Le birre trappiste: il rigido disciplinare che le differenzia dalle birre d’abbazia
Fino a ieri erano dieci in tutto il mondo, garantiti da un rigido disciplinare di produzione. Oggi la compagine delle birre trappiste saluta l’ingresso di una nuova “insegna”, la prima italiana, che fa capo alla comunità monastica delle Tre Fontane, a Roma. Sì, perché parlare di birre trappiste è affar serio e tanta è la confusione in merito, che spesso finisce per sminuire un prodotto ancora di nicchia, da non confondere con le più comuni birre d’abbazia, in realtà prodotte nella maggior parte dei casi in stabilimenti indipendenti con ricette non codificate.
La vera birra trappista (e fino ad oggi se ne contavano dodici, da dieci monasteri dislocati prevalentemente in Belgio) invece è frutto di un processo di lavorazione che inizia e finisce tra le mura dell’abbazia, rigorosamente affidato alla sapienza dei monaci (cistercensi), che sono gli unici a conoscere ricette e procedimenti per arrivare al risultato finale, gli unici a poter intervenire nelle diverse fasi di produzione.Inoltre i proventi della vendita devono essere rivolti al sostentamento della comunità monastica o finanziare opere di beneficenza. Solo a queste condizioni si può parlare di birra trappista. Agli storici sette monasteri (sei in Belgio e uno in Olanda), negli ultimi anni si sono aggiunti un centro in Austria, poi un secondo in Olanda e un decimo oltreoceano, nel Massachusetts.
E se alcune etichette del fronte trappista sono celebri e abbastanza diffuse (come le birre de La Trappe), su altre aleggia una fama quasi mitologica, come la rarissima Westvleteren (prodotta nelle Fiandre) che si acquista unicamente in abbazia e in quantità limitata (con conseguente rincaro dei prezzi).
La Tripel Tre Fontane è la prima italiana trappista
A solo un anno dall’entrata in produzione, anche la Tripel Tre Fontane del microbirrificio dell’Abbazia Tre Fontane di Roma (lungo la Laurentina che vide il martirio di San Paolo) ottiene il marchio Atp, che la riconosce Authentic Trappist Product. Già nota per la produzione del liquorificio annesso (celebre per l’eucalittinoÂÂ eÂÂ la cioccolata), l’abbazia fu fondata nel 1868 ed è ancora oggi circondata da sedici ettari di ulivi e eucalipti, pur trovandosi ampiamente dentro il perimetro urbano.
Quattro anni fa la comunità monastica ha trovato in cantina una vecchia ricetta dei monaci francesi arrivati da Trappes e ha deciso di intraprendere la produzione, candidandosi così a lanciare sul mercato la prima birra trappista italiana. Come da disciplinare i proventi di una produzione a dir la verità piuttosto ridotta (solo mille ettolitri l’anno), si limitano a garantire il sostentamento della comunità, a finanziare opere di carità e la conservazione del patrimonio storico culturale del complesso. Ciò che è certo è che ora le quotazioni di questa birra chiara ad alta fermentazione (8,5% vol di grado alcolico) sono destinate ad impennarsi. Proprio nell’anno del Giubileo indetto da Papa Francesco.