Un viaggio da Palermo alla Persia, dal Mediterraneo al Medioriente, con uno sguardo che arriva fino al sud-est asiatico e il Sud America.
È il viaggio di ritorno dei tre fratelli siculo-iraniani Maziar, Farhad e Shahin Firouzi, nati e cresciuti a Palermo da padre iraniano e mamma siciliana, che con Jun- il locale che in meno di tre anni tre ha già fatto il bis- sono tornati nell’isola dopo tanto peregrinare in giro per il mondo. Jun, che in persiano significa affettuosamente “caro”, rivela l’identità di questo progetto nel suo tagline: "kebab with love". Ed è il kebab, la cui origine si perde tra storia e leggende, il piatto simbolo della cucina di Jun, che accoglie anche gran parte dei piatti iconici dello street food globale.

Dal Mediterraneo fino al Medio Oriente
Lo spirito levantino fa da apripista al menù: hummus, falafel, patate allo za’atar, spanakopita, gli arrosticini di entraña con diaframma di vitello grigliato al chimichurri. La crema di melanzane affumicate, babaganoush da Jun diventa "mamaganoush", un omaggio dei fratelli Firouzi alla mamma Roberta, ex proprietaria a Palermo di un ristorante, colei che ha trasmesso ai figli l’arte e la passione per il cibo.
Il kebab – a scelta tra carne di pollo, agnello ma anche tofu – è servito in bowl, wrap o in una pita. A fare la differenza è la materia prima: carni siciliane halal, cottura lenta, fino a 20 ore, rigorosamente a bassa temperatura e con un passaggio successivo alla piastra , salse fatte in casa con materie prime dell'isola, pane e pita homemade. Il viaggio nel mondo continua con i dolmeh, le samosa brik, le empanadas e la crocchetta di pollo speziata al curry thailandese, il tajine marocchino.

Iran e Sicilia, due paesi e una storia gastronomica in comune
Tre fratelli, tre storie, una dimensione multiculturale è un’identità negata, quella iraniana, evocata con nostalgia ogni giovedì, giorno dedicato a piatti iraniani come il Fesenjun, lo stufato di pollo a base di noci, zafferano e melassa di melograno, la soupe Jo (zuppa d’orzo) e Ash, la zuppa persiana a base di legumi e verdure di stagione.
“La cucina è per noi un’opportunità, un modo per unire i popoli e raccontare chi siamo e da dove veniamo. Siamo siculo-iraniani e questa dimensione ci apre al mondo” – commenta Maziar, che nella vita fa l’attore e che ha deciso di tornare a Palermo e aprire Jun insieme ai fratelli. Farhad, chef con esperienza a Berlino, è l’unico dei tre fratelli ad aver vissuto in Iran da bambino. “Il mio piatto della memoria è il kebab kubideh , carne tritata di manzo, montone o agnello insieme con cipolla e aromi (zafferano, curcuma, pepe, sale). La cucina iraniana ha molto in comune con quella siciliana, oltre agli ingredienti come la melanzana, il pomodoro e il pistacchio, entrambe sono millenarie, aristocratiche e popolari, creative e povere”.

Il riscatto del Kebab: da cibo di serie B a piatto di qualità
Il kebab, nonostante le origini medievali intrise di storia, oggi è suo malgrado simbolo di un fast food veloce e di serie B. Jun prova a restituire onore, gloria e qualità ad uno cibo di strada storico, dedicando cura e attenzione alla scelta della carne e alla cottura.
“Vogliamo riscattare il kebab, che nell’immaginario collettivo purtroppo è diventato un pasto di scarsa qualità, da consumare in fretta, magari prima del rientro a casa dopo una sbronza” – dichiara Shenin, il più giovane dei fratelli, che a Milano ha lavorato da Babek dedicandosi proprio al kebab. Nato come delivery, la prima apertura di via Isidoro La Lumia a Palermo ha anche un piccolo spazio interno e un dehors. Il bis arriva lo scorso autunno, con un nuovo locale Jun in pieno centro storico, nella vivace Piazzetta della Messinese, tra negozi dell’usato e il flusso dei turisti di via Roma.

Una famiglia, quella dei giovanissimi fratelli Firouzi, che è simbolo di una Palermo multiculturale e dalla vocazione internazionale. Il padre Afshin , architetto, lascia l’Iran nel 1981 , a seguito rivoluzione komeinista del 1979 e si integra perfettamente nel capoluogo siciliano.
Cresciuti a pane e politica ( il nonno materno era un senatore siciliano comunista, N.d.A), i fratelli Firouzi hanno sempre vissuto il cibo come collante culturale e un modo per esplorare le proprie radici e vedere il mondo.
“La domenica in famiglia mangiavamo piatti diversi che rendevano omaggio alle varie culture. La cucina iraniana è arrivata a noi tramite la nonna paterna che ha condiviso le ricette con nostra madre. Sulla rotta della linea matriarcale, abbiamo ribattezzato la salsa di melenzane “mamaganoush”. Il piatto che ci riporta in Iran, commentano i tre fratelli, è senza dubbio il Gheimeh, uno stufato di agnello, ceci decorticati, limone nero persiano, riso basmati allo zafferano”.
Jun-kebab with love. Via Isidoro La Lumia 94 e Piazzetta della Messinese 2, Palermo