Che l’Islam non sia esattamente un sostenitore del vino, lo si sa da sempre. La novità è che dal 16 aprile in Indonesia, il più grande Paese musulmano del mondo, sono stati vietati vendita e consumo di alcol. Il divieto vale per tutte le attività commerciali, compresi i negozi, i centri commerciali e le bancarelle lungo le strade, per un totale di 55 mila dettaglianti e 16 mila rivenditori. Pena la reclusione: da tre mesi a due anni per i consumatori clandestini, fino a 10 anni per i trafficanti. È quindi passata la proposta di legge dei partiti islamici, che già da anni premevano per questa soluzione. Vige solo qualche eccezione: autorizzazioni e permessi particolari in occasione di feste religiose, così come nei siti di attrazione turistica, quale ad esempio l'isola di Bali, a maggioranza induista.
Ma quale sarebbe la motivazione ufficiale della scelta, a parte quella di una vera e propria imposizione religiosa? “Salvare il futuro delle nostre giovani generazioni”, è stato il commento del ministro del Commercio.
E l’export nel Paese asiatico? Un caso che preoccupa
E adesso, cosa cambierà per l'Europa? Bisogna tenere presente che stiamo parlando di un Paese di 250 milioni di persone, dove la maggior parte pratica un Islam moderato e quindi non beve alcolici. Insomma non sarà una legge a cambiare le sorti delle esportazioni di vino italiano, che secondo i dati Istat raggiungono appena i 700 mila euro, mentre sono più alti i numeri di Francia, Australia e Cile. Tuttavia, un divieto così forte, è un segnale generale negativo che potrebbe anche avere degli imitatori negli altri Paesi di fede islamica. Senza contare che blocca sul nascere una debole tendenza in corso: negli ultimi 5-6 anni il consumo di vino è cresciuto del 25% annuo. Tendenza evidenziata anche da uno dei sostenitori di questo divieto, MP Muhammad Arwani Thomafi del Partito Unificato di Sviluppo: "Il consumo di alcol è in aumento, soprattutto tra i giovani, e minaccia il loro futuro perché provoca dipendenza e può danneggiare la loro salute".
Ovviamente sono in molti nel Paese a contestare la nuova legge che secondo gli economisti potrebbe assestare un duro colpo alle casse dello Stato, visto che solo in tasse, la rendita del settore per l'Indonesia è di oltre 460 milioni di dollari. Altra osservazione non di poco conto: il Governo di Giacarta, non rischia, così di favore lo sviluppo del mercato nero?
a cura di Loredana Sottile