750mila mattoni posati a mano, tecniche costruttive che risalgono all'antica Roma, quattro anni di lavoro per realizzare una cantina certificata in bio-architettura. È il progetto intrapreso da Francesco Illy tra le colline senesi, a Montalcino, dove qualche giorno fa ha visto la luce la Cantina Aurea di Podere Le Ripi, che il nome lo prende in prestito addirittura da quella Sezione Aurea che è proporzione “divina” e sinonimo di armonia.
E proprio all'armonia fa appello la filosofia della cantina che sarà adibita alla fermentazione e all'affinamento dei vini dell'azienda, costruita nel rispetto di rapporti codificati, con mattoni e malta a base di calce viva (senza cemento - perché “respira” male - o armature in ferro). Per portare a termine l'idea ci sono voluti dodici anni di gestazione, sull'esempio di una cantina altoatesina illuminata (quella di Ingaz Neidrist, vicino a Bolzano), realizzata in bioarchitettura.
Dalla prima folgorazione per una progetto che rifiutava la tendenza contemporanea del cemento armato, il progetto è andato avanti, dallo scavo delle fondamenta alla posa del primo mattone, alla nascita della cupola del Pantheon, alla vendemmia (da selezione manuale) del 2015, quando la cantina ha cominciato a lavorare. In attesa che le pareti del Pantheon amplifichino la musica classica riprodotta da una cassa acustica realizzata su misura.
Qui la fermentazione avviene in tini di legno, poi, nelle botti, l'affinamento si protrae ben oltre i tre anni, e dal momento del passaggio in bottiglia passerà almeno un anno ancora prima che il vino raggiunga il risultato desiderato.
Da sabato scorso, quando la Cantina Aurea ha aperto per la prima volta le porte al pubblico, è possibile prenotare una visita gratuita alla struttura (solo nei giorni feriali). Intanto ecco qualche foto che racconta la storia di un traguardo raggiunto.