Non è certo la caratteristica principale dell'avventura politica di Silvio Berlusconi, che è morto il 12 giugno, ma sicuramente il suo approccio alla gastronomia, al bien vivre, le sue passioni e le sue idiosincrasie a tavola hanno segnato oltre un ventennio di cronaca politica e mondana italiana.
Silvio Berlusconi. La morte a Milano
Silvio Berlusconi si è spento a 86 anni all'ospedale San Raffaele dove pochi giorni fa era stato nuovamente ricoverato per accertamenti. Era una persona molto attenta al mangiar bene, un buongustaio che a tavola cercava uno stile classico che abbracciava la Penisola con le sue tipicità regionali. E che aveva anche gusti alimentari molto precisi. Famosa la sua predilezione per pizza Margherita, mozzarella di bufala, ma anche il classico gelato alla crema come dessert. Grande anche la sua passione per la carne con in testa l'arrosto al ragù e l’ossobuco. In un'intervista del 2014, inoltre, la sua ex compagna Francesca Pascale dichiarava che il Cavaliere amava la sua parmigiana di melanzane, le mezze maniche al forno alla siciliana e la classica cotoletta alla milanese.
Dal G8 alle "cene eleganti": il trionfo del menù tricolore
Una delle fissazioni di Berlusconi era sicuramente l'ormai celebre menù tricolore che veniva sfoggiato nei pranzi di partito, in quelli ufficiali con i leader stranieri, ma anche nelle famose cene eleganti che caratterizzavano il periodo del bunga bunga. Dall’antipasto al dolce, tutto era caratterizzato dai colori della bandiera italiana. Si iniziava con una semplice caprese (con il verde del basilico, il bianco della mozzarella, il rosso del pomodoro) per poi passare all'assaggio di tre primi (pennette al pesto genovese rigorosamente senza aglio, ai quattro formaggi e al ragù), mentre il secondo era affidato solitamente alla carne accompagnata da flan di verdure (spinaci, broccoli e carote). La dolce chiusura era dedicata al gelato che veniva servito anche questo in modalità tricolore: palline di fragola, fior di latte e pistacchio.
L'esperienza di Michele Persechini, chef del Milan, tra menu e mise en place
In un'intervista del lontano 1994 per Sette lo chef rossonero Michele Persechini, di origini ciociare, parlava estasiata del Cavaliere confessando anche le sue passioni gastronomiche e della libertà in cucina con un'unica regola imposta: "mai aglio o cipolla". Per il resto i suoi gusti erano di ampio raggio "libertà assoluta, anche se meglio evitare il pesce (al massimo qualche mollusco, qualche crostaceo, per cucinare un filetto di sampietro, un rombo al forno bisogna che Lui non ci sia), meglio esser prudenti con la carne (ammessi vitella o manzo, da evitare frattaglie, selvaggina, ovini, pollame, benissimo le quaglie con polenta e salsa di funghi), non si sbaglierà mai preparando un risotto". Non da meno l'attenzione per la mise en place con Berlusconi che amava far apparecchiare la tavola con tovaglie bianche, piatti bianchi Antica Doccia Richard-Ginori, sottopiatti d’argento e centrotavola con fiori freschi. Importante anche la scelta dei vini con in testa quelli da Cabernet Sauvignon e Riesling. Ultima chicca dell'intervista è sicuramente la preferenza del pane ai grissini, in quanto molto più grassi.
Il pranzo del "quasi" matrimonio curato dai fratelli Cerea
Da vero buongustaio Berlusconi, per il pranzo che ha sancito il legame tra lui e Marta Fascina, ha scelto quello che forse si uò definire il miglior catering d'Italia, ovvero Da Vittorio della famiglia Cerea. Tre anni fa i fratelli Cerea avevano già curato il banchetto del matrimonio di Luigi Berlusconi e Federica Fumagalli dove, tra le tante preparazioni, il Cavaliere apprezzò particolarmente i famosi paccheri alla Vittorio (apprezzatissimi in Italia come all'estero). Una realtà storica, quella dei Cerea, che ha cambiato la cucina italiana degli ultimi trent'anni e inserita in un contesto, a Brusaporto, di ineguagliabile suggestione, incredibile lusso e cura estrema in ogni dettaglio.
I cibi detestati dal Cavaliere
Un buongustaio che però dava anche filo da torcere agli chef e cuochi che lo servivano. Nota, infatti, la sua avversione totale all'aglio e alla cipolla. Poco amato anche il pesce che però non sempre rifiutava.