“… quanto poco rimane di ogni individuo, di quanto poco vi è testimonianza, e di quel poco che rimane tanto si tace, e di quello che non si tace si ricorda dopo soltanto una parte minima, e per poco tempo, la memoria individuale non si trasmette”. È la chiusa del libro di Xavier Marías, Domani nella battaglia pensa a me. Un titolo che probabilmente ha ispirato anche Roberto Racca nel suo libro da poco edito da Allemandi nella collana Esplorazioni: Me la ricordo come una giornata felice.
Me la ricordo come una giornata felice. Il libro
Testi di pensieri sulla vita e di riflessioni di degustazione scritti da un uomo che ha fatto il consulente strategico per alcune tra le più importanti case vitivinicole italiane, scritti dopo la fine di una dura radioterapia a seguito di un tumore maligno. Un libro che parla più di stati d’animo che di tecnica di degustazione e che è non a caso illustrato dalle opere (in realtà riproduzioni di ricami dal titolo Stati d’Anima) realizzate da Anna Bollini. Un libro che va controcorrente: trasforma l’edonismo in piacere ed esperienza spirituale, assume la vita come esperienza di un momento. Non cerca giustificazioni, non cerca “altro”. Forse vuole lasciare un ricordo, consapevole però che i ricordi durano quanto la vita di chi li custodisce.
Riflessioni e degustazioni, il doppio passo del libro di Roberto Racca
Il testo si articola di due pagine in due pagine, fino ad arrivare alle immagini di Anna Bollini: da una parte c’è la quotidianità (con le riflessioni e le illuminazioni che produce nell’autore), dall’altra ci sono i vini e i loro mondi. Proprio al principio, scrive Racca: “C’è un solo tempo per tutte le cose … tutto accade secondo una scansione e, difficilmente, le pause e gli errori possono essere riabilitati dal tempo. Per questo il ruolo della famiglia è fondamentale. I genitori dovremmo poterceli scegliere...” Una considerazione di per sé abbastanza controcorrente, il fatto che i genitori dovremmo sceglierceli. Nella pagina accanto, forse racconta un genitore che avrebbe scelto? Appare il cantiniere del mitico (e accessibile solo a pochissimi) Domaine de la Romanée-Conti, “Bernard Noblet, (in pensione dal 2018 dopo trent’anni di attività sulle orme del padre, presente nel DRC dal 1946). L’uomo non fa dello storytelling il suo punto di forza, ma ti affascina per la sua sostanza ruvida e profonda”.
Torniamo alla citazione di Marias. Sotto, scrive Racca: “… i ricordi … sono ricordi finché qualcuno li ricorda, poi finisce tutto. Un po’ come il fascino stregato delle tombe abbandonate che si osservano durante le visite nei cimiteri. Hanno vissuto ancora nella memoria di chi ha portato un fiore, fosse anche solo per una volta l’anno. Poi più nulla…”. E accanto, alla voce vini, racconta di come la migliore e più completa e scelta cantina d’Italia sia quella del “Ristorante Hotel Lido di Deiva Marina, ovvero la forma dello stupore… è come per un collezionista d’arte ritrovarsi all’ora di chiusura nel Louvre e sognare di trascorrervi la notte in solitaria”. Eppure… “Il titolare del Lido è astemio e possiede una delle carte vino più belle del mondo. Ossimoro perfetto. Conosce la materia come pochi altri nell’universo ed è costantemente aggiornato sulle novità enologiche dell’intero pianeta. Tutto ciò senza mai aver degustato un vino”. E alla fine di tutto… “La bottiglia che ci ha salvato è quella che non abbiamo ancora stappato. E nemmeno scelto o conservato … La bottiglia che ci ha salvato è quella che, quando non ci saremo più, stapperà chi ci conosce e chi ci vuole bene, chi non ci sopporta e chi non ha mai incrociato la nostra strada”.
Me la ricordo come una giornata felice. Pagine di vite e di vino - Roberto Racca, con le opere di Annalisa Bollini – Allemandi - 192 pp. - €30
a cura di Stefano Polacchi