Perché le api sono importanti per l'uomo
Non è recente la passione di Morgan Freeman per l'apicoltura. Ma fa notizia in tempi di rinnovato interesse per le api, nel fare quadrato sugli interrogativi che pone la salvaguardia del pianeta. C'è il tema del biodiversità: per Greenpeace, che costantemente rinnova la campagna Save the bees, le api – minacciate dall'inquinamento dilagante dei pesticidi usati dall'agricoltura intensiva e dal cambiamento climatico – impollinano 70 colture alimentari su 100 (dunque l'impollinazione è responsabile di circa il 75% della produzione agricola), tutelando così la diversità agroalimentare, e, per diretta conseguenza, le nostre necessità nutrizionali. Ne abbiamo parlato a proposito della startup italiana Convective Knowledge, che un gruppo di fisici umbri ha perfezionato con l'obiettivo di sconfiggere l'acaro parassita che attacca le api, e insieme ai pesticidi costituisce la minaccia più tangibile alla sopravvivenza della specie. E di nuovo, in occasione dell'uscita del libro di Cinzia Scaffidi (per Slow Food), Il mondo delle api e del miele.
Apicoltura urbana sul tetto di Notre Dame
Mentre ha fatto notizia, a margine del devastante incendio divampato nella cattedrale parigina di Notre Dame, la storia delle arnie miracolosamente scampate alle fiamme: a posizionarle sul tetto della cattedrale era stata l'associazione Beeopic nel 2013, proprio per sviluppare un progetto di apicoltura urbana e tutela della biodiversità. Circa 180mila api curate dall'apicoltore Nicolas Geant, che assicurano una produzione di miele pari a 75 chili l'anno, venduti presso il negozio di Notre Dame. Non a caso, tra i progetti presentati per la ricostruzione del tetto e della guglia principale della chiesa, distrutti dall'incendio, un gruppo di architetti francesi ha proposto di insistere sulla vocazione ecologica dell'edificio, con l'idea Notre Dame de Paris in green for all of us. Come? Installando una serra didattica in vetro e acciaio a sostituire la copertura danneggiata, per fare del sottotetto della cattedrale uno spazio visitabile dedito all'orticoltura e all'apicoltura, con alcune decine di alveari ospitati all'interno della guglia. Un progetto chiaramente utopistico, che però, ancora una volta, pone l'accento sulla necessità di ritagliare oasi ambientali protette pure nell'ambito delle grandi città. La soluzione più immediata per contrastare il rischio di estinzione delle api, invece, è quella di incentivare l'agricoltura biologica.
Morgan Freeman e le api
E Morgan Freeman, suo malgrado, è diventato l'emblema di una buona pratica che gli è valsa l'attenzione dei riflettori anche lontano dai red carpet. Le stime del lungo periodo dicono che gli Stati Uniti hanno perso tra il 1947 e il 2005 il 59% delle colonie di api, su un territorio dove l'abuso di pesticidi è prassi fin quasi protetta dalle leggi statali. Dunque è importante che l'attore, ultraottantenne, abbia deciso di impegnarsi in prima linea: nel 2014 raccontava agli americani, ospite del talk show di Jimmy Fallon, la sua passione per l'apicoltura. A distanza di qualche anno, la sua tenuta di 50 ettari in Mississipi ospita 26 alveari che Freeman cura personalmente con l'aiuto di un giardiniere, nello spazio incontaminato che i visitatori non esitano a descrivere come un giardino dell'Eden, tra alberi di magnolie e distese di lavanda. Nel ranch, infatti, le api sono libere di condurre la propria esistenza, e nessuno le priva del miele. A questo proposito, Freeman si è detto disinteressato ad avviare un'attività di produzione di miele, confermando l'unico scopo del suo progetto: garantire alle api uno spazio sicuro. E contribuire così, pur in piccolo, alla salvaguardia del pianeta.