Chi sono le Cesarine
Dietro alla “carica” di Cesarine si nascondono circa 1500 cuoche casalinghe d’Italia (ma c’è anche una piccola percentuale di uomini) che hanno deciso di fare rete per promuovere l’ospitalità e la tradizione gastronomica della Penisola. Dal 2004, per iniziativa della sociologa Egeria di Nallo, si sono riunite nel primo network di home cooking in Italia, nato come impresa culturale di protezione e trasmissione della cucina tradizionale regionale. Come? Accogliendo in casa viaggiatori in arrivo da tutto il mondo. A fiutare l’opportunità di presidiare un mercato potenzialmente molto fiorente, già nel 2015, fu Davide Maggi, imprenditore del mondo digitale, che investì sull’impresa culturale per trasformarla in startup digitale, cresciuta anno dopo anno grazie al coinvolgimento di altri investitori e al conseguente aumento di capitale. Oggi le Cesarine si trovano in tutta Italia, nelle grandi città come negli angoli più remoti della penisola, e rappresentano una voce del turismo enogastronomico made in Italy molto apprezzato dagli stranieri, cui offrono numerosi pacchetti basati sulla condivisione a tavola di buon cibo, aneddoti e storie delle diverse culture culinarie regionali. Per questo, ognuna di loro deve possedere diversi requisiti: indubbie competenze in ambito di cucina tradizionale e senso di ospitalità, ma anche possesso del certificato Haccp, padronanza della lingua inglese e una discreta disponibilità di spazio, per poter accogliere anche gruppi superiori alle 10 persone.
L’esperienza gastronomica. Dall’ospitalità all’online
Questo fin quando è stato possibile viaggiare, e incontrare senza esitazioni nuove persone, per passare piacevolmente del tempo insieme. La pandemia ha congelato il valore dell’esperienza, ma non ha colto le Cesarine impreparate. Già un anno fa, infatti, il network ha puntato non solo a radicarsi in modo più capillare sul territorio con l’ingresso di nuove cuoche nel circuito; tra gli obiettivi di crescita, infatti, la volontà di promuovere la cultura italiana all’estero ha portato a sfruttare il mezzo digitale per offrire agli stranieri interessati esperienze online che potessero comunque trasmettere i valori della tavola made in Italy. E così, sul finire del 2020, ritroviamo le Cesarine forti di una ricapitalizzazione di oltre 200mila euro, frutto di una campagna di equity crowdfunding che si è appena conclusa con successo, convogliando non solo l’interesse di cuoche e cuochi amatoriali di tutta Italia, ma anche i cospicui investimenti di figure note dell’imprenditoria nazionale (numerosi sono anche gli investitori celebri della prima ora, come Daniele Ferrero, Ceo di Venchi). Gli obiettivi? Innanzitutto, diversificare l’offerta del network, per puntare con più decisione sulle lezioni di cucina online, strumento sperimentato e perfezionato durante il primo lockdown, che si è rivelato particolarmente efficace sui mercati statunitense, canadese e anglosassone. Insomma, se la pandemia non ci consente di viaggiare, l’esperienza si sposta online, portando visibilità al sito, che nel frattempo ha inaugurato una sezione di e-commerce per la vendita di prodotti tipici locali e attrezzature di cucina. La dichiarazione di intenti è chiara: diventare la piattaforma leader di cucina autentica italiana, sia di esperienze che di prodotto.
Il futuro del turismo gastronomico
Il 2019 era stato un anno decisamente fortunato per le Cesarine, con 10mila clienti ospitati (all’80% stranieri) e un fatturato lordo pari a 1,2 milioni di euro (+225% rispetto all’anno precedente); e l’intenzione, nonostante l’anno nefasto, è quella di non cedere il terreno conquistato, e, anzi, di farlo fruttare implementando canali alternativi. Se da un lato si è scelto di tornare a puntare sul turismo domestico, in modo molto più deciso il business si concentrerà nei prossimi mesi (anni) sulle cooking class online, che sempre più, in futuro, peseranno sul bilancio del mercato italiano delle food experience, destinato a fruttare 500 milioni di euro nel 2024 (da stime dei principali osservatori che si occupano di turismo gastronomico; nello stesso anno, le Cesarine prevedono di raggiungere i 29 milioni di ricavi, dopo un 2020 che si chiuderà a “soli” 446mila euro). Dunque, per le Cesarine l’emergenza si è trasformata in opportunità e il network ha contribuito negli ultimi mesi ad aumentare l’interesse verso la cucina italiana all’estero. La ricapitalizzazione servirà a produrre nuovi contenuti appetibili – tutorial, videoricette, approfondimenti sulla storia della cucina italiana – e a organizzare la logistica per sostenere la vendita di prodotti tipici, con la certificazione di Slow Food (Dal 2019, Cesarine è comunità diffusa Slow Food per la salvaguardia della cucina tradizionale italiana, oltre che PMI Innovativa).
a cura di Livia Montagnoli