Sostenibilità alimentare significa anche ottimizzare le risorse per garantire produzioni a basso impatto ambientale. E la tecnologia può fornire una spinta importante, pur senza penalizzare l’occupazione nel settore agricolo, anzi, stimolandola. È l’idea dell’associazione no profit Visionari, concentrata sull’utilizzo responsabile di scienza e tecnologia per il miglioramento della società che, insieme al team di Ethics4growth, realtà che si occupa di formazione e consulenza in ambito di social innovation verso aziende e startup, ha recentemente presentato al Mipaaf un progetto per stimolare un sistema agricolo sostenibile in fase post-Covid.
Le fattorie verticali come soluzione post Covid
L’obiettivo è quello di implementare il ricorso a fattorie verticali, favorendo lo sviluppo tecnologico delle imprese che operano nel settore, e, al contempo, creando occupazione. La versatilità del sistema – spiegano le associazioni promotrici della proposta - risiede nel fatto che una fattoria verticale può essere installata ovunque, permette di coltivare risparmiando il 90% dell’acqua utilizzata in agricoltura convenzionale, ottenendo una produttività anche 350 volte superiore rispetto ai metodi tradizionali. L’intenzione di Visionari e Ethics4growth è quella di arrivare presto a presentare un progetto concreto per la creazione in Italia di centri di eccellenza agritech, che funzionino da incubatori e acceleratori di startup indirizzate a sviluppare sistemi di coltivazione idroponica, acquaponica e aeroponica, sul modello di quanto avviene con frequenza sempre maggiore in altri Paesi d’Europa, perché – spiega Mauro Manfredi, co-fondatore di Ethics4growth – “la sostenibilità e l'impatto sociale sono e saranno i temi principali di business del prossimo futuro”. In questa direzione, l’obiettivo del progetto è anche quello di favorire le giovani imprese nel reperimento e utilizzo dei fondi pubblici messi a disposizione dall’Europa per lo sviluppo di sistemi agricoli ad alto impatto tecnologico.
Taastrup a Copenaghen
Proprio di recente, alle porte di Copenaghen, è nata la fattoria verticale più grande d’Europa, per iniziativa di Nordic Harvest: Taastrup, come si chiama il progetto, copre una superficie di settemila metri quadrati, impilando le colture in strutture alte quattordici piani, illuminati da oltre ventimila luci a led (alimentate da energia eolica). Bandito l’utilizzo di pesticidi, il livello di automazione, in questo caso, è elevatissimo, e la semina è effettuata tramite piccoli robot su ruote, che si muovono tra gli scaffali; altrettanto elevato il risparmio idrico, con un consumo pari a un litro d’acqua per ogni chilo di ortaggi prodotti (circa 250 volte meno di una coltura tradizionale). Il sistema, inoltre, innalzerà significativamente il tasso di produttività medio, con quindici raccolti annuali per una produzione totale di mille tonnellate di ortaggi l’anno, e già dopo il primo ciclo di rodaggio, che si articolerà nei prossimi dodici mesi.
La fattoria verticale di Planet Farms
Se è vero che la soluzione delle fattorie verticali si presta ad avere impatto positivo principalmente dove c’è penuria di terreni da destinare alla coltivazione, anche l’Italia può già contare su un’eccellenza del settore come Planet Farms, fattoria indoor nata in Brianza per sperimentare l’impatto di un’agricoltura praticata al chiuso con il supporto di tecnologie all’avanguardia (e prossima a realizzare quello che, in primavera, diventerà il più grande laboratorio di vertical farming in Europa, superando l’esempio danese, in un capannone di novemila metri quadri a Cavenago; intanto a Milano opera anche Agricola Moderna). Anche in questo caso il vantaggio più evidente risiede nell’ottimizzazione delle risorse, in funzione antispreco, con un risparmio d’acqua che raggiunge percentuali del 90-95%, l’opportunità di non consumare il suolo e la possibilità di monitorare i parametri di crescita delle piante grazie a software avanzati, che senza il ricorso ad agrofarmaci stimolano la produttività e rendono le produzioni più versatili rispetto alle richieste del mercato. Al momento, il limite principale delle fattorie indoor è legato all’aumento dei costi di produzione per tutti quei prodotti agricoli che non sono insalate o erbe aromatiche; ma l’obiettivo per il prossimo futuro è quello di equiparare costi di produzione e dunque prezzo di vendita al consumatore a quelli delle aziende convenzionali. Partendo dal reperimento di energia rinnovabile (come a Copenaghen si sta facendo utilizzando energia eolica) in grado di “sostituire” la luce solare in modo sostenibile.