Il turismo enogastronomico che non conosce crisi
Se è vero che il cibo continua a essere il motore del turismo in Italia – tanto quello interno, che le presenze in arrivo dall’estero (due turisti stranieri su tre considerano il cibo e la cultura il motivo principale per un viaggio nel Belpaese) – il paniere di specialità locali censite su tutto il territorio nazionale non può che contribuire a consolidare questo dato. Coldiretti stima che il 78% degli italiani in vacanza vada in cerca di sapori autentici che rivelino le tradizioni del luogo e, molto spesso, finisca per portare con sé un ricordo “gastronomico” del viaggio, dai prodotti caseari al vino, dall’olio agli insaccati. Una pratica che favorisce la circolazione di prodotti artigianali penalizzati dalla grande distribuzione e garantisce la sopravvivenza del circuito dei piccoli produttori di cui si compone la gran parte del sistema agroalimentare italiano.
Le bandiere del gusto 2015. 73 new entry, in testa la Toscana
È sempre Coldiretti a ricomporre una mappa del gusto made in Italy che quest’anno vede protagonisti ben 4866 alfieri da Nord a Sud della Penisola: tante sono le bandiere del gusto 2015 censite dall’associazione e presentate ad Expo nel Padiglione No farmers No Party. Il requisito principale per conquistare il titolo di specialità regionale è legato all’autenticità delle ricette, che devono poter contare su almeno 25 anni si storia alle spalle. Il podio spetta alla Toscana, che si aggiudica 461 menzioni, seguita da Campania (457, staccata di pochissimo) e Lazio (393). Un numero importante che va a sovrapporsi al patrimonio senza eguali nel mondo di denominazioni Dop e Igp (272) e alle Doc e Docg del vino che ammontano a 451; e il 2015 vede l’ingresso di 73 nuove bandiere del gusto, tra cui la torta al testo umbra – semplicemente farina, acqua, sale e olio d’oliva che si trasformano con la cottura sul testo – il filu ferro sardo, la soperzata prodotta in Basilicata da tre secoli (in arrivo da Rivello della Basilicata, in compagnia di altri 782 prodotti tra salumi, insaccati e carni fresche), il carciofo di Mola dalla Puglia, il cannolo siciliano che a Piana degli Albanesi e Santa Cristina di Gela viene ottenuto con farina di grani antichi e poi farcito con ricotta di pecora, scaglie di cioccolato e miele di zagara.
Specialità regionali. Tra nomi buffi e lavorazioni antiche
Le specialità preservate dalla dimensione rurale e paesana dell’Italia sono moltissime, alcune nascondono storie da raccontare, come il biscotin del Prost originario della Valchiavenna, in Lombardia, dove viene confezionato a mano con grande cura da secoli (e ben 1490 sono paste e prodotti da forno annoverati, tra tipologie di pane e biscotti) o –ancora dalla Lombardia – la Rosa Camuna, il formaggio che ricorda la forma della celebre incisione rupestre della Val Camonica. Tra i prodotti più originali il tetoun valdostano, ottenuto dalle mammelle delle mucche o la zuppa campana di grano, ceci, mais e lenticchie che si consumava il 1 maggio per non essere aggrediti dalle mosche nei campi (secondo la leggenda popolare).
Farmersforyou. L’app per chi cerca il cibo autentico
Ecco spiegata l’utilità di un’applicazione come Farmersforyou rilasciata qualche mese fa da Coldiretti: un’app che riunisce agriturismi, ristoranti, botteghe, mercati e fattorie che propongono e portano in tavola le specialità regionali, da rintracciare spostandosi sul territorio grazie al servizio di geolocalizzazione che copre un raggio di 30 chilometri e permette di orientarsi in questa ricchissima mappa del gusto.
Scarica qui l’app Farmersforyou