La top 10 degli stand più originali e ben progettati della 50esima edizione di Vinitaly

17 Apr 2016, 14:00 | a cura di

Le dieci sorprese architettoniche più interessanti del Salone dei vini di Verona, dove molte cantine si sono presentate con stand d’autore e originali allestimenti. Ecco i nostri preferiti. 

Dopo Expo, l'Italia ci ha preso gusto a presentarsi agli appuntamenti fieristici in grande stile. Il Salone Internazionale dei Vini e dei Distillati non è stato da meno, sebbene qui a Verona la tradizione architettonica sia stata sempre molto alta. Tra le proposte più gettonate di questa 50esima edizione di Vinitaly, ci sono sicuramente la sostenibilità, la didattica e la natura. Abbiamo fatto un giro tra gli stand, cercando di stilare una top ten di quelli più originali, creativi, architettonici. Tra questi ci sono delle prime assolute, ma anche dei riallestimenti degli anni precedenti. Molti sono firmati da grandi architetti, altri presi in prestito da musei, altri ancora fai-da-te. Nei km percorsi tra i padiglioni ci siamo trovati davanti a strutture colossali degne del Capodanno di Rio, così come ad aree molto egualitarie con strutture identiche per tutti. La nostra selezione non pretende di essere esaustiva di tutto il Salone, ma solo una cernita ristretta e anche molto personale. Eccola in ordine assolutamente casuale.

 

TASCA D'ALMERITA

Tra i richiami alla sostenibilità, lo stand della cantina Tasca d'Almerita, ci è sembrato il più incisivo. Legno, agrumi e piante siciliane fuori; un accogliente spazio degustazioni dentro. Il tutto sovrastato dalla parete della sostenibilità interattiva, realizzata dallo Studio Forward di Palermo: un calendario in alto con la data 13 agosto 2015, quella in cui si sono esaurite le risorse della terra. E poi il riferimento alle energie rinnovabili e un memento interattivo per essere più green: spegnere la luce, andare in bicicletta, non sprecare l'acqua. Di fronte il murales della Sicilia, con i suoi tesori architettonici ed enogastronomici, disegnato, nel corso del primo giorno del Salone, dal giornalista gastronomico e illustratore Gianluca Biscalchin. Praticamente, più che un allestimento, un'installazione estemporanea. INGEGNOSO.

 

CANTINA TOLLO

Un'immersione a pieni polmoni nel Parco Nazionale d'Abruzzo, ma in quel di Verona. A partire dalla pareti, avvolte da una foresta appena accennata, realizzata in tessuto a stampa su carta da parati. Testimonial d'eccezione di Cantina Tollo a Vinitaly sono stati l'orso marsicano, le lepri, gli uccelli, il capriolo. Mentre il cervo, che presidiava il territorio all’esterno dello stand, è stato protagonista della campagna #iostocolcervo. All'interno un banco hi-tech di design di alta qualità (firmato da Bulthaup), corredato da una “finta” madia: in realtà una stazione ultra attrezzata per la degustazione professionale. L'allestimento è di Homina-Pdc Comunicazione, la realizzazione di DSign Allesti. NATURE.

 

CANTINA SALCHETO

Tema molto gettonato di questa edizione è stata la scuola, una sorta di ritorno alle origini. Segno che il vino ha molto da insegnare o, al contrario, ancora molto da imparare? In realtà dietro gli allestimenti didattici della 50esima edizione di Vinitaly c'è una spiegazione. Si è vestito da aula scolastica, ad esempio lo stand di Salcheto. Molto lineare, spiccano i colori verde e azzurro tipici di una scuola contemporanea. Ma a dettare questa linea è stato il progetto Wine School of Sustainability. L'idea della cantina più green d'Italia (in collaborazione con l'Università di Siena) che proprio a Vinitaly ha lanciato la campagna di crowdfunding. Partita il 10 aprile resterà aperta fino al 10 giugno. L'obiettivo è raggiungere la cifra di 84 mila euro per far partire i corsi di sostenibilità del vino. Il primo, previsto per settembre, è il Master in Wine Sustainability. L'idea dello stand è del vulcanico Michele Manelli, la realizzazione di Jacopo Sestini e Marco Longini (www.sestiniecorti.it). SOSTENIBILE.

 

CLAVESANA

Altra azienda che fa scuola è la cooperativa piemontese Clavesana. Un messaggio semplice, anzi elementare, come elementare è il Dolcetto che vuole rappresentare. L'allestimento viene direttamente dal Museo di Favagna e si rifà alle scuole di primo Novecento: banchi di legno, calamaio, grembiuli e perfino il Codice della Cortesia Italiana, prima edizione. Sulla lavagna, la scritta Dolcetto Docet. E sul tema della scuola, spiega il direttore Anna Bracco, si fonda tutta la filosofia di questa storica realtà: “Anni fa la cooperativa ha acquistato una vecchia scuola in disuso, che nel tempo è diventata un luogo di incontro dei soci”. Ma non solo, l'azienda ha da tempo introdotto il sistema delle pagelle per tracciare il percorso di ogni singolo produttore. E il loro stand ha voluto portare a Verona tutto questo. DIDATTICO.

 

CANTINE SETTESOLI

Un grande carapace al centro del Padiglione Sicilia, com'è grande la comunità che rappresenta. Parliamo dello stand della cantina cooperativa Settesoli. Gli scuti di questo involucro rappresentano simbolicamente le tante contrade che costituiscono l'intera mappa del vigneto cooperativo (su ogni parte c'è un nome della Contrada). Realizzato dall'architetto Ignazio Internicola del Pilark Studio di Palermo, lo stand ha proposto al suo interno tutti materiali di recupero delle vecchie case di campagna dei soci-produttori: dalle porte ai tavoli, fino alla libreria dei vini. A simboleggiare il senso di comunità del territorio e la filosofia di accoglienza propria di questa realtà vitivinicola. OSPITALE.

 

MESA

Nella nostra selezione non poteva mancare la cantina di uno dei più grandi creativi di sempre, Gavino Sanna, firmata chiaramente da lui. Nei materiali e nei colori utilizzati - nero e acciaio - richiama quelli della cantina sarda. “Una sorta di finto minimalismo” come ci spiega lo stesso Sanna “che vuol far convergere tutto verso le bottiglie”. Nel gioco di riflessi dati dall'acciaio, infatti, si vedono le sagome scomposte dei passanti, mentre le bottiglie in primo piano rimangono fisse: l'unico punto su cui si focalizza lo sguardo. L'inventore di campagne indimenticabili (tra cui Barilla, Giovanni Rana, Pasta De Cecco), che si è ritirato da tempo dalle scene pubblicitarie, non ha perso la voglia di stupire e ammaliare il suo pubblico, dalle etichette agli allestimenti. CREATIVO.

 

CESARI

Altro tema gettonato degli stand di Vinitaly - e non solo in questa edizione - è l'architettura a forma di botte. Ne abbiamo viste parecchie in giro per i padiglioni, nelle diverse varianti, ma la più elegante e accogliente, ci è sembrata quella della cantina veronese Cesari. Fuori imponente, dentro come trovarsi in una… Botte di ferro. “Il progetto non è stato commissionato ad hoc da noi della famiglia” ha spiegato il titolare Franco Cesarima è frutto dell'intuito di un architetto che, dopo aver visitato la cantina, in una notte ha partorito l'idea. E da allora non l'abbiamo più lasciata”. Un evergreen, insomma. Che, se non può essere menzionata tra le novità di questo Salone, merita sicuramente il riconoscimento all'eleganza e alla… Solidità. IMPONENTE.

 

MAZZETTI D'ALTAVILLA

Rimanendo sul fil rouge-botte, merita una menzione lo stand Mazzetti d'Altavilla con cui la famiglia di distillatori piemontesi ha voluto festeggiare i primi 170 anni di attività. Ricordiamo, infatti, che oltre ad essere il Salone dei vini, Vinitaly è anche il Salone dei distillati. Al centro della struttura un corridoio-botte che è un po' un amarcord: sulle pareti l'albero genealogico di famiglia e tutte le etichette che hanno accompagnato la storia dell'azienda. Esposta anche una delle prime bottiglie di grappa (grappa Stravecchia) degli inizi dell' '900. Realizzato dal gruppo Onestand di Castelnuovo del Garda (Verona) su progetto di Flu Design di Fulvia Ferraris, lo stand ha esordito a Vinitaly, dopo aver fatto un debutto in miniatura a ProWein. MUSEALE.

 

LVNAE BOSONI

Sole e luna sono i protagonisti dello stand della cantina ligure Lvnae Bosoni, intrecciati nel loro dualismo, agli elementi della natura: il tralcio di vite che pende dal soffitto, i tronchi di legno che fanno da sgabelli, il verde del cespuglio che emerge dal tavolo da degustazione nero. Come nero è il leitmotiv di tutta l'architettura (è il ferro l'elemento predominante), intervallato dal color legno della casse di vino. Progettata da Diego Bosoni e dal designer Andrea Del Sere, l'architettura non presenta nessuna sbavatura e contrasta con tutto il kitsch visto in Fiera, grazie ad un minimalismo lineare, ma allo stesso tempo sinuoso. LUNARE.

 

MARCHESI ANTINORI

Corten, legno e cotto. Sono i tre elementi che caratterizzano lo stand Antinori che, realizzato dallo studio Archea&Associati, richiama nei materiali l'ultima cantina nel Chianti Classico, arrivata nella grande famiglia nel 2012, Antinori Bargino. Se fuori sono le immagini dei vigneti ad essere stati incastonati nella scaffalatura (tante finestre sulla natura), all'interno, invece, incastonate nella parete ci sono le bottiglie di vino. Pensato proprio per questo Vinitaly ha, poi, debuttato il corner degustazioni legato alla Tenuta Montenisa. Nell'insieme una struttura equilibrata, non troppo appariscente che vuole riappropriarsi del rapporto con la natura, dai colori ai materiali utilizzati. GEOMETRICO.

 

A cura di Loredana Sottile

Foto di Stefania Annese

 

 

linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram