Il turismo enogastronomico è una leva strategica di sostenibilità. È questo il principale messaggio venuto fuori dal Rapporto su Turismo enogastronomico e sostenibilità di Roberta Garibaldi, presentato all’evento Agrifood Future di Salerno.
È il momento di passare all’azione
“Il Rapporto” ha detto la stessa Garibaldi “evidenzia da una parte il cambiamento della domanda, con un consumatore sempre più orientato verso una condotta sostenibile che porta a scelte precise di destinazione, attività svolte e conseguenze socio-ambientali. E, dall’altra, la necessità di un cambio di passo a livello di visione strategica dell’offerta. Si avverte il bisogno di azioni politiche in grado di gestire i flussi in modo più sostenibile, rilanciare in ottica green e social le economie del cibo dalla produzione al consumo... In sostanza, passare all’azione”. Ma come? Con azioni di soft power, tra cui modifiche normative, formazione, scambio di conoscenze, momenti di valorizzazione delle buone pratiche locali anche con premi ad hoc, ed incentivi.
Servono più certificazioni green
Di fatto la sostenibilità è focal point nella scelta della destinazione. I turisti italiani, infatti, valutano attentamente se e quanto è sostenibile il luogo che si accingono a visitare. Quali elementi prendono in considerazione? La possibilità di alloggiare in strutture green (per oltre 3 viaggiatori su 4), raggiungere la meta con mezzi poco impattanti e muoversi in loco con biciclette. Dal lato offerta, sono ancora troppo poche le destinazioni e le aziende che hanno una certificazione di sostenibilità in ambito turistico.
Chi viaggia desidera essere informato in modo chiaro sulla sostenibilità. Prima della partenza e durante l’esperienza: 6 italiani su 10 vorrebbero conoscere in dettaglio le tecniche per minimizzare gli impatti sull’ambiente, le iniziative per il benessere del personale e dell’azienda. L’essere sostenibili deve essere mostrato e comunicato ai propri clienti, fornitori, agli operatori del territorio e alla comunità locale affinché diventi valore aggiunto. E deve arrivare anche ai turisti: una comunicazione integrata e coerente stimola il viaggiatore e lo induce all’acquisto.
Più stranieri meno italiani
C’è poi da tener conto anche dei cambiamenti nell’approccio al viaggio. Dopo il Covid si sperava in una nuova forma di turismo sostenibile, con meno overtourism, più viaggi nel proprio Paese. Tuttavia, dopo un 2022 di revenge tourism, nell’estate 2023 è cresciuta la domanda di voli aerei, la presenza di turisti internazionali, ma si ha avuto un calo dei flussi interni, in seguito all’aumento generalizzato dei costi. A influire sulla diminuzione del turismo domestico, da una parte il ritorno ai viaggi oltreconfine, dall’altro le difficoltà legate a redditi troppo bassi.
Ben vengano i turisti dall’estero, ma gli italiani sono spesso la base del mercato perché viaggiano tutto l'anno e visitano le aree interne. In Italia il 47% degli arrivi di stranieri si concentra in sole sei province: Venezia (12%), Bolzano e Roma (9%), Milano (6%), Verona e Firenze (5%), mentre gli italiani hanno una distribuzione molto più omogenea.