Bologna e la doggy bag al ristorante
Bologna tempio della gastronomia. O Bologna città dei taglieri; ma pure piazza ristorativa in grande spolvero. Niente di tutto questo (anche se ognuna delle affermazioni precedenti ha il suo fondamento), non stavolta. Perché sotto le Due Torri, negli ultimi giorni, si parla soprattutto di spreco alimentare. Alla ricerca di soluzioni per combatterlo. A questo mira l'iniziativa di Day Gruppo Up, che dall'inizio di marzo fornisce ai ristoratori affiliati i contenitori ReBox da distribuire ai clienti che vogliono portare a case il cibo avanzato in tavola. Una doggy bag che come dimostrano precedenti sperimentati in altre città si emancipa dal ruolo in cui è stata relegata da un'etichetta più attenta alle apparenze che al buon senso. E di ultima generazione: ReBox è stampato su carta riciclata con una riduzione del 15% della cellulosa vergine; e custodisce una vaschetta per il cibo che può essere conservata in frigorifero e messa nel microonde per riscaldare gli avanzi (intanto anche a Firenze parte l'operazione “Rimpiattino” di Comieco, con le doggy bag firmate Guido Scarabottolo a disposizione dei clienti di 40 ristoranti del capoluogo toscano e provincia. Ma i precedenti sono svariati).
Riciclare il cibo a scuola. La doggy bag a misura di bimbo
Ma in città l'impegno a ripristinare un corretto rapporto col cibo è ben più diffuso. Tanto che, proprio in questi giorni, il Comune di Bologna – con il supporto di Ribò – ha iniziato a distribuire le doggy bag anche nelle scuole della città. 13mila piccole borse frigo, per essere precisi, che i bambini potranno utilizzare per conservare e portare a casa quello che non hanno consumato in mensa. Ribaltando, ironia della sorte, la battaglia che ha tenuto banco nell'ultimo anno circa il diritto a portare il panino da casa, emblema di una controversia sulla qualità delle mense scolastiche diffusa su scala nazionale. A Bologna, invece, d'ora in poi saranno tutti i cibi idonei a essere consumati in un secondo momento – esclusi, quindi, i cibi freschi facilmente deteriorabili – a finire nella borsetta (la borsa Salvaspreco, com'è stata ribattezzata da Ribò) per essere mangiati sulla tavola di famiglia.
Io non spreco. Educare al riciclo
Fautore dell'iniziativa è Andrea Segrè, fondatore del circuito Last Minute Market, che dal 1998 a oggi ha esteso il suo raggio d'azione con l'obiettivo di quantificare gli sprechi “commestibili” legati alla grande distribuzione per riutilizzarli all'interno delle reti di solidarietà. Lavorando con i bambini, e con la speranza che l'iniziativa possa presto essere sposata da altre città, si cercherà di sensibilizzare un target che in futuro potrà fare la differenza: trasmettere un'abitudine virtuosa tra i banchi di scuola, dovrebbe aprire la strada per un miglioramento delle dinamiche casalinghe, con i bambini chiamati a dare il buon esempio anche in famiglia. E infatti alla distribuzione delle borse salvaspreco seguirà la fornitura di materiale educativo, come tovagliette e poster illustrati che vestiranno i refettori scolastici, perché il momento del riciclo diventi una pratica divertente da condividere, e utile per la comunità. Inoltre, anche le scuole potranno scegliere di donare gli avanzi (pane, frutta, latte UHT, prodotti confezionati non deperibili) ad associazioni solidali, sotto l'egida del progetto Io non spreco, che per ora è limitato a un campione di scuole pilota, ma presto potrebbe coinvolgere tutti gli istituti bolognesi. Intanto si comincia con l'educare i più piccoli a non vergognarsi della doggy bag. Perché l'operazione antispreco sia efficace è necessario unire le forze.
a cura di Livia Montagnoli