“Allevare cozze in mare, a mezz'acqua, è come avere un orto, una sorta di autoproduzione. È un modo per curare il mare che si va via via impoverendo di pesce”, racconta Maurizio Di Pietro, abruzzese di Casalbordino, con la passione per questo specchio blu e verde baciato dalla Maiella. Proprio al largo tra Ortona e Vasto si concentra il grosso della mitilicoltura abruzzese, un ciclo a miglio zero, che dà una cozza speciale, sostenibile, squisita come poche altre. E l'OP Acquacoltori della Costa dei Trabocchi, guidata da Di Pietro, si prepara allo scatto in avanti: la certificazione Dop della Cozza dei Trabocchi.
La Cozza dei Trabocchi verso la Dop
“La Cozza dei Trabocchi verso la Dop” è il tema della giornata organizzata per il 22 maggio a San Giovanni in Venere, nel comune di Fossacesia, da OP Costa dei Trabocchi in collaborazione con Masaf e il Programma Operativo Nazionale FEAMPA 2021-2027. Intervengono Di Pietro, Francesco Di Filippo (dirigente Servizio sviluppo locale ed economia ittica Regione Abruzzo), Franco Ricci (presidente Flag Costa dei Trabocchi), Gilberto Ferrari (presidente Cirspe), Paolo Migani (consulente in proprietà industriale, marchi e design). Alla fine dei lavori ci sarà anche l'occasione di assaggiare alcuni piatti, chiaramente a base di Cozza dei Trabocchi, a cura dello chef Nicola Fossaceca del ristorante Al Metrò di San Salvo.
Intervista a Maurizio Di Pietro
Allevare in mare è stata una sfida, oggi diventata realtà.
Siamo stati i primi imprenditori (oltre a Di Pietro, fanno parte di OP Acquacoltori della Costa dei Trabocchi Carlo Pavone e Antonio Spinelli; ndr) a credere sull'habitat unico di questo tratto di Adriatico arricchito di plancton dalle correnti, nutrito dai fiumi che tagliano la costa, ossigenato da falde sotterranee di acqua dolce che sboccano in mare aperto nei pressi della preziosa riserva naturale di Punta Aderci. La qualità della Cozza dei Trabocchi la dice lunga, il prodotto è eccezionale e abbondante.
A luglio saranno trascorsi 25 anni dall'introduzione dei primi impianti sperimentali per la mitilicoltura. Come si diventa sostenibili, innovativi, competitivi?
Ci siamo organizzati fra noi piccoli acquacoltori della costa, ognuno con la sua nicchia di mercato, abbiamo creato un marchio collettivo, fortemente voluto anche dalla Regione Abruzzo. Nel '97 abbiamo colto l'opportunità offerta dalla legge De Vito sull'imprenditorialità giovanile nel Mezzogiorno d'Italia. Ma dobbiamo crescere ancora parecchio, occorrono strutture, la strada per il riconoscimento della Dop è l'occasione per farlo.
Tempi previsti per il riconoscimento della Dop?
A fine stagione dovremmo essere in dirittura d'arrivo, tempi burocratici permettendo.
Come funziona il riconoscimento della Dop?
Ci siamo affidati al consulente in proprietà industriale, marchi e design, Paolo Migani. Nello specifico sono due i percorsi intrapresi: la registrazione del marchio collettivo europeo - che è già stato depositato - e lo studio di fattibilità per verificare che ci siano le condizioni per la richiesta del marchio Dop o Igp all'ufficio europeo. Su quest'ultimo fronte è già stata fatta una prima riunione con i portatori di interesse ed entro il prossimo mese sarà consegnato lo studio di fattibilità. Alla luce dell'esito dello studio, sarà poi la OP a decidere se proseguire nell'iter.
Qual è la stagione ideale per apprezzare la regina dei frutti di mare?
Tra marzo e novembre è il periodo migliore per apprezzarne bellezza e bontà. Quest'anno le Cozze dei Trabocchi appaiono particolarmente belle, con un frutto pieno e avvolgente, un profumo delicato, sono ottime anche crude: la sicurezza è garantita dai controlli sanitari regolari. Tra l'altro le piogge abbondanti di questo periodo e le correnti favoriscono il ricambio delle acque, che sono ricche di alimento. Diversamente d'inverno, cambiando le caratteristiche dell'acqua, gusto e consistenza del frutto non sono eccellenti allo stesso modo.
Il cambiamento climatico in atto rappresenta una minaccia per la Cozza dei Trabocchi?
È un grosso problema da affrontare. La qualità del prodotto resta pressoché invariata ma è indubbio che il riscaldamento climatico sia fonte di grande stress per i mitili. Inoltre, con l' aumento delle temperature del mare arrivano specie aliene e tartarughe che creano problemi agli impianti, bucano le calze di plastica e fanno razzia dei mitili.
C'è rischio che quella plastica vada dispersa in mare?
No, la riportiamo a terra e la raccogliamo insieme all'altra plastica. La nostra attività non impatta sull'ambiente, anzi, proteggiamo aree interdette alla pesca. Nei 250 ettari di mare dove insistono le strutture sommerse, si crea un habitat per polpi e altre specie ittiche, la fauna si ripopola. È come un orto, un vivaio, per intenderci. Le cozze sono eccellenti depuratori naturali: filtrano l'acqua e danno nutrimento al pesce che viene in questo bacino vitale a rifugiarsi. Che così diventa una riserva marina, un santuario naturale. Qui non possono arrivare le reti da strascico e l'allevamento dei molluschi diventa un modo per curare il mare che si sta via via impoverendo di pesce.
Ci sono altri rischi dovuti al riscaldamento climatico?
Per l'allevamento delle nostre cozze è determinante anche il massiccio della Maiella: i fiumi che scendono dalla montagna apportano acqua dolce e fresca (costantemente monitorata, ndr), ricca di alimento, di clorofilla. Con la siccità dello scorso anno questo non è accaduto. Quest'anno invece il frutto si presenta ben nutrito, fortunatamente.
Quali sono le aspettative con la certificazione Dop?
La Dop sarà una marcia in più, il prezzo però lo fa il mercato. Il vantaggio potrà essere che venderemo qualcosa in più ma poi c'è la concorrenza sleale di grossisti che comprano un po' dappertutto, inquinando il mercato. Noi garantiamo la salubrità delle acque dove i mitili nascono e vivono. Qui da noi ci sono parecchie falde acquifere sotterranee che sfociano in mare vicino agli impianti e rendono l'acqua un po' salmastra, questo dà un gusto ricco e particolare al frutto interno. Mi piace fare il paragone con il vino e con l'importanza del terreno dove sta la vite.
Di quanto tempo ha bisogno il frutto per svilupparsi prima di essere commercializzato?
Un anno e mezzo per diventare adulto, poi un'altra decina di mesi per essere commercializzato. I nostri impianti producono tra i 7 e i 9 mila quintali di prodotto l'anno, e man mano che diventano commercializzabili li rimpiazziamo con i nuovi. Chiaramente, una volta diventato adulto deve essere venduto. Non ha una shelf life lunga.
È un problema, commercialmente parlando.
Lo scorso anno al 15 di agosto avevamo 1500 quintali di prodotto ancora da commercializzare e siamo riusciti a venderne appena 300 chili. Purtroppo dobbiamo fare i conti con regole di mercato discutibili e tutti quei grossisti che commercializzano prodotti di diversa provenienza.
Il prezzo giusto delle vostre cozze qual è?
Varia da 1,30 a 1,50 € all'ingrosso.
Auspicio per il futuro immediato della OP Acquacoltori della Costa dei Trabocchi?
Siamo solo in quattro perciò l'ingresso di nuovi produttori, giovani e motivati, è auspicabile.
Trattandosi di una società si entra acquistando delle quote?
Sì, prima però sarebbe necessario qualche anno di gavetta, è un lavoro duro, esposto all'acqua e al freddo tutto l'anno, ma se si ha voglia di lavorare è gratificante e regala emozioni.
a cura di Jolanda Ferrara