“Risorgeremo”. Questo il grido combattivo di Rita Denza quando all’inizio dell’anno il ristorante dell’Hotel Gallura di Olbia era stato costretto a chiudere i battenti per sfratto. Un’istituzione per la Sardegna e per la ristorazione italiana il celebre ristorante di cui Rita è stata per decenni testa, anima e mani (che si muovevano agili e competenti dietro ai fornelli), raccogliendo l’eredità del padre a sua volta subentrato al padre. Insomma, una di quelle cucine di territorio - forse la prima a svincolarsi da una interpretazione folcloristica della tradizione sarda, ben lontana dallo stereotipo mirto, pecora e porceddu riproposti senz’anima - che hanno fatto la storia della gastronomia del nostro Paese. Così la pensava Luigi Veronelli, che per Rita realizzò la prima carta dei vini, e che definì il Gallura il miglior ristorante del mondo.
Poi la fine di una bellissima storia, fatta di riconoscimenti internazionali e grande cucina immane nel tempo, che lo scorso febbraio ha portato alla chiusura dell’insegna al civico 145 di Corso Umberto, nel centro della cittadina sarda: sentenza di sfratto, epilogo amaro di una sofferta battaglia giudiziaria con i proprietari del palazzo. Rita, 77 anni, non riusciva a darsi pace, tormentata nel frattempo da problemi di salute, aggravatisi nell’ultimo periodo.
Così la Sardegna (e tutta l’Italia gastronomica) piange il lutto di un punto di riferimento per il patrimonio culinario dell’isola, donna alla guida di una cucina professionale di livello in tempi non sospetti, ambasciatrice delle tradizioni sarde e di prodotti d’eccellenza troppo spesso dimenticati, scovati in un entroterra ancora poco valorizzato, tra transumanza e frutti della terra; e tra le incredibili risorse del mare.
Rita Denza è stata probabilmente il più importante simbolo della ristorazione sarda degli ultimi 40 anni, e con lei muore l’anima del Gallura, quel ristorante che aveva accolto molti personaggi noti e tanti appassionati della semplicità, della cucina tradizionale eseguita con tecnica impeccabile e grande passione.
Ora spiace ancora di più leggere le ultime dichiarazioni di Rita, cresciuta insieme all’Hotel da quando nel 1942 suo padre aveva deciso di prendere in affitto il palazzetto in Corso Umberto, che si augurava un futuro diverso per la sua “creatura” e già progettava una nuova apertura: “Io voglio conservare il nome e restituire il lavoro alla mia squadra, ora tutta in cassa integrazione. Il Gallura ormai è un punto di riferimento. In questi giorni, quando si è saputo che siamo stati sfrattati, ho ricevuto chiamate da tutto il mondo. Tutti volevano sapere cosa fosse successo. Anche questo mi ha spinto a continuare. Non più al Corso, ma da un’altra parte. Il locale forse lo abbiamo trovato, ma ancora non voglio dire nulla”. Chissà che qualcuno in città si muova per realizzare il sogno di Rita. Purtroppo senza di lei.