“Italian sounding: quanto vale e come trasformarlo in export made in Italy” è questo il titolo dello studio realizzato da The European House Ambrosetti e Ismea – presentato durante il forum “La Roadmap del futuro per il food&beverage” a Bormio la scorsa settimana – che cerca di quantificare i danni del fenomeno dell’Italian sounding a livello mondiale. Sono circa 60 miliardi di euro all’anno secondo gli esperti del gruppo The European House Ambrosetti che spiegano che “eliminando il fenomeno del falso made in Italy, il valore dell’export agroalimentare italiano potrebbe raddoppiare da quasi 59 a 119 miliardi di euro”. Secondo le stime di Coldiretti e Filiera Italia, invece, oggi il valore di questo fenomeno nel mondo ha superato i 100 miliardi, aumentando costantemente nel corso dell’ultimo decennio.
Italian sounding: cos’è
L’Italian sounding è la pratica di imitare prodotti agroalimentari italiani a fini di commercializzazione fraudolenta utilizzando alcuni escamotage come l’utilizzo di nomi, di immagini o di colori che evocano l’Italia per sfruttare la fama dei nostri prodotti. Parmigiano Reggiano, mozzarella di bufala e Prosecco sono i tre prodotti più soggetti a questo fenomeno, ma tra i dieci più imitati si trovano anche Gorgonzola, Asiago, Pecorino, salame e prosciutto San Daniele. In tutto questo, i nomi che vengono spesso storpiati meriterebbero una menzione speciale per la fantasia: dal noto Parmesan, passando per la Zottarella, fino alla salsa Pomarola, al Cambozola e al Kressecco. Nomi che traggono in inganno gli ignari consumatori attratti dalla presunzione di italianità, anche loro vittime di questo sistema fraudolento miliardario.
La strategia per contrastare l’Italian sounding
Tra i dati dello studio, spicca quello sulla crescita delle esportazioni di prodotti agroalimentari italiani (+15,3%) che comunque vede l’Italia solamente al quinto posto in Europa. Avendo individuato l’Italian sounding tra le principali cause delle mancate entrate dall’export, lo studio di The European House-Ambrosetti e Ismea ha ideato tre strade per raggiungere l’obiettivo di azzerare questi mancati introiti: raddoppiando il tasso di crescita degli investimenti nel settore ci vorrebbero 27 anni per convertire l’Italian sounding in nuovo fatturato; aumentando anche la produttività di questi investimenti con innovazione e digitalizzazione, il tempo sarebbe ridotto a 15 anni; c’è anche un terzo scenario, ancora migliore, in cui grazie all’impulso dei fondi del Pnrr l’obiettivo potrebbe essere raggiunto in 11 anni. In ogni caso la strada sarà lunga.