Sono sanzioni che non piacciono a nessuno, o quantomeno non servono allo scopo per cui sono state emanate. Questo è il pensiero diffuso fra gli italiani che operano in Russia, o con la Russia. A tutti i livelli, si badi bene, anche ai vertici insospettabili!
I più ti diranno che chi le ha pensate, di Russia non capisce nulla, altri che hanno fini diversi da quelli palesati, altri ancora che ci stiamo prestando, da servitori sciocchi, a giochi che ci passano sopra la testa. Comunque sia, le sanzioni si sono mescolate ad una serie di fattori negativi tali da creare un combinato disposto da tempesta perfetta.
Il tasso di cambio dell’euro, continua ad oscillare sopra gli 80 rubli, rendendo i costi dei prodotti importati quasi il doppio dell’autunno.
Ma il comico è che il tutto lo stanno pagando, le nostre esportazioni, comprese quelle dei nostri vini, che avevano superato indenni le controsanzioni di agosto. È di questi giorni la notizia che uno dei più grossi importatori di alcoolici e vini di Russia, il gruppo “Rusimport”, ha presentato istanza di fallimento per cinque delle proprie aziende, tutte quelle impegnate in operazioni di cambi. “Gli ordini effettuati prima di novembre” fa sapere il gruppo“erano considerati in base al corso di 47-49 rubli per un euro, ma dal momento che la gran parte degli importatori ha un pagamento differito, pagare i fornitori per i prodotti già spediti, al cambio di 80 rubli per un euro, è ora cosa impossibile. Inizialmente abbiamo cercato di resistere, bruciando l’utile dello scorso anno. Ora siamo in condizioni di non poterlo più fare, anche perché l'aumento dei tassi di interesse sui prestiti bancari rende impossibile l’eventuale ricorso al credito“.
Riferiscono sempre da Rusimport che il segnale di crisi più eclatante è stato un calo della domanda di bevande alcoliche a gennaio, del 50% rispetto allo stesso mese del 2014. Attenzione: non è che i russi abbiano ridotto i loro consumi, hanno ridotto quelli di vini ed alcoolici importati... in barba alle sanzioni! In questo scenario si innesta anche la decisione del Governo Russo di fissare per i vini (come già successo nel 2010 con la vodka) un prezzo minimo: questo dovrebbe dare fiato alla produzione interna russa che versa in grave crisi, anche per le numerose falsificazioni.
E significa anche che, nel breve periodo, i prezzi più bassi del prodotto interno aumenteranno quasi in sintonia con quelli dell’importato, per effetto della svalutazione del rublo, lasciando inalterata la forbice.
a cura di Gianguido Breddo