Il bere miscelato nella storia della Toscana
Se il vino racconta l'anima di un luogo attraverso il suo terroir - quel mix unico di vite, territorio, saper fare artigiano che lo caratterizza - cosa si può dire di un cocktail? Gli elementi in gioco sembrano essere molto diversi, a partire da una materia prima slegata dal territorio, condivisa con altre realtà locali e internazionali. Ma si può definire una specifica identità territoriale anche nel mondo del bere miscelato? Un libro ci prova, e traccia i contorni di un'intera regione – la Toscana - attraverso cocktail bar, barman, spirits, drink, volti e nomi a vario titolo legati al mondo della mixologia. Si intitola Toscana da bere il volume di Federico Silvio Bellanca e Marco Gemelli con gli scatti di Martino Dini, edito da Il Forchettiere.
Toscana da bere. Negroni: il cocktail di Firenze
Anche Firenze, come Milano (con il Campari) e Torino (con il Vermouth), ha il suo drink cittadino: il Negroni, che proprio quest'anno compie 100 anni. Un secolo di vita e di fama mondiale, per la bevanda inventata da e per il conte Camillo Negroni; nonostante questo il livello medio di conoscenza del mondo dei drink, nel capoluogo toscano come altrove in Italia, è rimasto ancora estremamente circoscritto. Finora. Da qualche anno, infatti, assistiamo a un'esplosione di luoghi e appuntamenti dedicati al bere (bene) miscelato. La rivoluzione è in atto un po' ovunque nella Penisola, e anche a Firenze ci sono alcuni importanti focolai, e un'attenzione diffusa che manifesta una decisiva impennata, basta vedere la Florence Cocktail Week (giunta quest'anno alla quarta edizione) per convincersene. Toscana da bere vuole raccontare lo stato dell'arte della mixology toscana.
Toscana da Bere. Il libro
Il cuore del libro è la collezione dei migliori 70 bar della Toscana, divisi per province. Da quelli dei grandi alberghi (da sempre porto sicuro per chi cerca drink di livello) agli indirizzi storici, dalle grandi caffetterie d'autore che hanno intercettato con slancio la third wave of coffee, ai ristoranti, fino ai più “semplici” cocktail bar su strada (come quelli dentro una chiesa sconsacrata o nel più antico cinema d'Italia) o lontano da sguardi indiscreti (in un appartamento, in una funicolare, nel chiostro di un monastero del ‘400 o un’antica cantina medicea). Tanti locali che possono a buon titolo dire la loro in fatto di cocktail, non di rado con un'idea di fondo o un tema attorno al quale si sviluppa l'intero progetto (come nel caso del richiamo alle farmacie di altri tempi o di una selezione di prodotti solo made in Italy). Per ogni indirizzo: nomi, foto, storia, racconti, signature drink, appuntamenti e curiosità.
I focus nella Toscana da bere
Non mancano alcuni focus, come quello per i 100 anni del Negroni o quello sul Rum – a suo modo – toscano, blend creato a Follonica a partire dai migliori distillati caraibici; passando per le più importanti collezioni di spirits ai contest più rilevanti della Toscana, dai cocktail ready to drink in barattoli di vetro agli attrezzi del mestiere, bicchieri, divise e borse per barman. E poi curiosità, chicche rubate a grandi capolavori della letteratura come la Divina Commedia o film di successo come Amici Miei, frammenti di storia cittadina avviluppati attorno al bancone.
Distillati, spirits, and so on. Anche questa è Toscana da bere
La maggior parte sono gin, in seguito forse all'enorme interesse verso il distillato a base di ginepro. Ma poi ci sono anche vodka, grappa, vermouth, liquori vari. Ma c'è spazio anche per analcolici. Tanti e diversi. Con un unico elemento in comune: l'origine. Toscani, toscanissimi. Sono alcuni de migliori spirits made in Italy di cui si traccia una preciso profilo, per raccontare una regione con una vivace attività produttiva.
I grandi nomi della Toscana da bere
Ci sono cantanti famosi, come Gino Paoli, o artisti del bancone – da una parte e dall'altra – come Luca Picchi e Gianni Mercatali, animatori del mondo della miscelazione come Paola Mencarelli (con Lorenzo Nigro creatrice della Florence Cocktail Week), e nomi come Alberto Chirici o Paolo Ponzo. Un ventaglio studiatissimo dei più importanti personaggi che hanno dato luce alla mixologia made in Tuscany, persone i cui racconti sono da ascoltare tutti di un fiato o da sorseggiare lentamente. Sono nomi che chiunque graviti in questo mondo già ha incontrato, e che chi vuole avvicinarsi si troverà a incrociare più e più volte.
La Toscana da bere e da mangiare
Anche se l'Italia è la patria del vino, comincia anche da noi a diffondersi il pairing food&cocktail. A fare da apripista come sempre gli alberghi, luogo di transito di turismo internazionale più uso ad accompagnare la cena con un drink (o viceversa a supportare un buon bicchiere con qualcosa di più delle classiche olive e noccioline). Ma poi la cosa si è diffusa, e oggi non è più impossibile trovare, accanto alla lista delle pietanze e a quella dei vini, una scelta di classici o signature drink, e una bottigliera come si deve. L'ideale è quando questa convivenza si trasforma in un legame fruttifero che porta a qualcosa di nuovo, magari un twist studiato ad hoc per un piatto. Frugando frugando anche nella (ex) tradizionalissima Toscana ci si imbatte in locali in cui si mangia bene e si beve ugualmente bene. E qui ci sono, insieme a qualche abbinamento d'autore, come nel caso del Negroni con la Battuta di manzo con rabarbaro, wasabi, frutti rossi e porri di Simone Cipriani o del Martini con Pancia di maiale confit, yogurt, lenticchie nere e limone di Valeria Piccini, o ancora l'Old Fashioned con la pizza Gricia ai carciofi di Michele Leo.
Toscana da bere - Federico Silvio Bellanca e Marco Gemelli - foto Martino Dini - Il Forchettiere – 280 pp. - 14,99€
a cura di Antonella De Santis