Se c'è un artista che ha fatto (e fa) discutere i critici e gli appassionati è Fernando Botero, pittore colombiano che ci ha lasciati ieri 15 settembre, a 91 anni. La sua fama è legata alla particolarità delle sue figure e delle sue forme: forme, appunto, volumi nello spazio. Uno spazio che è fisico, ma che è anche mentale. La divisione è legata molto alla dilatazione che l'artista applica ai suoi soggetti: donne e uomini, ma anche e soprattutto oggetti.
La dilatazione delle forme
Tanto che la sua idea di "dilatazione" lo folgora partendo proprio da una natura morta: un violino (classico, con la sua "pancia") accanto a frutta (anch'essa vocata al curvy: pere) e a una bottiglia dai fianchi arrotondati.
Se grasso è (anche) bello
Eppure, le polemiche che hanno investito la sua produzione è legata in gran parte all'idea del "grasso" e alla rappresentazione di una estetica formosa.
"Ma io non dipingo donne grasse - ha spiegato Botero alla France-Presse qualche tempo fa - Ciò che io dipingo sono volumi. Quando dipingo una natura morta dipingo sempre un volume, se dipingo un animale lo faccio in modo volumetrico, e lo stesso vale per un paesaggio. Sono interessato al volume, alla sensualità della forma. Se io dipingo una donna, un uomo, un cane o un cavallo, ho sempre quest’idea del volume, e non ho affatto un’ossessione per le donne grasse”.
La sensualità delle forme
Scrive di lui la critica Mariana Hanstein in una biografia dedicata all'artista colombiano: "In Botero, non sono soltanto le figure a essere ’grasse’: ciò vale anche per tutti gli oggetti presenti nell’immagine. In questo modo Botero enfatizza costantemente il fatto che nella sua pittura l’esagerazione scatta da un’inquietudine estetica, e svolge una funzione stilistica. Botero è un pittore figurativo, ma non è un pittore realista. Le sue figure sono ancorate alla realtà, ma non la rappresentano. Tutto nei suoi dipinti è voluminoso: la banana, la lampadina, la palma, gli animali e, ovviamente, gli uomini e le donne. Botero [...] usa la trasformazione o la deformazione come simbolo della trasformazione della realtà in arte. La sua creatività e il suo ideale estetico sono basati sulla forma e sul volume. [...] Tuttavia, la deformazione senza un obiettivo risulta in figure che sono o mostruose o caricaturali. In Botero non si tratta di nessuno dei due casi. Al contrario, per lui la deformazione deriva sempre dal desiderio di incrementare la sensualità dei suoi dipinti".
E qui scatta anche il rapporto con il cibo: che è desiderio, appagamento e anche sensualità. Con lui la rotondità di un cocomero diventa sensuale. Scrive Ave Appiano nel suo libro "Bello da mangiare. Il cibo dall'arte al food design" (ed. Cartina, 2012) analizzando la "Natura morte con gelato dipinta da Botero nel 1990:
"E' gioiosa, colorata e ridondante come le sue figure umane oversize. La coppa di gelato arancione e la fetta di torta fucsia sbocconcellata, circondate da frutti e da una rotonda, paciosa zuppiera, sono un inno all’attrattiva dei 'dolci da fiera', che occhieggiano fosforescenti da banchetti improvvisati per gli sguardi golosi dei bambini. 'Dolci proibiti' per eccellenza, che si oppongono all’idea dell’alimentazione leggera che la vorrebbe far da padrona in un’epoca di privazioni monacali e feroci controlli sulle proprie rotondità in nome di un’estetica che si nutre solo di apparenza".
L'arte deve dare felicità
E Appiano cita poi Botero stesso a proposito della sua avversione a cliché e stereotipi: “Credo che l’arte debba dare all’uomo momenti di felicità, un rifugio di esistenza straordinaria, parallela a quella quotidiana - afferma il pittore - Invece gli artisti oggi preferiscono lo shock e credono che basti provocare scandalo. La povertà dell’arte contemporanea è terribile, ma nessuno ha il coraggio di dire che il re è nudo”.
Se grasso è (anche) bello
E poi, non c'è dubbio che nelle forme rotonde di Botero si possa vedere anche un ideale di vita legato più alla soddisfazione che alla privazione e che dunque in quelle abbondanze ci sia anche un elemento di critica alla moda del magro, al "politically correct" imperante oggi sul fronte del wellness e del salutismo. Non che grasso sia bello, ma neppure che sia da demonizzare. Sia al livello della bilancia, sia a quello del piatto e degli ingredienti da usare o da demonizzare come lardo, olio, grassi insomma. Che in molti puntano comunque a rivalutare.
Il suo rapporto col vino (Brunello in primis)
Botero aveva consolidato anche un rapporto con Montalcino e con il suo vino e le sue cantine. Nel 2002 il pittore concesse l'utilizzo del suo "Ratto d'Europa", per 9.000 bottiglie di Brunello di Montalcino 1997, l'annata migliore del Novecento: pezzi unici da collezione venduti 'en primeur' a scopo benefico, col ricavato che fu poi destinato in favore delle popolazioni colpite dal sisma che devastò l'Umbria e le Marche.
"Mi avevano chiesto altre volte di prestare le opere per delle etichette - spiegò allora Botero - stavolta ho dato la disponibilità perché si trattava del Brunello di Montalcino, la Rolls Royce dei vini italiani. Mi fa grande piacere vedere una mia opera su una bottiglia di Brunello. Ho un buonissimo rapporto col vino, l'ho scoperto in Italia e non mi sono mai perso un giorno senza berlo".