Il mondo del rosé italiano si è ritrovato anche quest’anno sulle sponde del Lago di Garda per celebrare il consueto appuntamento con Italia in Rosa, ormai giunto alla dodicesima edizione. Dal 7 al 9 giugno, Moniga del Garda si è trasformata nella capitale del vino rosa, con la presenza di ben 191 cantine e 260 etichette in degustazione, provenienti da tutte le regioni della penisola: Trentino Alto-Adige, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Veneto, Lombardia, Toscana, Abruzzo, Puglia, Calabria e Sicilia. Tra gli ospiti della manifestazione, le associazioni Degusto Salento, Vignaioli Veneti, Fivi Toscana e Rosae Maris-Vini Rosati della Maremma.
L’edizione 2019 di Italia in Rosa, ha segnato un ulteriore passo nel processo di collaborazione tra i territori “rosa” della nostra penisola. L’Istituto Rosautoctono Italiano, fondato a Roma il 26 marzo 2019 (preceduto un anno prima dal patto dei rosati), è nato dal desiderio di creare una maggior integrazione tra le strategie di comunicazione e le politiche commerciali delle Denominazioni che producono rosé con vitigni autoctoni. Oggi sono 6 i Consorzi aderenti, ma non si escludono nuovi ingressi: Valtènesi, Chiaretto di Bardolino, Cerasuolo d’Abruzzo, Castel del Monte, Salice Salentino e Cirò. Sei Denominazioni che rappresentano interpretazioni del rosé diverse e complementari, in grado di offrire un ventaglio di proposte ampio e sfaccettato.
Proprio la molteplicità di versioni di rosé è uno dei punti di forza del nuovo Istituto, che presenta 6 sfumature di rosa in grado di soddisfare il gusto di un pubblico sempre più vasto, forte anche – i taluni casi - di una longevità che stupisce (come nel caso del Cerasuolo). Nel loro insieme, rappresentano 25 milioni di bottiglie, un numero che permette di affrontare le nuove sfide dei mercati internazionali con maggiore forza e consapevolezza. Lo sguardo dei produttori italiani è inevitabilmente rivolto all’estero. Il mercato interno è fermo a un consumo che supera di poco il 5%, contro il 10% della media mondiale e il 34% dei cugini francesi. Mentre il rosé è sempre più apprezzato a livello globale, l’Italia continua a segnare il passo, pur se registriamo una certa crescita, tanto che anche il Prosecco accarezza l'ipotesi rosato. Speriamo che il successo di una manifestazione come Italia in Rosa e la nascita dell’Istituto Rosa Autoctono italiano possano finalmente contribuire ad avvicinare un pubblico sempre più vasto a questa affascinante e raffinata tipologia di vino.
Valtènesi, una questione d’identità
Italia in Rosa è stata anche l’occasione per una riflessione sull’identità del Chiaretto Valtènesi (di cui abbiamo avuto un valido assaggio all'Anteprima Chiaretto 2019). Il Consorzio collabora da alcuni anni con il Centre du rosè di Vidauban, il più importante istituto di ricerca mondiale sui vini rosé, per cercare di mettere a fuoco le caratteristiche tipiche dei vini del territorio, con l’obiettivo raggiungere una maggiore uniformità espressiva.
2013-2017: come sono cambiati i rosa di Valtènesi
Durante la mattinata di sabato, Nathalie Pouzalgues e Gilles Masson, enologa e direttore del Centre du rosè di Vidauban, hanno presentato i risultati di una ricerca sui vini della Valtènesi condotta nel quinquennio 2013-2017. Al progetto hanno collaborato 50 produttori della Valtènesi, che hanno fornito complessivamente una trentina di campioni per anno. Ogni vino è stato analizzato da un punto di vista chimico, sensoriale e del colore. I principali parametri chimici: alcol, acidità, zuccheri e percentuale di solforosa, a parte piccole oscillazioni dovute alle diverse annate, sono rimasti pressoché invariati nel quinquennio. Il vero cambiamento si è riscontrato nel colore. I vini della Valtènesi sono diventati di un rosa più chiaro e omogeneo, anche se con tonalità leggermente differenti. Sono progressivamente scomparse anche le sfumature aranciate, segno di vinificazioni leggermente ossidative.
Nel triennio 2015-2017 il progetto di ricerca ha coinvolto direttamente anche i produttori della Valtènesi. Sono stati chiamati a valutare se i 30 i vini presi in esame ogni anno, rappresentassero un “buon esempio” di rosé della Denominazione. I produttori hanno riconosciuto come “buon esempio” di rosé Valtènesi: 22 vini nel 2015, 23 nel 2016 e 22 nel 2017. In base a queste valutazioni, sono stati scelti per ogni anno i 9 vini ritenuti più tipici e sono stati sottoposti a un panel di esperti degustatori del Centre di Vidauban. Al termine del lavoro di analisi è uscito un vero e proprio identikit del rosé Valtènesi.
Rosa Valtènesi: identikit di un vino
In base alle scelte dei produttori e alle successive analisi dei ricercatori francesi, un “buon esempio” di rosé Valtènesi dovrebbe presentare le seguenti caratteristiche: un colore tenue sulle tonalità del petalo di rosa, un bouquet caratterizzato da aromi di frutta matura, piccoli frutti rossi e leggere note di confiserie. Il profilo è equilibrato e rotondo, con sensazioni di armonia, di dolcezza e morbidezza del frutto, accentuate da un residuo zuccherino attorno ai 4,5-5 g/l. Come è stato sottolineato da Nathalie Pouzalgues e Gilles Masson, il risultato va interpretato solo come un punto di partenza per costruire l’identità dei rosé della Valtènesi. Fotografa la situazione di un triennio, con la consapevolezza che i vini cambiano continuamente in relazione ai mercati e al gusto del pubblico.
Vini rosa: tendenza freschezza
La Provenza ha lavorato oltre 20 anni per creare un’identità condivisa dei propri vini e in Valtènesi sarà fondamentale continuare in questa direzione per migliorare il livello dei vini e trovare una strada espressiva comune. Già oggi molti produttori si stanno muovendo nella direzione di rosé che privilegiano la freschezza, rispetto alla maturità del frutto, con note più floreali e agrumate. Chi ha intrapreso questo percorso, ha anche rinunciato alla facile scorciatoia dei residui zuccherini, scendendo sotto i 3 g/l, con rosé dal profilo del più teso e vibrante, che valorizzano la vena acida e sapida. Non è escluso che tra alcuni anni ci troveremo a fare i conti con una nuova immagine dei rosé Valtènesi.
Trofeo Molmenti al miglior Chiaretto Valtènesi
Il Trofeo Molmenti, che ogni anno premia il miglior Chiaretto Valtènesi, ha attribuito il massimo riconoscimento per la vendemmia 2018 all’etichetta “Morena” della cantina Antica Corte ai Ronchi. Un vino molto tradizionale, che rispecchia perfettamente le caratteristiche di morbidezza e dolcezza di frutto, messe in luce delle analisi del Centre du rosè di Vidauban.
Una nuova immagine per il Consorzio Valtènesi
L’edizione di Italia in Rosa è stata l’occasione per presentare la nuova immagine del Consorzio Valtènesi. Il lavoro è stato affidato al grafico Granluca Folì, già collaboratore d’importanti case editrici italiane ed estere e di progetti di comunicazione per famosi marchi commerciali. La “nuova” Valtènesi si presenta con cinque immagini di raffinata eleganza, che raccontano i luoghi e le tradizioni del territorio, con illustrazioni giocate sulle tenui tonalità del rosa.
a cura di Alessio Turazza