Mangiare in aeroporto. Da Fiumicino a New York
Un paio di anni fa, fu il rinnovamento dell'aeroporto di Newark a catalizzare l'attenzione dei viaggiatori che prestano sempre un occhio di riguardo alle opportunità di mangiare bene, e con gusto. Sì, persino in aeroporto. Del resto se oggi passassimo in rassegna i principali scali aeroportuali del mondo, sarebbero molti i poli gastronomici d'eccellenza da segnalare. Non ultimo il progetto che ha preso forma all'interno del “nuovo” terminal E di Fiumicino, inaugurato proprio due anni fa, a ridosso delle feste natalizie. Con qualche mese d'anticipo, dall'altra parte dell'Atlantico, lo scalo di riferimento del New Jersey, grazie alla mediazione di Rockwell Group, rinnovava con decisione l'offerta ristorativa per i viaggiatori nell'ambito di un'ambiziosa ristrutturazione del Terminal C costata 120 milioni di dollari: una cinquantina di insegne tra ristoranti, bar e attività connesse con la somministrazione di cibo, con punta di diamante nel bistrot informale di Alain Ducasse, Saison, e pure una nutrita rappresentanza di cucine italiane più o meno fedeli all'originale, come l'Abruzzo Italian Steakhouse, che si avvale della consulenza di Mario Carbone. Tra qualche mese, però, a far parlare di sé sarà l'altro aeroporto di New York, una cinquantina di chilometri a est, attraversando la città. Sarà completata entro la primavera 2019 la ristrutturazione, altrettanto ambiziosa, dello storico terminal T.W.A. Del JFK.
TWA. Il terminal storico del JFK
Un edificio celebrato sin dalle origini, quando – negli anni Sessanta – la Trans World Airlines finanziava la realizzazione di una struttura all'avanguardia che raccontasse al mondo il prestigio della città sin dal primo approccio col suolo, con le sue ali spiegate (simulate dalla scenografica copertura a conchiglia) ad accogliere i viaggiatori. A lavorare sul progetto, l'architetto finlandese Eero Saarinen. Negli anni il complesso ha più volte cambiato volto, trovando la sua attuale configurazione una decina di anni fa, quando per tutti divenne semplicemente il Terminal 5. Inglobando l'edificio originale – tutelato dal Registro nazionale dei luoghi storici – per conservare memoria di un caposaldo dell'architettura aeroportuale. A partire dal 2016, un nuovo investimento autorizzato dalla Port Authority ha destinato la struttura a fini d'ospitalità, programmando la realizzazione dell'albergo – il TWA Hotel del gruppo Morse – che sarà operativo tra qualche mese, a disposizione dei passeggeri che transitano al JFK: oltre 500 camere per gli ospiti e molti spazi comuni, dal centro conferenze al museo sulla storia dell'aviazione, alla piscina sul tetto. E un numero variabile di ristoranti, ancora non dichiarato, che oscillerà tra le 6 e le 8 insegne riunite sotto lo stesso tetto.
Paris Cafè. Il revival con Jean-Georges
Tra loro, ed è notizia delle ultime settimane, ci sarà anche Jean-Georges Vongerichten, eminenza ormai storica dell'alta cucina francese a New York e nel mondo, alla guida di un gruppo di ristorazione ramificato nelle principali capitali internazionali, con oltre 35 insegne all'attivo. Lo chef alsaziano, naturalizzato americano, sta lavorando al progetto con Tastes on the Fly, compagnia specializzata nel cibo aeroportuale, mettendo a disposizione il suo kwow how in materia di cucina francese. Con 200 posti a sedere, il Paris Cafè (che mutua il nome dall'originale degli anni Sessanta, progettato dal designer Raymond Loewy, lo stesso che contribuì lungamente a cementare l'immaginario grafico della Coca Cola tra gli anni Quaranta e Cinquanta, tanto per restare in tema di mitologia iconografica) servirà menu ispirati agli originali degli anni Sessanta (curiosate sul sito dell'hotel), compresi i grandi classici – come il pollo allo champagne con tartufi, riporta il New York Times – ripensati col twist dello chef. Accanto, la Lisbon Lounge proporrà cocktail e snack in abbinamento all'interno di uno spazio decisamente speciale, la carlinga di un velivolo Lockheed Constellation – passato alla storia come Connie – del 1958, parcheggiata subito dietro il TWA.
Un'operazione nostalgia, dunque, come lasciano intendere anche l'identità visuale anticipata dal sito web dell'hotel, e, per esempio, le “divise” disegnate da grandi stilisti per camerieri e staff del ristorante, ispirate a quelle storiche della flotta di bordo, o sedie e tavoli riprodotti sui disegni di Saarinen. Ma anche il piglio giusto per rilanciare uno spazio altrimenti svilito dal peso degli anni, che invece si appresta a diventare un'attrazione accessibile a tutti: raggiungibile a piedi da tutti i terminal dell'aeroporto, il ristorante sarà aperto per colazione, pranzo e cena, e non sarà necessaria la carta d'imbarco. Tanto che l'hotel già avanza la sua candidatura per ospitare cerimonie e banchetti nuziali. Anche per questo è stata approntata una cucina separata realizzata nel rispetto dei dettami kosher.
a cura di Livia Montagnoli