Vogliamo dirlo? Diciamolo. Gli scaffali della biblioteca enogastronomica scricchiolano sotto il peso di ricettari firmati da grandi cuochi che nessun cuciniere mortale sarebbe in grado di replicare. Di biografie dei cuochi medesimi immortalati in pose da scientologisti. Di apologie del rigatone e pamphlet contro le abissine, il formato di pasta che la Molisana – pastai dal 1912 – ha sospeso dalla produzione per scampare ai sospetti di apologia del fascismo serpeggianti fra i filologi dell’edibile. Sic. E naturalmente di volumi patinati firmati da influencer in cerca d’autore, con qualche rudimento di ortografia e molti, a volte moltissimi follower. Insomma, in mezzo al Carnacina (Garzanti, 1960) e Fatto in casa da Benedetta (Mondadori Electa, 2017) scorre un fiume di parole e di immagini alla prova della storia, e il mensile del Gambero prova a ogni numero a fare il pari e dispari fra i libri che valgono lo sforzo dello scaffale (e della lettura). Fra questi Appetiti di Luca Iaccarino, edito per i tipi di Edt (2021). Vediamo perché.
Appetiti di Luca Iaccarino
Intanto perché pesa meno di 400 grammi (378 per l’esattezza) per un totale di 265 pagine, comunque non un grande sforzo né per il lettore né per la libreria. Poi perché si legge agevolmente, il genere è quello della antologia di articoli. E poi ancora per invidia. Ovvero il sentimento che apre il volume nella prefazione a firma di Mario Calabresi, già direttore de La Repubblica, prima casa dell’autore oggi a suo bell’agio fra le firme del Corriere della sera. “Invidio molto Luca Iaccarino”, scrive il prefatore, “perché ha fatto quello che io ho sempre sognato di fare: andare nelle cucine… in Italia e nel resto del pianeta”. Un sentimento che si consolida pagina dopo pagina nei transiti dall’Osteria Francescana a Modena (nei panni di cameriere per un giorno) al Central di Virgilio Martinez, in Perù. Dal buio delle navi da crociera alla luce delle spaventose frontiere galiziane. Dalla Fargo dei tartufi (Monferrato, Italia) ai trentanove piattini in un giorno a Copenaghen, passando per L’ultimo porto a Lisbona e naturalmente da Youtube per auscultare il sussurro dei granchi e partecipare delle perversioni voyeuristiche del mukbang: “Guardare una persona che mangia online – in un silenzio scandito solo dalla masticazione – a molti potrà sembrare noioso, ad altri osceno”, scrive l’autore, “ma in Corea del Sud è considerato il massimo del relax”.
Le storie di cibo e passione di Appetiti
Il punto (il primo a favore del libro) è che Iaccarino si muove fra gli spigoli delle cucine ai quattro angoli del mondo non con il passo pingue e lezioso del gastronomo viziato e vizioso. Né con la saccenza di certa critica sazia della propria superiorità palatale. Iaccarino procede da una pagina all’altra, da una cucina all’altra, al di là della zona di conforto in cui pasciono i gastro-privilegiati, con un bagaglio di curiosità onnivora e l’andatura del cronista che chiede, indaga, si sveglia all’alba se necessario e mangia insetti se proprio deve (fatta salva la chiosa finale pro-spaghetti al sugo e parmigiana di melanzane). Senza la piaggeria tipica delle cronache golose contemporanee, l’autore svela il dark side del cibo. Guardando negli occhi il maiale mentre muore ammazzato fra le mani del norcino, una morte raccontata fotogramma per fotogramma in una sequenza al cardiopalmo. I pericoli dei percebeiros. La pistola nella fondina del trifolau, pronto a difendere il suo fino alle estreme conseguenze nel far west del mercato del tartufo. Arrivando persino a sfiorare con delicatezza certi tabù come l’ego di Massimo Bottura (trascurando quello di Beppe Palmieri, che avrebbe forse meritato un inciso ad personam).
I racconti si susseguono in una prosa curata: “Il percebe qui lo chiamano il 're del mare' e remunera come un sovrano generoso”. Fra morali inconfutabili: “…non c’è modo di fare le cose per bene se non facendosele da sé”, e aneddoti conditi di sbigottimento (leggi le avventure nel capsule hotel) e fragrante auto-ironia “va bè, non saprò usare le interfacce ma c’è una disciplina in cui sono campione: la pennichella”, il filo rosso che insieme all’ironia schietta e netta tesse insieme gli Appetiti dell’autore.
Insomma. Fra le vecchie cose da buttare dalla finestra insieme all’anno che se ne va e quelle da salvare traghettandole nel nuovo, questo volume merita il transito. Per le cose che svela dietro le quinte del gastro-mondo e per un appetito su tutti, che potrebbe suggerire un metodo di degustazione ai gastro-cronisti di vecchia e nuova generazione: quello della conoscenza.
Appetiti - Luca Iaccarino - Edt - 265 pp. - 15 €
a cura di Sonia GIoia