Dopo il risultato a sorpresa della Brexit, sono ore di grande riflessione sul futuro dell'Unione Europea. Nella Vecchia Europa ognuno lotta per mantenere intatta la propria identità, ma se c'è un argomento che mette tutti d'accordo, quello è la buona abitudine di celebrare la tavola.
L'ultima fotografia dell'Europa alimentare emerge da uno studio comparativo di Eurostat, che si è preoccupato di rilevare la spesa media che ogni Paese destina al cibo, sottolineando al contempo chi spende di più per mangiare. E l'Italia si attesta sopra la media (forse stavolta sarebbe stato meglio farne a meno) dei prezzi alimentari con ben 10 punti percentuali di scarto rispetto alle stime comunitarie. A far lievitare il borsino sono soprattutto latticini e uova, seguiti da pane e cereali e carne. Mentre per quanto riguarda le bevande alcoliche il nostro Paese si mantiene appena al di sotto della media, al contrario, per esempio, di quanto accade in Svizzera, inclusa comunque nel sondaggio nonostante sia fuori dall'Ue, dove acquistare vino, distillati e cibo comporta un notevole esborso. Lo stato elvetico, infatti, fa registrare costi molto elevati per tutto il comparto del food&beverage, rivelandosi davvero poco conveniente soprattutto per il mercato della carne.
Ma anche Norvegia e Danimarca non scherzano. In particolare è il Paese della Sirenetta a conquistare la palma d'oro per i prezzi su alimentari e bevande più elevati di tutta l'Unione. E invece chi sono i più parsimoniosi? Dobbiamo spostarci nell'Est Europa: nell'ordine Macedonia, Polonia, Romania e Bulgaria.
Insomma, a far due conti, l'Italia si attesta nella parte alta di questa classifica che nessuno vuole dominare, confermandosi all'ottavo posto per la politica dei prezzi del settore alimentare. Prima di noi, oltre alla Danimarca sul gradino più alto del podio, Svezia, Austria, Irlanda, Finlandia e Lussemburgo. I dati diffusi da Eurostat sono relativi al 2015.