Le sfide globali secondo Kerry
Non a caso è lui uno dei firmatari del testo approvato alla Conferenza sul clima di Parigi nel 2015, lo stesso accordo dal quale Donald Trump ha preso le distanze. E ovviamente John F. Kerry non risparmia le frecciatine al nuovo Presidente degli Stati Uniti, a questa sua iniziativa e alla nuova corsa verso gli armamenti. Poi però entra nel merito: “Abbiamo delle sfide globali che richiedono la comprensione scientifica minima e che devono essere affrontate subito. Una delle verità con cui dobbiamo fare i conti è rappresentata dai problemi creati dagli esseri umani: 1 persona su 9 si sveglia al mattino affamata. Quasi la metà delle morti neonatali è legata alla malnutrizione: 8mila bambini muoiono ogni giorno perché non hanno cibo a sufficienza e intanto la popolazione continua ad aumentare. Tutto questo non è sostenibile. Dunque la sfida è quella di garantire cibo sano per tutti”.
Questa sfida vede coinvolto ogni anello della catena alimentare, perché ogni anello può essere soggetto a miglioramenti: “Bisogna aumentare la produzione, ma anche diminuire gli sprechi conservando meglio il cibo che viene prodotto. Ma voi lo sapete quanto cibo buttiamo via? Lo buttiamo quasi con la stessa rapidità con il quale lo compriamo! È vergognoso, ed è solo questione di gestione”. La corretta gestione delle risorse entra in campo anche quando si parla di produzione: “Ottenere più cibo dalle nostre risorse non è la soluzione, la pesca non regolamentata per esempio è dannosa, non ha senso sprecare il nostro tempo e la nostra energia nel pescare i pochi pesci rimasti nei nostri oceani”. Su questo fronte il Senato americano si è effettivamente impegnato con la costituzione della più ampia riserva marina del mondo, un esempio seguito poi dal Cile e Dall'Unione Europea. Poi nel 2015 c'è stato l'Accordo di Parigi “dove abbiamo tenuto conto delle visioni scientifiche ma anche dello stato d'animo delle persone: se non interveniamo ci sarà la corsa all'acqua, ci saranno persone costrette a scappare a causa del cambiamento climatico, rivoluzioni perché la gente si sta rendendo conto (o probabilmente se ne è già resa conto) che la globalizzazione non ha portato e continua a non portare benefici”.
L'aiuto delle nuove tecnologie
È la reazione delle persone all'incapacità dei governi di fare qualcosa. Ma le idee viaggiano più veloci dei governi e le nuove soluzioni tecnologiche possono aiutare ad affrontare il cambiamento climatico e la sicurezza alimentare. “Ora tocca fare un quadro delle opportunità. A Parigi abbiamo deciso di ridurre le emissioni ma non pensiamo di aver concluso la missione, abbiamo dato solo un acconto sul nostro pagamento per un futuro migliore. Io scommetto che ci saranno sempre più risorse private che investiranno del capitale in questa direzione”. E i dati gli danno ragione: negli ultimi tre anni sono stati investiti più capitali in risorse rinnovabili rispetto alle tradizionali. “È un cambiamento eccezionale: l'anno scorso ¾ della nuova elettricità erogata veniva dal solare, siamo nell'ordine di 385miliardi di dollari investiti per le energie rinnovabili. Naturalmente ci vogliono dei leader illuminati: Trump può aver rifiutato l'accordo di Parigi, ma gli americani no, ora 38 stati (pari all'80% della popolazione) hanno deciso di intraprendere la strada dell'energia rinnovabile”. Convince il fatto che non parli di mera filantropia: “Il mercato dell'energia deve fornire da 4 a 5 miliardi di utenti, è un mercato da trilioni di dollari, per questo dobbiamo investire guardando a una rete più ecologica. Credete nel futuro e nella capacità di avere un impatto sul mondo politico, credete nel vostro potere, perché siete gli elettori del mondo”. Conclude con un'ultima frecciatina a Trump: “So che ci sono molti demagoghi che fanno appello alla paura e alla frustazione, ma la soluzione a questa sfide grazie alle tecnologie attuali è accessibile”. Infine cita Mandela: “Sembra sempre impossibile finché non accade”.
a cura di Annalisa Zordan