. Zosimo) o Misteri Antichi e Moderni. Indagine sulle società segrete (2015). In questo caso, la sia passione dà vita a un volume divertente e istruttivo. Per ogni tappa – e alla fine se ne contano ben trenta – ci sono infatti una o più ricette, rigorose, dettagliate e certamente non banali. Sono il cuore, la tradizione, della realtà culinaria italiana.
Prodotti e ricette
Fra i molti piatti e ingredienti che si possono incontrare semplicemente sfogliando il libro, ce ne sono alcuni che meritano certamente un approfondimento. Come il pampascione, pianta erbacea della famiglia delle Liliacee, già conosciuto da Egizi, Greci e Romani - i quali credevano fosse un potente afrodisiaco - che sta lentamente riprendendosi il posto che merita nella cucina italiana; viene venerato dalla confraternita salentina che porta il suo nome in tre modi diversi: fritto, stufato o sott’aceto. Il bulbo è una specie di cipollotta, ma la sua raccolta prevede una grande cura: un tempo erano donne e bambini a raccoglierli durante l’aratura.
Fra le nebbie che nascondono il paesaggio della bassa Padana l’Accademia del Tartufo del Delta del Po esalta il suo prodotto con un grande primo piatto: i ventagli ripieni di Monte Veronese giovane e tartufo nero estivo del Delta, che viene servito grattugiato in padella col burro e infine fresco a lamelle. L’obiettivo dell’Accademia è quello di utilizzare il tartufo come veicolo per la conoscenza dell’intero territorio.
L’Antica Cunsurtarija dal Tapulon propone la ricetta tradizionale del Tapulone, la cui origine risale ad un paio di secoli dopo l’anno Mille:
La ricetta del Tapulone
1 kg di polpa d’asino macinata grossa
2 spicchi d’aglio
1 rametto di rosmarino
2 foglie di alloro
½ litro di vino rosso
(possibilmente Boca Doc)
50 g. di lardo
1 noce di burro
2 cucchiai di olio evo
sale q.b.
pepe q.b.
Sul tagliere battere il lardo con un coltello pesante. In una casseruola mettere il lardo, l’olio, l’aglio un po’ schiacciato con le mani, l’alloro, il rosmarino e farli rosolare dolcemente. Una volta dorato togliere l’aglio, aggiungere la carne con sale e pepe e cuocere, separando con i rebbi di una forchetta finché non si asciuga. A questo punto unire il vino rosso fino a coprire la carne; quando il vino prende bollore, abbassare il fuoco. Cuocere a fuoco lento per 45/60 minuti, finché la carne risulterà abbastanza asciutta. Aggiustare di sale e pepe e rifinire con una noce di burro.
Dopo aver tolto gli aromi, l’alloro e il rosmarino, servire il tapulone caldo con una fumante polenta.
Viaggio tra le Confraternite Enogastronomiche d’Italia - Michele Leone - Odoya - - 312 pp. - 22 €
a cura di Marco Cambiaghi