Non sarà facile sostituire Ettore Nicoletto al vertice del Consorzio Italia del vino, ma Andrea Sartori (classe 1959, presidente di Casa vinicola Sartori dal 2001) le idee le ha ben chiare: “Esplorare nuove opportunità attraverso la misura di promozione Ocm Paesi terzi, potenziando soprattutto l'educazione al bere italiano che dal 2014 stiamo portando in Cina, dove abbiamo investito 1,2 milioni in tre anni”, grazie al progetto Italia in Cina portato avanti con il Istituto grandi marchi di Piero Mastroberardino. “Abbiamo unito le forze e stiamo lavorando per creare sinergie con altri settori merceologici che rappresentano il made in Italy in tutto il mondo, come l'arte e la moda”.
Ostacoli burocratici. L’Ocm vino
Ma le difficoltà non mancano, soprattutto sul fronte burocrazia. E anche per Sartori, come già evidenziato da Piero Mastroberardino nell'intervista a Tre Bicchieri del 21 maggio, ci sono delle falle. “Mi riferisco in particolare alla normativa sull'Ocm vino, misura di promozione nei Paesi terzi, strumento importantissimo per chi esporta nei Paesi extra Ue. In questi giorni stiamo seguendo i lavori per il lancio del bando della campagna 2015/2016, e proprio a causa della burocrazia, sembra che quest’anno vi siano ancora più difficoltà degli anni scorsi, sia nella fase di accesso, sia in quella di gestione dei fondi europei. Non appena conclusa questa fase, in concerto con le organizzazioni di categoria” annuncia Sartori “ci faremo promotori di un protocollo di modifiche ai decreti nazionali e regionali per rendere lo strumento dell'Ocm davvero efficace per le imprese italiane, come già da tempo lo è per le imprese europee nostre competitor”.
L’export vinicolo italiano
Italia del vino realizza 800 milioni di fatturato, metà del quale all'export, con 2 mila dipendenti complessivi; le azioni strategiche complessive superano i 50 milioni di euro solo di investimenti Ocm, con 14 Paesi interessati. Sono 12 le aziende nel Consorzio tra piccole, medie e grandi (il cui export vale l'8,5% sul totale nazionale), che applicano un codice etico: qualità, sostenibilità, tracciabilità, trasparenza economica. “In sei anni abbiamo fatto molto ma dobbiamo essere di più” dice Sartori “e in questo mandato vogliamo aumentare la rappresentatività di almeno cinque unità. Guarderemo prima alle regioni non ancora coperte: Abruzzo, Sardegna, Umbria e Marche; e poi rafforzeremo alcune realtà nazionali che richiedono una maggiore presenza: Toscana, Piemonte, Veneto e Sicilia”.
a cura di Gianluca Atzeni