Addio alla Via della Seta cinese. Per il vino italiano non è mai decollata: in quattro anni persi il 12% dell'export

6 Dic 2023, 19:58 | a cura di
Per il Governo Meloni l'accordo firmato nel 2019 è stato poco vantaggioso per il nostro Paese. E i numeri lo confermano

Doveva rappresentare il grande ponte tra Occidente e Oriente, ma la nuova Via della Seta – annunciata in pompa magna nel 2019 – è già una strada interrotta. A tre anni dall’accordo firmato dall’ex premier Giuseppe Conte e il capo di Stato cinese Xi Jinping, l’Italia a guida Meloni è uscita dal progetto Belt & Road Initiative che avrebbe dovuto favorire gli scambi commerciali tra i due Paesi. Lo ha fatto attraverso una lettera della Farnesina a Pechino, in cui si esprime l’intenzione di non rinnovare l’accordo, la cui deadline è fissata per marzo 2024. Resta, tuttavia, ferma la volontà dell’Italia di "sviluppare e rafforzare la collaborazione bilaterale".

Tajani: "Accordo poco vantaggioso"

Secondo il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, l'accordo sulla Via della Seta non sarebbe stato vantaggioso per l’Italia “perché Germania e Francia hanno avuto un fatturato superiore al nostro. Adesso” ha detto l’esponente di Forza Italia. Di fatto i risultati di questa alleanza non erano stati particolarmente esaltanti in termini di numeri. Complice anche il diffondersi della pandemia, negli ultimi tre anni, la Cina ha via via perso sempre più posizioni nel commercio con l’Italia.

Per il vino italiano tre anni in discesa

Basta dare un’occhiata all’export vitivinicolo italiano verso Pechino, passato dai 126 milioni di euro del 2018 ai 111 milioni del 2022. E quest'anno le cose stanno andando ancora peggio. Quanto basta per considerare il Paese del Dragone poco affidabile e non più così promettente come si era sperato negli anni scorsi. Oggi la Cina continua ad essere il fanalino di coda dei principali mercati partner con una quota di appena l’1,5% di import vinicolo dal nostro Paese.

Lollobrigida: "Stati Uniti nostro principale alleato"

Da un punto di vista politico, la scelta del Governo italiano ricolloca l’Italia in una posizione atlantista, saldamente legata all'Occidente e all'interno del sistema delle alleanze tradizionali. Si ricordi che il nostro Paese era stato l’unico tra quelli del G7 ad entrare nell’accordo per volontà del Governo giallo-verde (dove per altro il vicepremier era lo stesso di oggi: Matteo Salvini).
Significativo per il tempismo, il post del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida che, nelle scorse ore, ha postato una foto con l’Ambasciatore Usa in Italia Jack Markell, ricordando che “gli Stati Uniti devono essere, per l’Italia, il principale alleato strategico ed economico. Lavoriamo insieme in vista del prossimo G7 Agricoltura che l’Italia avrà l’onore di presiedere nel 2024”.

Cosa prevedeva l'accordo

Oltre ai diversi accordi sugli scambi commerciali, nei 29 punti firmati nel 2019 tra Cina e Italia, rientrava anche il gemellaggio vino-riso tra l'associazione per il Patrimonio dei paesaggi vitivinicoli di Langhe Roero e Monferrato e il Comitato di gestione per il patrimonio dei terrazzamenti del riso di Honghe Hani' dello Yunnan. Poi il Covid e i prolungati lockdown cinesi hanno reso più complicati gli accordi. Oggi la situazione geopolitica ha fatto il resto.

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