La storia del panificatore bengalese che prepara uno dei migliori filoni di Roma

29 Lug 2024, 17:58 | a cura di
L'arrivo in Italia a soli 17 anni, l'accoglienza nella casa famiglia di Capitano Ultimo e la formazione nel miglior panificio di Roma

La strada verso il riscatto, personale ma anche sociale o professionale, può essere impervia. Va percorsa tutta perché il raggiungimento della meta segna quel passaggio che poi la vita te la cambia definitivamente ed è da quel punto in poi che s’inizia a costruire il proprio futuro. Un'intro un po’ filosofeggiante - anzi, forse un po’ troppo, perdonateci - ma è esattamente ciò che abbiamo capito, ascoltando la storia di Shakhawat Hossain che nel 2012 a soli 17 anni è arrivato a Roma dal Bangladesh. Oggi, a distanza di dodici anni e dopo averne trascorsi 6 nel panificio di Gabriele Bonci, Shakhawat è a capo di un laboratorio di panificazione ma per lui, ne siamo certi, il meglio deve ancora arrivare. Ed è solo dietro l’angolo.

L’arrivo a Roma e l’ombra del caporalato

I genitori di Shakhawat avrebbero certamente preferito avere il loro figlio accanto, vederlo crescere e realizzarsi nel loro paese natale ma è stato proprio per garantirgli un futuro che nel giugno del 2012, utilizzando tutti i loro risparmi, organizzano il trasferimento del loro ragazzo in Italia. “Quando sono arrivato in Italia non conoscevo una parola d’italiano, avevo uno zaino con qualche vestito e un foglio con un indirizzo. Era quello dell’appartamento a San Paolo dove sarei stato con altri miei connazionali”. Racconta Shakhawat mentre ci accoglie in un torrido pomeriggio di luglio nel suo laboratorio in Via Eurialo 71 in zona Colli Albani; la produzione è finita al mattino e anche tutte le consegne sono state evase. Lui, che pure lavora incessantemente dal mattino presto al tardo pomeriggio, è felice e solare. Si vede che ha voglia di raccontare la sua storia e noi lo lasciamo parlare.

“Arrivo in questo appartamento, eravamo una dozzina di persone. Io diciassettenne e anche abbastanza spaesato, seguo i grandi che mi consigliano di trasferirmi a Terracina perché là, anche senza permesso di soggiorno, avrei lavorato nei campi”. Una storia nella pianura pontina che ci riporta alla mente la triste vicenda di Satnam Singh vittima del caporalato e della disumanità del suo datore di lavoro che l'ha lasciato morire sul ciglio della strada. Per fortuna Shakhawat non ha conosciuto l’orrore del caporalato perché uno dei primissimi giorni del suo trasferimento a Terracina un suo connazionale gli ha dato il consiglio che di fatto gli ha cambiato la vita: “Mi disse di non perdere tempo con il lavoro nei campi perchè non mi avrebbe portato nulla di buono. Mi diede i soldi per comprare un biglietto per Roma e prendere l’indomani il primo treno verso la Capitale e recarmi poi a Trastevere all’Ufficio per Minori dove mi avrebbero dato dei documenti provvisori ma soprattutto una sistemazione e anche la possibilità di andare a scuola e d’imparare la lingua”.

Gli incontri decisivi

Al centro per minori a Santa Maria del Soccorso Shakhawat incontra diversi operatori, disponibili e professionali. Tra questi c’era Alessandra Forteschi, che è stata la prima persona ad averlo introdotto nel mondo dell’arte bianca, fu sua infatti l’idea di mandare Shakhawat nella tenuta agricola in via della Mistica dove Capitano Ultimo, l’ex generale italiano dell'Arma dei Carabinieri appartenente ai reparti speciali a cui si deve l'arresto di Totò Riina, ha dato vita ad una casa famiglia in cui offre alloggio a giovani in difficoltà ma anche formazione attraverso corsi professionali. “Da Capitano Ultimo ho ritrovato una famiglia. Avevo una casa, un tetto sopra la testa, vestiti puliti e soprattutto al pomeriggio, di rientro dalla scuola, avevo un impegno importante: il corso di panificazione”.

Impara a fare il pane, la pizza, apprende le varie tecniche di lievitazione e più mette le mani in pasta e più capisce che quel mestiere gli piace ed è quello che vorrebbe fare da “grande”. Che poi, il momento di esserlo grande – almeno sulla carta – non tarda ad arrivare, infatti a marzo del 2013 Shakhawat diventa maggiorenne e come da regola il supporto della onlus di Capitano Ultimo s’interrompe. Adesso per poter continuare a stare in Italia c’è bisogno di un regolare contratto di lavoro per ottenere il permesso di soggiorno; in verità il lavoro con contratto a tempo indeterminato l’aveva anche trovato ma sentiva che non era quella la strada che voleva percorrere. “Avevo trovato lavoro in un forno sulla Nomentana, là facevamo anche sculture di pane, ma non era il mio posto – racconta – e così, faccio quello che oggi definisco una follia”.

Turni notturni

Lascia infatti l’impiego e la conseguente possibilità di ottenere il permesso, a questo punto l’unica cosa da fare era contattare di nuovo Capitano Ultimo che non lo abbandona, anzi lo lascia nelle migliori mani al mondo: quelle di Franco Palermo, il panificatore romano con la passione per la poesia che ha formato tanti dei più bravi fornai di oggi. Franco e Shakhawat s’incontrano, il ragazzo gli spiega cosa sa fare, Franco fa una telefonata e all’altro capo del telefono risponde un suo ex allievo. Questo dice che nel suo forno in verità non aveva bisogno di personale ma avrebbe fatto il possibile per aiutare questo ragazzo.

In quella telefonata Franco Palermo parlava con Gabriele Bonci; effettivamente nel suo panifico del quartiere Trionfale era al completo ma da lì a breve, come chiesto da Franco, esce un posto di lavoro per Shakhawat ed arriva anche il permesso di soggiorno. “All’inizio stavo al banco, poi sono stato spostato al laboratorio dove ho imparato tutto quello che oggi so di panificazione, pizza, lievitazione, farine. Tutto”. Shakhawat, che oggi ha appena trent’anni, nel panificio di Bonci ha trascorso sei anni e sa perfettamente quali sono le persone che veramente hanno avuto un ruolo determinante nella sua vita sia personale che professionale. “Senza Franco Palermo e Gabriele Bonci non so cosa sarebbe stato di me. Nel forno a Trionfale ho costruito tassello dopo tassello la professione che oggi posso definire come la mia grande passione”. Sei anni intensi e importanti quelli trascorsi da Bonci, nell’ultimo periodo Shakhawat era il responsabile del turno notturno e si occupava della formazione dei nuovi arrivati. Era il 2019 e stava chiudendosi un importante capitolo della sua vita.

L’apertura della prima attività

Che strani giri fa la vita, a voler immaginare i più rocamboleschi comunque la realtà supera spesso la fantasia. Ed è così anche per questa storia perché quando Shakhawat a metà 2019 decide di concludere la sua esperienza da Bonci lo fa perché vuole aprire qualcosa di suo, ma vorrebbe farlo contando sul supporto di una persona fidata. “Con Shakhawat non ci siamo mai persi di vista, neanche dopo la conclusione dell’esperienza da Capitano Ultimo dove fui io a fare da gancio”. A parlare è Alessandra Forteschi l’operatrice che lo indirizzò alla Casa Famiglia e che l’ha avvicinato all’arte bianca, “Ho una laurea in psicologia del lavoro e un dottorato in questione femminile e politiche paritarie. Ho lavorato a lungo nel settore della mediazione sociale, nelle strutture di assistenza, ma da tempo sentivo l’esigenza d’investire in un progetto mio in cui potermi sentire veramente realizzata”.

Quando Shakhawat la contatta per proporle di aprire un’attività insieme Alessandra non se lo fa ripetere due volte e così a marzo 2020 aprono la prima pizzeria in zona Tuscolana, ma ovviamente il momento è dei peggiori in assoluto quindi cercano di resistere per un paio di anni dopo la pandemia finchè a fine 2023 colgono una duplice occasione: la vendita dell’attività in zona Tuscolana e il trasferimento in Via Eurialo aprendo Tasty Food Lab. Alessandra si occupa dell’amministrazione ed ovviamente Shakhawat della produzione di pane, pizza e dolci. Ora sono concentrati su produzione per forniture a terzi, il giro di clienti è buono e le cose in questo primo anno di apertura stanno andando molto bene. Ma Shakhawat ha le idee molto chiare per il suo prossimo futuro “Da qui ai prossimi due anni mi immagino in un grande laboratorio con rivendita diretta. Uno spazio ampio in cui le persone possono venire per acquistare ma anche mangiare sul posto. Vorrei che tutto fosse a vista, che la gente vedesse il grande lavoro che c’è dietro la nascita di un filone di pane. Per me è una magia”.
Gli occhi gli brillano e la voce è squillante. Shakhawat è felice mentre ci parla dei suoi progetti e noi con lui perché siamo certi che andrà molto lontano.

Tasty Food Lab - via Eurialo, 71 - Tel. 388 165 3036

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