La candidatura della pizza
E alla fine nell'anno dell'Expo, la Commissione Italiana per l'Unesco ha deciso di premiare la pizza e l'Associazione dei Pizzaiuoli Napoletani, che insieme alla fondazione presieduta da Alfonso Pecoraro Scanio e a Coldiretti era riuscita a raccogliere 300mila firme per presentare al vaglio dell'Unesco uno dei simboli più significativi del made in Italy.
L'Arte dei Pizzaiuoli Napoletani dovrà ora attendere l'inizio del negoziato internazionale che coinvolgerà 163 Stati, protraendosi fino al 15 novembre 2016, quando i valutatori decideranno se riconoscere la pizza come patrimonio immateriale dell'umanità.
Il Ministro: il valore della tradizione e la lotta all'italian sounding
Soddisfatto il Ministro Martina, che pone l'accento sulla piaga dell'italian sounding: “La scelta del governo italiano di presentare a Parigi, quale unica candidatura nazionale, quella dell'Arte dei Pizzaiuoli Napoletani, rappresenta il modo migliore per riaffermare l'importanza che il patrimonio culturale agroalimentare ha per l'Italia. È una decisione rilevante anche per contrastare quei fenomeni di imitazione di questa antica arte italiana e rilanciare le tecniche tradizionali di produzione, tramandate di generazione in generazione”.
A condurre il negoziato per l'Italia sarà il professor Pier Luigi Petrillo, già protagonista delle trattative che hanno portato il riconoscimento a Pantelleria, recentemente protagonista con la pratica della coltivazione della vite ad alberello.
Seimila posti vacanti e tanti stranieri
Intanto la Coldiretti diffonde dati che fanno riflettere sul settore interessato, che seppur fiore all'occhiello dell'alimentare italiano, registra ben seimila posti vacanti. E tra l'altro, nelle nostre pizzerie, quattro pizzaioli su dieci sono stranieri. L'universo della pizza dà occupazione a 100mila lavoratori fissi (cui se ne aggiungono 50mila nel fine settimana) e solo 65 mila sono italiani; tra gli stranieri tanti egiziani, seguiti dai marocchini. Mentre l'indotto del settore continua a salire e fa segnare quota 10 miliardi di euro.
Ora staremo a vedere se la pizza riuscirà a raggiungere nella lista Unesco dei beni immateriali gli altri sei elementi iscritti per l'Italia (su un totale di 348): l'opera dei Pupi siciliani, il canto a tenore sardo, l'arte del violino di Cremona, la Dieta Mediterranea, le macchine a spalla e la vite ad alberello di Pantelleria.