Gli agricoltori tedeschi continuano a manifestare contro il governo, bloccando le strade del paese con centinaia di trattori, come non era mai successo prima nella storia recente della Germania. Soltanto a Monaco di Baviera sono stati contati 5.500 mezzi agricoli in giro per la città. Da metà dicembre 2023 le contestazioni riguardano la decisione del governo di ridurre progressivamente un sussidio per l’acquisto di gasolio, molto caro alle aziende agricole di piccola e media grandezza. Alla rivolta - ormai nota come "la protesta dei trattori" - si sono uniti anche gli agricoltori francesi, italiani, polacchi, rumeni e greci ufficializzando l'allargamento delle proteste nel resto dell'Europa. I partiti sovranisti e populisti di destra soffiano sul fuoco in vista delle elezioni europee di giugno; la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, sta tentando di metterci una pezza, ma non è detto che gli sforzi abbiano effetto positivo.
La Germania, culla della rivolta
La scintilla, come detto, si è accesa in Germania, a dicembre scorso, quando il governo federale ha proposto una prima bozza del Bilancio 2024, successivamente bocciata dalla Corte Suprema tedesca. I giudici hanno evidenziato un buco di 60 miliardi di euro nelle casse del paese e l'Esecutivo ha dovuto rimediare introducendo diversi tagli alla spesa pubblica.
A rimetterci, in particolare, è stato anche il settore agricolo. Tra le misure messe in campo per colmare il buco di bilancio, è stato previsto l'aumento della tassazione, e, soprattutto un taglio dei sussidi agricoli, con l’eliminazione di alcune leve fiscali, tra cui l’agevolazione sul gasolio, una norma a cui tengono molto le aziende più piccole del settore.
Alla notizia degli aumenti e degli tagli sono seguite subito le proteste, che hanno portato il governo a fare un mezzo passo indietro; la riforma dovrebbe entrare in vigore in modo graduale, in più anni, così da permettere alle aziende di adeguarsi. Ma questo parziale passo indietro non è bastato a fermare la rivolta. Sebbene il Bundestag, il parlamento tedesco, debba ancora approvare il Bilancio 2024 all’inizio di febbraio, la sua approvazione è considerata una formalità, con la conseguente entrata in vigore degli tagli.
Il fattore Ucraina
Un ruolo centrale nella protesta degli agricoltori tedeschi (e non solo) è occupato anche dalla guerra in Ucraina. I tagli annunciati dal governo, infatti, sono finalizzati anche a permettere a Berlino di garantire il sostegno a Kiev, con l'invio degli armamenti che richiede risorse costanti. Ma a preoccupare gli agricoltori è soprattutto una futura adesione dell’Ucraina all’Unione Europea: il paese è una vera potenza agricola, soprattutto nella produzione del grano e altri cereali, ma i timori degli agricoltori europei sono soprattutto legati alla ripartizione dei sussidi dell'Unione, che un giorno potrebbe riguardare anche Kiev.
I trattori in Francia
Ma perché la rivolta tedesca si è allargata così rapidamente nel resto dell’Europa? In primis c’è l’impatto delle linee guida del Green Deal sul settore agricolo. Con l’obiettivo di raggiungere le net zero emissioni entro il 2050, riducendo le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030. Misure che, secondo gli agricoltori, avrebbero un effetto troppo punitivo sul settore.
Il 23 gennaio la rivolta è dilagata in Francia, con gli agricoltori che hanno effettuato blocchi stradali in tutto il Paese, dopo un incontro non risolutivo con il governo. Tra le rivendicazioni degli agricoltori francesi rientrano: la rinuncia a introdurre nuovi divieti sui pesticidi, il blocco degli aumenti di prezzo del gasolio per i trattori, la totale applicazione della legge che obbliga il settore industriale a pagare di più gli agricoltori e risarcimenti più veloci per i i disastri naturali.
La rivolta in Italia
Il vento della protesta è arrivato anche nel nostro Paese: gli agricoltori sono scesi in piazza in diverse città italiane e autostrade, da Torino a Viterbo, per ribellarsi al caro-gasolio, contro la burocrazia, l'autorizzazione della farina di insetti e la discussione in corso sull'introduzione della carne coltivata. A Bologna oltre 200 mezzi hanno messo in seria difficoltà la circolazione e una delegazione di quattro trattori si è diretta fin sotto la Regione.
Come dichiarato nei giorni scorsi dal presidente dei Comitati riuniti agricoli (Cra), Danilo Calvani, le proteste continueranno a oltranza per fare sentire la voce di un settore in grave difficoltà che non accetta le attuali politiche europee sull'agricoltura, non riconosce il ruolo di rappresentanza dei grandi sindacati del settore primario italiano ed è deluso anche dalle politiche dell'attuale governo campo agricolo.
Le altre proteste
In Polonia gli agricoltori in mobilitazione vanno dritto al punto: blocchi stradali contro l’importazione dei prodotti agricoli ucraini che mettono in difficoltà il comparto nazionale. In Romania le manifestazioni sono in corso da due settimane. Stesso copione anche in Grecia.
L'avanzata delle destre e la risposta dell'Europa
«Quanto accade agli Agricoltori e la loro rabbia è anche colpa delle politiche Ue», ha detto Marion Maréchal-Le Pen, nipote di Marine Le Pen e leader del movimento politico di estrema destra Reconquête. La nazionalista francese ha partecipato a Bruxelles alle proteste degli agricoltori davanti al Parlamento europeo. Non è l'unica rappresentante delle destre europee a cavalcare le manifestazioni in vista delle elezioni europee di giugno per il rinnovo della Commissione e Parlamento Ue. In Germania, dove il governo si regge in piedi per miracolo, con tutti i partiti della coalizione semaforo in estrema difficoltà nei sondaggi, è evidente il terrore che anche la contestazione degli agricoltori serva a ingrossare i consensi dell’Alternative für Deutschland (Afd).
Giovedì Ursula von der Leyen ha convocato le associazioni di categoria in un incontro che puntava a ritrovare i fili di un dialogo che finora non c’è mai stato e ad elaborare una strategia comune entro l’estate. Ma la risposta è stata giudicata non sufficiente. La presidente a Palazzo Berlaymont ha detto: «Dobbiamo superare questa polarizzazione con il dialogo, voi meritate una giusta remunerazione per il vostro lavoro: il nostro obiettivo è sostenere i vostri mezzi di sussistenza, e garantire la sicurezza alimentare dell'Europa. Urge che le cose migliorino, al settore serve una prospettiva di lungo termine». Il futuro però non si prospetta sereno.