La birra di riso in Cina ha 9.000 anni
Sembra essere l’anno dei ritrovamenti per il mondo della birra, uno degli alimenti più antichi su cui si stanno scoprendo sempre più informazioni. È dello scorso febbraio, per esempio, la notizia dei resti di un birrificio a Ovest del fiume Nilo, probabilmente il più antico centro di produzione brassicolo mai rinvenuto in Egitto. A luglio, invece, è stata la volta delle bottiglie di vetro recuperate al largo della Scozia all’interno del relitto di un mercantile, il Wallachia, affondato nel 1895 dopo la collisione con un’altra imbarcazione. Era partito da Glasgow con un ricco carico che comprendeva anche del cloruro di stagno, ed è stato ritrovato dal subacqueo amatoriale Steve Hickman. Quello che ha sorpreso scienziati e appassionati del settore è stato il fatto che il lievito fosse ancora vivo. L’ultima scoperta arriva invece dalla Cina e risale a 9.000 anni fa: un gruppo di archeologi ha trovato nel sud-est del Paese i resti di vasi di birra.
La birra ai funerali
A interessare di più i professionisti, è il luogo del ritrovamento: una sepoltura. Sembra infatti che in Cina fosse usanza bere alcolici durante i rituali funebri, “probabilmente si trattava di una bevanda leggermente fermentata e dolce, di colore torbido”, ha spiegato l’archeologo Jiajing Wang, a capo del progetto. Nei vasi c’erano residui di piante, amido, resti di funghi: secondo gli esperti, si tratterebbe di birra di riso, i cui residui sono stati ritrovati anche in altri contenitori. Al tempo la coltivazione di riso non era ancora ben sviluppata, per cui si pensa che la bevanda fosse riservata solo per occasioni speciali, per esempio per onorare i morti. Quattro ciotole, nove barattoli e sette hu pot, delle primordiali pentole tradizionali: questo è tutto ciò che è stato rinvenuto, ulteriore testimonianza di quanto antico sia il consumo di alcolici.
“Incredibile come già 9mila anni fa gli abitanti del luogo si fossero accorti che gli avanzi di riso e i chicchi fermentati diventavano più dolci e alcolici con il tempo”, ha aggiunto Wang, principale autore dello studio. Certo, non c’erano le conoscenze e le tecnologie attuali, ma la capacità di osservazione non mancava: “Presumibilmente la gente di allora non conosceva la biochimica associata alla fermentazione dei cereali, ma osservava quel processo e lo sfruttava attraverso tentativi ed errori”.
a cura di Michela Becchi