Miele del Mediterraneo. Un patrimonio da tutelare
Olio (extravergine!), mozzarella di bufala, pomodori del piennolo, zafferano, salumi pregiati: certo che gli ingredienti di qualità che ci regala il territorio italiano sono davvero innumerevoli. Non ultimo il miele, di cui spesso si dimenticano potenzialità e ricadute occupazionali, mentre è vero che il settore dell'apicoltura, in Italia, coinvolge oltre 75mila operatori, con un patrimonio di un milione e 200 mila alveari che assicura al comparto un ruolo da protagonista sulla scena dell'agricoltura nazionale. Quindi non stupisce che proprio l'Italia, ormai otto anni fa, si sia fatta promotrice di un progetto di tutela e valorizzazione della produzione di miele che finalmente si concretizza in un documento ufficiale. All'epoca l'Associazione dei Produttori Apistici Umbri e Felcos Umbria, riuniti a Foligno, proponevano di stilare una Carta dei mieli del Mediterraneo che stabilisse parametri di qualità e caratteristiche tracciabili per tutelare la filiera del miele del bacino Mediterraneo. E pochi giorni fa l'approvazione è arrivata: nel corso del VII Forum dell'Apicoltura ospitato a Tunisi – con la partecipazione di oltre 300 persone tra ricercatori, produttori e rappresentanti istituzionali – è stato ratificato il documento tecnico che unifica e tutela il miele di dieci Paesi.
La Carta. Azioni condivise a sostegno dell'apicoltura
Di cosa si tratta? Di una raccolta di azioni comuni a sostegno delle produzioni apistiche, nel rispetto degli ecosistemi naturali e della biodiversità delle specie vegetali del territorio. L'obiettivo è quello di valorizzare le produzioni del Mediterraneo sui mercati domestici e internazionali, contrastando al contempo le importazioni di miele di dubbia qualità nei Paesi interessati. La Carta è stata elaborata dal gruppo di lavoro di APIMED, che riunisce 21 associazioni, cooperative e federazioni nazionali di apicoltori, provenienti da Algeria, Marocco, Tunisia, Italia, Albania, Libano, Palestina, Egitto e dai paesi limitrofi Iraq e Giordania e prende avvio da severe norme europee con l'intento di migliorarne il raggio d'azione e la specificità. Intanto prosegue la sperimentazione che studia il ruolo benefico delle api e dell'impollinazione delle piante selvatiche per il ripristino dell'ecosistema delle aree soggette a desertificazione. E non solo: in Italia lo studio è stato applicato in Liguria, su un territorio particolarmente soggetto a incendi, di cui recuperare la biodiversità vegetale.