Il ruolo strategico delle piccole imprese agricole
Piccolo è bello è lo slogan cui spesso si fa ricorso per comunicare il valore delle attività artigianali che sopravvivono (con difficoltà) alle dinamiche della grande distribuzione. Ma il concetto è vero anche per le piccole imprese agricole che resistono sul territorio, valorizzando le zone rurali d'Italia. E tutelandone l'identità culturale e la biodiversità alimentare, in aree erroneamente considerate marginali, che invece potrebbero esprimere al meglio le potenzialità di un Paese legato al lavoro agricolo. Di questo abbiamo già avuto modo di parlare a proposito del progetto Appennino Pop, ma le iniziative per difendere l'attività di chi tiene in vita – economicamente e culturalmente parlando – territori dimenticati, in Italia, sono molteplici. E possono contare su una rete di piccole realtà che lavorano con e sulla terra con qualità, oggi ancora più vivace grazie al contributo di giovani che si riscoprono bravi imprenditori agricoli, e nella rigenerazione della terra vedono la sfida più importante per garantirsi un futuro migliore.
DDolomiti. Un progetto di valorizzazione del territorio montano
Paola Paganin e Claudia Soppelsa sono le promotrici del progetto DDolomiti, avviato nel 2018 “per favorire l’aggregazione e la permanenza in un territorio meraviglioso, ma sempre più assediato”, com'è quello delle Dolomiti bellunesi, di cui entrambe sono originarie. Con questo obiettivo, le ragazze hanno avviato un percorso di promozione dei custodi del territorio: “Produttori, agricoltori, allevatori, ristoratori, albergatori e commercianti, senza disparità di sesso ed età, che credono nella sostenibilità e nell’equilibrio con la terra; che sanno prendersi cura del luogo in cui sono nati e cresciuti, o dove hanno deciso di vivere e mettere le radici”. L'idea nasce nell'ambito di una comunità montana che ha saputo preservare l'equilibrio tra patrimonio naturalistico e ambienti agrari di tipo tradizionale, evoluti nella direzione dell'agricoltura biologica e meritevoli, tra le altre cose, di prevenire il rischio di dissesto idrogeologico (nelle Cinque Terre c'è chi sta combattendo per questo), contenere l'impatto ambientale dell'agricoltura intensiva (che prolifera, invece, a fondovalle) e attirare turismo sostenibile sul territorio della provincia di Belluno. Non senza difficoltà: pur rivestendo un ruolo strategico, l'agricoltura di montagna costringe a un impegno assiduo, e sempre più spesso non garantisce la sussistenza di chi la pratica. “Negli ultimi 15 anni hanno chiuso più del 75% delle piccole aziende agricole locali”, spiegano Paola e Claudia.
La Guida dei Custodi del territorio
Il loro contributo concreto a sostegno dei custodi che invece continuano a resistere, con l'auspicio che altri possano seguire l'esempio, è la guida che da qualche mese si impegnano a promuovere: La Guida dei Custodi del territorio è una pubblicazione cartacea, acquistabile online (25 euro, più costi di spedizione), che in oltre duecento pagine raccoglie le storie di 45 aziende agricole del bellunese. Arricchendo la narrazione con approfondimenti e curiosità: il focus sulla cultura Ladina bellunese, il ricettario delle antiche specialità locali, con relative reinterpretazioni adattate al gusto moderno, i consigli per itinerari trekking ed escursioni che tocchino almeno una delle aziende coinvolte, il glossario dei termini agricoli e una serie di ricerche scientifiche a supporto della narrazione, per spiegare perché il bellunese è un territorio particolarmente vocato per l'agricoltura di montagna. La guida si propone di essere una vetrina per i produttori rappresentati (con contatti e indicazioni utili per raggiungerli), e un invito a fare rete. Tra apicoltori, allevatori, orticoltori, e tutti coloro che si impegnano a portare avanti scelte etiche, biologiche e sostenibili per fare del bene al territorio. E così custodire i valori della comunità montana.
a cura di Livia Montagnoli