Orgoglio francese. La risposta alla 50 Best
Si gioca sul piano della “goliardica” (ma in fondo in fondo mai sopita) rivalità Francia-Inghilterra l'ultima provocazione del ministero degli Esteri francese. D'altronde si sa, quando si parla di affari gastronomici, i cugini d'Oltralpe ci mettono poco a sentirsi punti nell'orgoglio. E devono dire sempre l'ultima parola. Mentre c'è chi esprime il proprio malcontento nei confronti dei giudizi un po' tirati degli ispettori Michelin quando si tratta di spostarsi oltreconfine, la Francia non sembra aver gradito gli ultimi risultati della World's 50 Best, una delle classifiche più prestigiose della ristorazione internazionale, di matrice britannica (a promuoverla è la rivista Restaurant).
Basta rispolverare l'ultima lista (quella rivelata qualche mese fa per il 2015) per accorgersi che nessuno degli chef francesi raggiunge la top ten, e il primo dei ristoranti nazionali è condotto dall'italo argentino Mauro Colagreco (il Mirazur di Menton, all'undicesimo posto). Come rimediare allo smacco?
La Liste e l'algoritmo infallibile
La soluzione l'ha presentata ufficialmente agli invitati del Quay D'Orsay il ministro Laurent Fabius, portavoce per una sera delle manie di protagonismo della Francia gastronomica. Il risultato di un'iniziativa molto criticata anche dalla stampa di settore francese (il sito web A tabula in primis), si chiama La Liste: una classifica dei migliori 1000 ristoranti al mondo ottenuta incrociando le valutazioni delle principali guide gastronomiche (circa 200), giornali, riviste di settore e siti web (c'è anche Tripadvisor!) alla ricerca di “un algoritmo scientifico” e infallibile (ribattezzato Ciacco, dal nome del personaggio dantesco). È questa l'ambizione rivendicata da Philippe Faure – responsabile dell'istituzione che promuove il turismo francese nel mondo – incaricato di guidare il comitato di esperti (tra loro anche il critico di Le Monde, Jean-Claude Ribot) che ha portato a termine i lavori. Peccato che i nomi delle fonti non siano stati rivelati e l'operazione si profili soprattutto come formula di risarcimento per la bistrattata alta cucina francese.
La top 10 che parla francese
Non a caso, nella top 10 figurano ben cinque chef francesi, rivelati nei giorni scorsi dalla stampa nazionale. Il primo gradino del podio lo ottiene Benoit Voilier, chef dell'Hotel de Ville di Crissier di Losanna, in Svizzera; seguono il più celebre Guy Savoy (quarto posto per l'omonima insegna parigina), il veterano Michel Troisgros (ottavo), Gilles Goujon (nono) e il maestro Joel Robuchon, in decima posizione con il suo Atelier... Quello di Tokyo, però.
Completano la lista dei migliori dieci grandi nomi internazionali pescati qua e là, dal secondo posto di Tom Keller (Per Se, New York) al sesto diEl Celler de Can Roca, Italiani non pervenuti (sarà un caso?). Anzi, su 1000 segnalazioni solo una cinquantina sono i posti che spettano alla cucina tricolore, mentre spopolano gli chef giapponesi, con oltre 120 insegne in tutto il mondo (ma sono ben 117 quelle che parlano francese).
I piazzamenti italiani
Per l'Italia il dato in linea con i pareri internazionali è il primato di Massimo Bottura, che però non riesce a spingersi oltre alla 18esima (!) posizione. Nella parte alta della classifica seguono Le Calandre di Rubano firmate Alajmo (22), La Pergola di Heinz Beck (36), Dal Pescatore, già fuori dalla top 50 (61), il Reale di Niko Romito (74), Piazza Duomo di Enrico Crippa (78), La Madia di Pino Cuttaia (83), Uliassi (86) e a breve distanza uno dall'altro i fratelli Cerea con Da Vittorio (90), il St. Hubertus di Niederkofler (91), Vissani a Baschi con un centesimo piazzamento tondo (mentre La Trota dei fratelli Serva si posiziona al 104, e c'è anche Scabin, al 139). Certo, i nomi dei grandi ci sono, ma 11 italiani in tutta la top 100 non saranno un po' pochi?
a cura di Livia Montagnoli