Classe 1931, originaria di Roma, vive da tanti anni in provincia di Rieti, in un paesino di poche anime abbarbicato su un colle. Lei è Nonna Marisa.
La storia
Maria Luisa, per tutti Marisa, è nata a Roma ma si è trasferita nel reatino quando era ancora una bambina, “mio papà faceva il ferroviere, quindi ci si spostava in base alle sue esigenze”. Ed è proprio in uno dei paesi in cui ha vissuto con la famiglia che conosce il futuro marito. “Luigi ed io ci siamo sposati che non eravamo proprio giovanissimi! Era il 20 ottobre del '57. Con lui mi sono data alla vita da contadina: sveglia presto e subito dietro ai fornelli per preparare la colazione, poi a mungere le vacche, per vendere il latte nel piccolo negozio di proprietà, dove ci scappava anche qualche uova delle nostre galline”. Con Luigi c'è rimasta una vita intera, Marisa, fino a un anno e mezzo fa, quando l'uomo è venuto a mancare. “I miei figli e i miei nipoti, che vivono a Roma, hanno insistito tanto affinché mi trasferissi a casa loro. Io non me la sono sentita, volevo stare nel mio paese, nella mia casa, con i nostri ricordi”. Probabilmente ricordi di giornate lunghe, intense, faticose, ma ricche di condivisione con gli altri. È la vita di paese. Che si è letteralmente fermata con le scosse di terremoto, che hanno colpito la provincia di Rieti il gennaio scorso. “In quei momenti ho avuto paura, forse per la prima volta in vita in mia, allora ho deciso di trasferirmi momentaneamente a Roma”. Una volta arrivata nella Capitale, le giornate di Marisa passavano tristi, così la nipote Eleonora Rinaldi ha cominciato a riprenderla mentre spignattava e raccontava le sue ricette. Ne sono nati una pagina Facebook, un canale YouTube e un account Instagram. Pochi numeri, per carità, ricette semplici, ma tanta tanta genuinità. E tenerezza. Oggi Marisa è ritornata “a paese” ma ogni giorno domanda alla nipote come stanno andando le sue ricette nel web.
Come anticipato, le ricette sono molto semplici e, a volte, utilizzano ingredienti abbastanza criticabili, come per esempio il dado. E non c'è stato verso di farglielo sostituire: a detta della nipote “in cucina comanda lei”. Per noi rappresenta però uno spunto per fare una riflessione sulle abitudini delle nostre nonne, che erroneamente si pensa siano, per partito preso, sempre più sane e genuine delle attuali. Eppure non facciamo i conti con il retaggio del dopoguerra, l'era del baby boom e della comodità. Gli anni in cui gli specialisti della trasformazione alimentare svilupparono un gran numero di metodi per coltivare, incrementare, precuocere, conservare e imballare i cibi. Si legge in Storia dell'alimentazione a cura di Jean-Louis Flandrin e Massimo Montanari: “Dal 1949 al 1959 i chimici presentarono più di 400 nuovi additivi per permettere agli alimenti di resistere ai nuovi procedimenti”. Furono delle innovazioni che non lasciarono indifferenti i consumatori, specie la casalinga che scopriva per la prima volta una bustina che magicamente rendeva frizzante l'acqua del rubinetto o un piccolo cubetto, già pronto all'uso, capace di regalare istantaneamente sapidità e umami alle pietanze. Alzi la mano chi non lo ha mai visto nella dispensa di nonna.
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a cura di Annalisa Zordan