La ripartenza del Povero Diavolo. Giuseppe Gasperoni in cucina e il manifesto dei cuochi sognatori

16 Gen 2018, 09:11 | a cura di

Da marzo alla guida della cucina di Torriana arriverà il giovane Giuseppe Gasperoni, romagnolo per nascita e identità gastronomica. A lui il compito di guidare la brigata, ma pure di gestire la storica Osteria, con la collaborazione iniziale del patron Fausto Fratti e di sua moglie Stefania, che poi passeranno il testimone. E intanto, su idea di Fausto, nasce il movimento dei cuochi sognatori, per difendere il legame tra cibo e paesaggio. 


Nel futuro di Torriana

Il 2018 del Povero Diavolo porta con sé novità importanti. A Torriana, nell’ultimo anno e mezzo, il patron Fausto Fratti e sua moglie Stefania hanno lavorato lontano dai riflettori per assicurare continuità alla locanda che per un lungo periodo ha incrociato il suo destino con quello di Pier Giorgio Parini, prima che lo chef decidesse di voltare pagina. Mesi di riflessione che non sono certo trascorsi con le mani in mano, e che nel piccolissimo borgo in provincia di Rimini hanno portato, a più riprese, cultori della materia e giovani chef, fermo restando il desiderio di proporsi come fucina di talenti - con l’esperienza di Spessore e Incipit – e centro di divulgazione dell’eccellenza enogastronomica, con la festa di inizio estate della Collina dei Piaceri. Nel frattempo, la ricerca del nuovo chef che avrebbe preso il comando della cucina dell’Osteria è continuata. E oggi c’è il nome che concretizza la ripartenza, quello di un giovane di talento scelto per le sue motivazioni e per l’esperienza maturata sin qui, nonostante all’anagrafe dichiari appena 27 anni.

 

Giuseppe Gasperoni alla guida del Povero Diavolo

La prossimità, di intenti e geografica, è certamente stato un criterio che ha orientato la scelta: lui, Giuseppe Gasperoni è romagnolo, e figlio d’arte. Da marzo sarà non solo a capo della cucina dell’Osteria del Povero Diavolo, ma pure gestore dell’attività, per conto di Fausto e Stefania. Un grande attestato di stima che non nasconde le aspettative riposte in questo nuovo inizio, con l’entusiasmo di scoprire ciò che sarà. Cresciuto nella cucina di Casa Zanni – storica attività di ristorazione del riminese, a Villa Verucchio, gestita dalla sua famiglia e per decenni punto di ritrovo per gli estimatori della tipicità romagnola – Giuseppe ha maturato prestissimo il suo legame con il gusto, filtrato attraverso la lente della tradizione di un territorio ricco di storia, protetto dalla tranquillità di una dimensione domestica che ti fa apprezzare le cose più semplici. La passione per il cibo, quindi, si è trasformata ben presto in curiosità: a 16 anni, in vacanza dall’alberghiero, la prima stagione estiva al mare, presso l’albergo di Lido di Savio, poi dal 2008 l’esperienza più significativa, al fianco di Riccardo Agostini (che al Povero Diavolo era maturato, e oggi lascia idealmente il testimone al suo allievo) al Piastrino di Pennabilli. Sei anni per forgiare il carattere e un metodo di lavoro, mentre nel 2012, per qualche mese, sperimentava da vicino l’impostazione di una cucina blasonata, con lo stage nel team di Enrico Crippa, a Piazza Duomo: “Crippa è un perfezionista instancabile, con una grande disciplina. La lezione che ho fatto mia è il concetto di semplicità, che mi ha colpito e convinto. La tua cucina dev’essere chiara e accessibile, anche se laboriosa e complessa alla fine deve risultare semplice, mi ha detto Enrico un giorno”. Ora è il momento di mettere in pratica gli insegnamenti, nel doppio ruolo di mente creativa e guida capace di motivare la brigata (che ha formato personalmente) e far tornare i conti: un approccio che di lui farà un giovanissimo chef imprenditore, dopo l’esperienza gestionale a Casa Zanni dell’ultimo periodo. "Giuseppe diventerà il proprietario vero e proprio del Povero Diavolo" racconta Fausto "Noi lo affiancheremo per un periodo sufficientemente lungo a capire come facilitare il passaggio di consegne. Per i primi mesi continueremo a essere presenti, chiaro che se la collaborazione dovesse rivelarsi vincente, da parte nostra c'è tutta la disponibilità a preseguire con l'affiancamento."

Fruibilità e condivisione

E quindi comunque, per Gasperoni sarà un salto verso un futuro da costruire, con la fondamentale collaborazione dei padroni di casa, per fare in modo che il Povero Diavolo resti “una casa d’accoglienza aperta a tanti stimoli”, com’è stato finora. Nel piatto prodotti locali, fruibilità, il racconto di una storia romagnola vera perché personale. In testa tanti progetti, e la voglia di continuare a far vivere Scorticata di attività ed esperienze condivise con “amici, colleghi, curiosi del mondo dell’enogastronomia”. Quindi ancora Incipit, Spessore, La Collina dei Piaceri. E da subito una nuova iniziativa, che risponde agli stimoli di un “manifesto dei cuochi sognatori”, da un’idea di Fausto Fratti: "All'idea dei cuochi sognatori penso da una vita. Mi piacerebbe raccontare il nostro territorio in tutte le sue sfumature, ne ha bisogno anche Rimini e noi, che ormai siamo pensionati, abbiamo ancora tanto da dare a questa terra. I cuochi ci stimano, e hanno risposto alla chiamata: devono capire che è bello incontrarsi, e fare sinergia con le amministrazioni. Una bella sfida, di certo non mi annoio."

Il manifesto dei cuochi sognatori

Il movimento raccoglie un gruppo di chef accomunati dalla passione per la cucina e per il paesaggio, interpretati nella loro dimensione estetica e identitaria: “I colori, i silenzi, i luoghi magici, il profumo del cibo, l’abilità di chi lo produce, la bellezza di certi borghi, scorci, edifici, panorami, la peculiarità della nostra terra, dei suoi prodotti, della sua storia, la cultura di chi l’abita o l’ha abitata, l’arte nelle sue creazioni più o meno note, lo sguardo sul mare e la natura ibrida delle nostre tradizioni gastronomiche fra mare e campagna”. Un immaginario cui dare senso con un progetto itinerante che porterà il gruppo dei cuochi sognatori a cucinare in contesti insoliti, nascosti e ricchi di poesia, con il supporto del Comune di Rimini e del sindaco Andrea Gnassi. Quindi chiese, conventi, teatri, pescherecci, spazi lontani dalla mondanità, per celebrare il connubio tra cucina di qualità e pregio ambientale, al servizio di un’offerta turistica che faccia leva sulle ricchezze romagnole, tradizione gastronomica in testa: “Dopo anni d’inerzia e torpore Rimini e la sua provincia stanno cambiando pelle, molte attività sono in fermento, importanti opere strutturali e architettoniche mutano la fisionomia della città, crediamo sia il momento di spargere semi fertili che matureranno in futuro” riassume Fausto. Il primo appuntamento è in programma per il 18 gennaio, al convento dei Frati Minori di Villa Verucchio, con una brigata di 9 cuochi al lavoro nel refettorio per presentare una cena tipicamente invernale, con le carni fresche della “smettitura” del maiale.

Poi un calendario di incontri che vedrà avvicendarsi i cuochi che hanno aderito al manifesto: Silver Succi del QuartoPiano Rimini, Riccardo Agostini del Piastrino di Pennabilli, Paolo Raschi del Ristorante Guido di Miramare, Omar Casali del Maré di Cesenatico, Massimiliano Mussoni della Sangiovesa di Santarcangelo, Remo Camurani del Ca’ Murani di Faenza, Mariano Guardianelli dell’Abocar Due Cucine di Rimini, Andrea Bartolini e Gregorio Grippo de La Buca di Cesenatico, Tiziano Rossetti dell’Osteria Angolo Divino di Urbino, Claudio Di Bernardo del Grand Hotel di Rimini, Fabio Drudi. E, chiaramente, Giuseppe Gasperoni.

Lunga vita al Povero Diavolo.

 

Osteria del Povero Diavolo - Torriana (RN) - via Roma, 30 - www.ristorantepoverodiavolo.com 

 

a cura di Livia Montagnoli

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